Una flebile speranza si fa strada nei cuori di quanti sperano nella fine della guerra a Gaza: pare che Israele abbia detto sì alla proposta di accordo del presidente statunitense Donald Trump. Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri israeliano Gideon Sa’ar durante un incontro con il primo ministro croato Andrej Plenković nel corso della sua visita ufficiale a Zagabria.
Nel frattempo, però, continua a dominare l’atmosfera di terrore: nelle scorse ore, infatti, Israele – reduce dall’attentato di Gerusalemme, che ha ricevuto il plauso di Hamas ma non è stato rivendicato – ha ordinato l’evacuazione immediata e totale di Gaza City in vista di una grande operazione di terra contro Hamas. Si tratta del primo ordine del genere su vasta scala e l’intenzione dell’Idf di agire “con maggiore forza” su Gaza, già epicentro di un’emergenza umanitaria di proporzioni sempre più preoccupanti, fa temere che la scia di morte – nonostante i tentativi di ripristinare la pace – non sia ancora conclusa.
Guerra a Gaza, Israele accetta l’accordo proposto da Trump
Gideon Sa’ar è stato chiaro: “Israele desidera porre fine alla guerra a Gaza sulla base della proposta del presidente Trump e in conformità ai principi stabiliti dal gabinetto di sicurezza”. L’accordo proposto dagli USA – e al momento rigettato da Hamas, come le altre proposte ritenute “piene di insidie e mine che devono essere disinnescate” – prevedrebbe la consegna degli ostaggi il primo giorno di cessate il fuoco.
Difficile dire se le due parti accetteranno tutte le condizioni, ma la speranza non muore. “Con l’accettazione da parte di Israele della proposta di accordo avanzata dal presidente Trump si apre uno spiraglio, speriamo non vano, per porre fine al dramma di Gaza. È il momento della responsabilità: Hamas, corresponsabile della tragedia del popolo palestinese, deponga le armi in maniera incondizionata e liberi gli ostaggi; l’ANP ritrovi un ruolo e una funzione per proporsi come interlocutore necessario e insostituibile”, sono le parole di Stefania Craxi, presidente della Commissione Affari esteri e difesa al Senato e già precedentemente sentita dal QdS sulle sorti del conflitto del cosiddetto Medio Oriente e l’importanza del lavoro diplomatico per porre fine alle tensioni.
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L’operazione
Israele ha ordinato l’evacuazione immediata di tutti i residenti di Gaza City per una vasta operazione volta a disarmare Hamas. “Abbiamo abbattuto 50 torri terroristiche in due giorni, e questo è solo l’inizio della potente operazione di terra per prendere il controllo di Gaza City. Agli abitanti di Gaza City dico: siete stati avvertiti, andatevene subito”, le parole di Netanyahu circa 24 ore fa. Poi è arrivato lo spiraglio del sì all’accordo di Trump: “Per noi la guerra può finire anche domani”, spiega Sa’ar, ma solo a due condizioni, cioè il rilascio degli ostaggi e il disarmo di Hamas.
Ancora morte e distruzione
Mentre il mondo rimane col fiato sospeso in attesa di conoscere l’esito di questa nuova proposta di accordo, a Gaza si continua a morire. Sotto le bombe o di stenti. Secondo il Ministero della Salute di Gaza, sei palestinesi sono morti per la fame, facendo salire il totale delle vittime a quasi 400 (tra loro più di 100 bambini, prime vittime di una guerra che sembra infinita).
Foto Adnkronos

