Governo ed Enti locali, lavorare bene e presto - QdS

Governo ed Enti locali, lavorare bene e presto

Carlo Alberto Tregua

Governo ed Enti locali, lavorare bene e presto

sabato 31 Dicembre 2022

Impostare un 2023 di crescita

Questo è il duecentoquarantesimo editoriale pubblicato quest’anno, secondo tabella di marcia. Sono stato fortunato perché la salute mi ha assistito ancora e mi ha consentito di fare questo lavoro.
Ovviamente, alla fine di un altro anno consumato, emergono ritualmente le riflessioni sulla qualità delle cose fatte, sulla loro utilità, sulla possibilità di avere inciso sul benessere generale e su altre attività necessarie, che giustifichino un’azione informativa concreta e con obiettivi precisi.
Ovviamente, non sta a me fare questo consuntivo, ma a voi, almeno a quelli che hanno avuto la pazienza di leggere tutti o parte dei 240 editoriali.

Posso dire che ho provato, con tutti i mezzi che l’informazione consente, di dare input alle istituzioni nazionali, regionali e locali per migliorare il loro funzionamento. Non avrei potuto agire in questo modo se non avessi avuto a fianco una squadra di persone eccellenti, che hanno fatto e continuano a fare il loro lavoro con amore e passione, requisiti non comuni.

Nell’anno che si conclude, vi è stata la grande novità di un nuovo Governo e una nuova maggioranza, che sono riusciti a varare una Legge di Bilancio senza infamia e senza lode. Non poteva che essere così, dato il pochissimo tempo a disposizione.
Ora questa maggioranza avrà quasi cinque anni per poter attuare il programma, per il quale ha avuto il consenso dei votanti, e tutti i cittadini, a prescindere dalla loro appartenenza politica, devono essere fiduciosi che ci riesca perché questo è l’interesse generale.

Il grande dilemma di togliere ai ricchi per dare ai poveri è spesso un esercizio verbale, perché poi quando si scende negli affari concreti ci si accorge delle innumerevoli difficoltà che si incontrano.
Una di tali difficoltà, forse la più grossa, è quella riguardante la Pubblica amministrazione – lo abbiamo ripetuto svariate volte – la quale non assolve il suo compito di locomotiva del Paese, perché sono innumerevoli le deficienze della sua organizzazione e rendono parzialmente inefficace l’azione di dirigenti e dipendenti.

Anche a livello siciliano, la situazione politica si è innovata con il nuovo presidente, Renato Schifani, che, sin dalle prime battute, ha dimostrato di essere un uomo di polso, soprattutto nei confronti del Governo centrale, dal quale ha ottenuto diverse facilitazioni, peraltro dovute, che consentiranno di redigere una Legge di Bilancio equilibrata per il 2023. Speriamo entro il 31 gennaio.

Ma, assolta l’incombenza più urgente, ora si tratta di mettere mano a un programma quinquennale che consenta al Governo in carica, di cui fanno parte molti assessori di valore, di predisporre e attuare programmi in ogni versante dell’economia isolana, in modo da aumentare cospicuamente il Pil e l’occupazione, retrocessi durante il periodo Covid.
Non sarà facile, anche perché la maggioranza dei 41 deputati contro i 29 della minoranza è solo teorica, inquanto l’Assemblea regionale ci ha abituato a balli e balletti, che non sono consoni a quel prestigioso consesso. Ma si sa, la carne è debole.

Risolta la sindacatura di Palermo, con l’elezione del bravo Roberto Lagalla, che ha iniziato a dimostrare le sue capacità, e avendo un secondo punto stabile nell’altrettanto bravo sindaco di Messina, Federico Basile, che sta proseguendo l’ottima amministrazione di Cateno De Luca, occorre che la terza Città metropolitana, cioè Catania, scelga nella prossima primavera un altrettanto bravo sindaco.

Non facciamo pronostici perché non è il nostro stile, tuttavia dobbiamo rappresentare ai catanesi la necessità di scegliere una personalità collaudata, nel senso che abbia già dimostrato di saper fare l’amministratore.

Una città come la nostra – con una popolazione discendente sotto 300 mila abitanti, ma che riceve l’invasione giornaliera di migliaia di persone dai comuni dell’hinterland, una amministrazione che ha ancora intorno a 2.000 dipendenti, oltre a gestirne indirettamente altri 2.000 delle partecipate, con un bilancio di quasi 900 milioni, deve avere a capo una persona di grande competenza, un culo di pietra, che alle 7 è a Palazzo degli Elefanti per uscirne alle 22.

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