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Ancora morti sulla Striscia di Gaza, i raid di Israele e le tensioni tra Libano e Cisgiordania

Ancora morti sulla Striscia di Gaza, i raid di Israele e le tensioni tra Libano e Cisgiordania
Foto di Adnkronos

Oltre 20 le vittime accertate. Regge ma rimane fragile la tregua iniziata a ottobre.

Si fa sempre più fragile il cessate il fuoco a Gaza: secondo i media palestinesi, sarebbero almeno 24 i morti dopo i nuovi raid di Israele lungo la Striscia in risposta a “un attacco compiuto da Hamas contro i militari israeliani”. Bombe anche su un campo profughi nel Libano meridionale e in Cisgiordania.

Gaza, nuovi raid e bombardamenti di Israele

Nel pomeriggio del 19 novembre Israele avrebbe lanciato nuovi raid sulla Striscia contro obiettivi di Hamas dopo degli attacchi dei miliziani contro i militari dell’Idf a Khan Younis. Il bilancio è di oltre 20 vittime. Immediata la risposta di Hamas, che in una dichiarazione rilasciata in seguito agli attacchi commenta: “Noi la consideriamo una pericolosa escalation attraverso la quale il criminale di guerra Netanyahu cerca di riprendere il genocidio contro il nostro popolo”.

Tensione in Libano e Cisgiordania e la visita di Netanyahu in Siria

Israele ha aperto il fuoco anche contro le infrastrutture di Hezbollah nel Libano meridionale, dopo aver diramato – specifica l’Idf su X – avvisi di evacuazione. Colpito anche un campo profughi. Anche in questo caso, purtroppo, si sono registrate diverse vittime, tra le quali donne e bambini. I militari israeliani della Brigata Samaria, inoltre, nel corso della notte hanno eseguito un’ampia operazione nella zona di Nablus, in Cisgiordania, con l’intento di stanare e arrestare terroristi. L’operazione è stata condannata dall’ambasciatore statunitense in Israele Mike Huckabee, che parla di “terrorismo“, specificando però – in un’intervista a Elizabeth Vargas Reports di NewsNation – che gli autori sono in numero esiguo, “per lo più giovani, arrabbiati e scontenti, dei delinquenti”.

Mentre la tensione cresce in Libano e in Cisgiordania, il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha fatto visita alle truppe in Siria. Sottolineando l’importanza della presenza militare israeliana nella zona di confine, Netanyahu ha ribadito che la missione “per salvaguardare Israele e il suo confine settentrionale di fronte alle Alture del Golan” è strategica e “può continuare a svilupparsi”.

La seconda fase del piano per la pace a Gaza all’Onu

La tregua tra Israele e Hamas rimane debole e i nuovi raid a Gaza lo dimostrano. Le forze diplomatiche, però, continuano a lavorare per portare la pace lungo la Striscia. Lo scorso lunedì il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato il piano di pace ideato dal presidente Trump, sancendo di fatto l’inizio della “fase due” dopo l’iniziale cessate il fuoco avviato lo scorso ottobre. Si sono astenuti due “giganti”, però: Russia e Cina. Rimangono tante le questioni da risolvere, dal disarmo di Hamas – sulla carta previsto dal testo approvato – al futuro della Palestina, con Israele che continua a ribadire la propria contrarietà alla nascita di uno Stato.

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