L’analisi del presidente siciliano Pino Pace, "se non si pensa a portare la Sicilia e il Sud Italia a livello del Nord, con investimenti in infrastrutture, tecnologia e digitale, resteremo alla deriva. Ma il Nord non si può salvare senza il Sud"
“La situazione economica della Sicilia non è facile, arriviamo al 2020 da anni davvero difficili per tutti, cittadini e imprese, se pensiamo che tra il 2008 e il 2014 il Pil dell’Isola ha avuto una flessione prossima al 15 per cento abbiamo detto tutto. E certamente il 2015 e il 2016 non si possono considerare anni di ripresa, con piccolissime percentuali positive, direi quasi irrilevanti”. Non usa mezzi termini il presidente di Unioncamere Sicilia Pino Pace, che guida anche la Camera di Commercio di Trapani. Dal suo osservatorio la visione è molto chiara: “Naturalmente il lockdown dovuto all’emergenza sanitaria da coronavirus ha causato quello che possiamo definire senza timori di smentito un disastro, ma il nostro dovere di imprenditori è quello di guardare al futuro con fiducia e coraggio”.
Presidente, partiamo dai giorni in cui l’Italia e quindi la Sicilia si sono fermate.
“Era un momento di grande speranza per tutti, anche se abbiamo dovuto registrare dati negativi per l’export siciliano con un – 14% nel 2019, conseguenza anche di una pesante flessione negativa di coke e prodotti petroliferi (-18%), in forte flessione anche i prodotti dell’estrazione di minerali da cave con -32% e i prodotti dell’agricoltura con -14%. Per fortuna il traino alla nostra economia siciliana è arrivato l’anno scorso da computer e apparecchiature elettroniche con +24%, ma anche articoli farmaceutici e chimica con +14%, e articoli in gomma e plastica. Se consideriamo che sull’export totale della Sicilia i prodotti petroliferi incidono per circa il 50%, il dato del 2019 ha rappresentato una vera e propria mazzata per tutto il comparto e se a questo aggiungiamo il calo dell’estrazione di minerali dalle cave e la flessione in agricoltura, con la continua fuga dei lavoratori dalle nostre campagne, ecco come i dati hanno condizionato negativamente tutte le esportazioni. Dai dati si evince sempre e comunque un’Italia a due velocità, alcune regioni continuano ad andare benissimo, mentre Sud e Isole arrancano. Avevamo manifestato una moderata fiducia che si è trasformata in enorme preoccupazione per la crisi profonda che abbiamo tutti dovuto affrontare all’improvviso. Una crisi che ha imposto e sta, ancora oggi, imponendo a tutta la Sicilia, ma direi all’intero Paese, sacrifici al momento inestimabili per l’economia”.
Parla di Italia due velocità, la situazione è difficile, ci vuole uno scatto.
“E’ inutile girarci attorno se non si pensa a portare la Sicilia e il Sud Italia a livello del Nord, con investimenti in infrastrutture, tecnologia e digitale, resteremo alla deriva. Ma il Nord non si può salvare senza il Sud. La Sicilia vive una crisi nera e le “mancette” come il reddito di cittadinanza non possono essere la panacea di tutti i mali. Serve un progetto che coinvolga anche la scuola, l’istruzione e che guardi in prospettiva allo sviluppo sociale ed economico di un territorio il cui tessuto imprenditoriale è stato dilaniato dalla pandemia. E con i 30mila euro di prestito, che non tutti, sono riusciti ad avere, il problema non si risolve”.
A proposito dei 30mila euro, molti imprenditori hanno manifestato tante difficoltà nell’accesso al credito.
“In Sicilia le imprese storicamente non hanno mai avuto un facile accesso al credito, i rapporti tra imprenditori e banche non sempre sono stati facili, oggi però abbiamo bisogno di semplificare attuando strategie comuni valide per tutte le imprese e la maggiore facilità nell’erogazione del credito diventa imprescindibile. Il problema dell’accesso al credito resta sempre vivo e diciamoci la verità in queste settimane non si è registrata quella iniezione di liquidità che tutti si aspettavano in modo veloce, rapido. I famosi 2 mila euro, diventati poi 30mila utili per far ripartire le imprese, hanno tardato ad arrivare per via delle lungaggini che riguardano le istruttorie. Serve rapidità nell’erogazione dei fondi. Abbiamo bisogno di risposte concrete, le parole rassicuranti della politica non servono a niente, quando centinaia di imprese non potranno mai più riaprire i battenti dopo il lockdown, un dramma che riguarda aziende ma soprattutto famiglie che non avranno più reddito”.
Tutti i settori sono stati interessati dalla crisi, ma il turismo probabilmente ne paga le conseguenze in modo più devastanti.
“Sicilia uguale turismo, quindi alberghi, b&b, case vacanza, agenzie di viaggi e tour operators e poi l’indotto, quindi, ristoranti, pizzerie, bar. Per non parlare poi di guide turistiche, i siti archeologici, ma posso continuare se pensiamo ai cinema chiusi. A marzo la nostra Isola ha perduto completamente arrivi e presenze della primavera, di Pasqua, dei ponti del 25 aprile e dell’1 maggio. Se riflettiamo sul fatto che è andato tutto perduto e che non sarà mai più recuperato emerge tutto il dato di una crisi nera. Le misure dello Stato con il bonus vacanza e della Regione Siciliana con i famosi “voucher” mi auguro che possano trasmettere non soltanto una iniezione di fiducia sotto il profilo psicologico, ma che si possano davvero tramutare il aiuti concreti alle imprese che hanno bisogno di tempi certi e rapidi. E come imprenditori non possiamo che augurarci che di poterci salvare nel 2020 e di riprendere la vita normale dal prossimo anno. Ma prima di tutto l’auspicio è che l’allarme sanitario possa cessare presto”.