Con la guerra a Gaza nella sua fase più tragica “la pace e la sicurezza del Mediterraneo non sono immuni”: è l’allarme lanciato dal principe Turki al-Faisal, Presidente del King Faisal center for research and Islamic Studies, nel corso del convegno “Crocevia del Mediterraneo” organizzato da Med-Or a Palermo.
La situazione del Medio Oriente, e in particolare l’operazione israeliana a Gaza, ha ricoperto un ruolo fondamentale nel dibattito del convengo – previsto per le giornate di giovedì 18 e venerdì 19 settembre e incentrato sui temi della cooperazione e dal dialogo intercontinentale -, che vedrà gli interventi – tra gli altri – del ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, e della Cultura, Alessandro Giuli, ma anche di esponenti della politica locale e internazionale.
Guerra a Gaza, l’allarme da Palermo: “Sicurezza nel Mediterraneo a rischio”
Non lascia spazio a dubbi il principe Turki al-Faisal, che si riferisce alla questione palestinese e a quanto sta accadendo sulla Striscia di Gaza come la “fonte principale di minaccia per la pace e la sicurezza“, anche e soprattutto per l’area mediterranea, da sempre particolarmente sensibile all’evolversi di conflitti e tensioni internazionali.
Il principe aggiunge anche un’amara considerazione sui tentativi falliti di porre fine alla strage di Gaza per vie diplomatiche: “I fallimenti internazionali, il ciclo di violenza legati a Gaza hanno un effetto devastante e durevole (…) Senza una soluzione giusta questa area non avrà stabilità, non avremo mai un ordine”. E lancia un appello al Governo Meloni: “L’Italia, la Premier Meloni dovrebbe unirsi a noi per arrivare alla pace in tutto il Medio Oriente. Meloni ha condannato l’occupazione della Russia in Ucraina e allora dovrebbe condannare anche l’occupazione di Gaza da parte di Israele“.
Il lavoro diplomatico continua
La condanna dell’Italia c’è, assicura in un messaggio inviato al convegno “Crocevia del Mediterraneo”, il ministro degli Esteri Antonio Tajani. “Lavoriamo per il cessate il fuoco, la liberazione degli ostaggi e l’accesso degli aiuti umanitari. Non possiamo e non vogliamo rassegnarci a un’ulteriore escalation militare, che aggraverebbe una crisi umanitaria che è già catastrofica”, commenta. E rilancia la soluzione dei due Stati: “Sosteniamo con forza il rilancio del processo politico per due Stati che convivano in pace e sicurezza”.
Il prossimo 22 settembre sarà un momento decisivo: verrà firmata a New York una Dichiarazione nell’ambito delle Nazioni Unite “con l’obiettivo di costruire uno Stato palestinese e far cessare le ostilità” – spiega Tajani – e l’Italia ci sarà.
I raid, ospedali al collasso e la dichiarazione shock di Smotrich
Il bilancio dei morti a Gaza, mentre a Palermo si discute dei risvolti dei conflitti internazionali sul Mediterraneo (su cui si affacciano, si ricordi, ben tre continenti), continua a crescere. L’allarme delle Ong e degli Enti internazionali è chiaro: la catastrofe umanitaria è nella sua fase più acuta. Gli ospedali – spiega l’Oms – sono “sull’orlo del collasso”, il numero dei morti dall’inizio del conflitto ha superato la soglia dei 65mila e si muore di fame, di stenti o sotto le bombe in continuazione. Autorità politiche come il senatore statunitense Bernie Sanders, sulla base di una recente inchiesta indipendente delle Nazioni Unite, non esitano a parlare di “genocidio” e auspicano una risoluzione immediata del conflitto, ripristinando un ordine globale di sicuro cambiato ma più incline alla pace che alla temuta “guerra totale”.
Questo equilibrio globale dipende anche dal futuro di Gaza, è evidente. E su questo incombono minacce pesanti, come quelle del ministro delle Finanze israeliano Bezalel Smotrich che – in una dichiarazione shock che ha fatto il giro del mondo – si è riferito a Gaza come “miniera d’oro immobiliare” da gestire assieme agli Stati Uniti nella fase di ricostruzione. Le prossime ore saranno decisive, in quanto il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite si appresta a votare una risoluzione per ottenere un cessate il fuoco e un ampliamento dell’accesso umanitario nella Striscia. Risoluzione che ha un sostegno ampio, ma che sicuramente scatenerà nuovi e pesanti scontri internazionali.
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