Guerre di Netanyahu nettare per le armi - QdS

Guerre di Netanyahu nettare per le armi

Guerre di Netanyahu nettare per le armi

martedì 24 Giugno 2025

Sei battaglie senza fine

Le guerre di Netanyahu sono diventate sei con quella iraniana, dopo che sono stati aperti i fronti con Gaza, Siria, Libano, Iraq e Yemen; forse ne dimentichiamo qualche altra.
Lo Stato di Israele è accerchiato da quelli islamici e quindi, possibilmente, per difendersi, attacca, nonostante non vi siano scusanti per tali azioni. Il fronte con l’Iran, però, era quasi dovuto perché gli israeliani non possono consentire che un altro stato fortemente dittatoriale, con a capo Ali Khamenei – che della religione fa uno strumento di oppressione – possa essere in possesso di un’arma atomica da usare in qualunque momento.

Israele è un piccolo Paese di poco più di ventiduemila chilometri quadrati (quasi quanto la Sicilia), con dieci milioni di abitanti, quindi bastano alcune bombe atomiche per distruggerlo e questa ipotesi non può essere presa in considerazione.
È vero che in Occidente Stati Uniti e Francia possiedono l’atomica, in Centro europa la Russia, in Oriente la Cina, l’India e il Pakistan e in Medio Oriente si prospettava l’ipotesi, appunto, che riuscisse a fabbricarla l’Iran.

Quest’ultimo Paese è dominato da un piccolo gruppo oltranzista di carattere religioso, che quindi non ha capacità e cognizione di quel necessario equilibrio per gestire un popolo di novanta milioni di persone, il quale è fortemente identitario e nazionalista perché è “popolo” da molti secoli, fin da quando quella nazione si chiamava Persia. Ricordiamo che Ciro il persiano, nel sesto secolo avanti Cristo, fu l’imperatore che in quell’epoca dominava su un territorio enorme, come mai nessun altro.

In Iran vi sono le giovani generazioni che non tollerano l’oppressione del regime dittatoriale. Tuttavia non hanno le capacità organizzative per tentare di rovesciarlo. Le regole religiose vengono imposte in maniera ossessiva, generando sempre di più l’intolleranza dei cittadini, intolleranza che si misura con l’impotenza. Ma l’Occidente non è in condizione di alimentare dall’interno questo senso di frustrazione del popolo iraniano, con la conseguenza che quella classe dittatoriale dominante continua a fare quello che sta facendo.

Peraltro, si deve osservare come tutto il mondo arabo e islamico che circonda l’Iran stia facendo un’evoluzione epocale entrando nel sistema economico mondiale a pieno titolo e quindi accantonando i pregiudizi religiosi, che invece tengono incatenato il popolo iraniano.

Torniamo ora alla guerra. Ricordiamo che le incursioni sul territorio iraniano dei circa cinquanta aerei israeliani al giorno hanno bisogno di una logistica formidabile perché tali aerei debbono compiere millecinquecento chilometri all’andata e millecinquecento al ritorno, per cui devono essere riforniti dalle cisterne volanti. Anche l’attacco al territorio iraniano viene fatto con missili a lunga gittata, dal costo (sembra) di oltre cento milioni cadauno. Dal che si può dedurre che questa guerra costituisce una grande festa per tutte le industrie delle armi, che stanno aumentando la loro produzione, il loro fatturato e i loro strepitosi utili.
Nessuno si scandalizzi, ma dietro alle guerre c’è sempre il denaro: “chercher l’argent”.

Allo stato attuale, anche alla luce dell’intervento militare effettuato dagli Stati Uniti in territorio iraniano, non si vede la fine di questa guerra. Trump vuole continuamente sorprendere l’opinione pubblica mondiale non svelando quali siano i suoi veri piani e quindi dà un colpo al cerchio e un colpo alla botte, prima attaccando e poi auspicando un negoziato. Insomma, una sorta di teatro che non riflette la realtà, che conosce solamente lui.

Un dato è certo: Trump si vuole sganciare dall’Europa, cominciando a sganciare dal suo traino l’Ucraina. Il povero attore-comico e presidente Zelensky si sta trovando con la patata bollente fra le mani, perciò sarà costretto a firmare l’accordo denominato simbolicamente “pace”, che avrebbe potuto firmare molto tempo prima, per evitare ai cittadini di quel Paese tante sofferenze. Questo punto l’abbiamo scritto proprio quando quella guerra è cominciata e riproporremo tale editoriale (del marzo 2022) quando tale pace sarà stata firmata proprio da Zelensky e Putin.
La guerra Israele-Iran sta paradossalmente portando alla chiusura di quella fra Russia e Ucraina.

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