Habemus (re)sponsum - QdS

Habemus (re)sponsum

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Giovanni Pizzo  |
martedì 29 Marzo 2022

Franco Miceli è il candidato a sindaco di Palermo per l'ampia coalizione di centrosinistra. Il suo nome potrebbe segnare la tanto agognata "svolta" per la città.

Il centrosinistra palermitano si è dato una risposta. La domanda era semplice ma tremenda. A chi affidare la croce del disastro post Orlandiano? 

Lo sposo è stato trovato, seppur con distinguo e remore. Ieri la cerimonia si è tenuta all’istituto Gramsci, tra felicitazioni e voglia di riso sponsale.
A un certo punto sembrava che lo sposo scappasse da un’Alice gravida di dubbi e lotte intestine, con uno sguardo tutto rivolto al passato. Ma poi, ieri, il lieto fine. Il luogo del rito celebrativo è sintomatico.

Franco Miceli, ottima persona e buon candidato, ha certamente una solida matrice culturale, è un uomo di sinistra. Non è uno di quegli uomini nuovi, gender politici senza identità. E questo è un bene. Solo una persona di radicate idee può trascendere e riformare. Difficilmente qualcuno senza identità può incontrare altre culture e coniugarle.

La mossa del centrosinistra che si affida al Presidente nazionale degli architetti ha inoltre un’altra simbologia: passare da una visione fideistica ad una concretezza progettuale. O almeno questo ci vorrebbe in una città senza progetti e senza piano regolatore.
Una città che procedeva a piani particolareggiati a macchia di leopardo, in cui era tanto il “particolare” a suscitare sospetti e indagini.

Franco Miceli è destinato a recuperare fattualità e capitali umani allontanati dal circuito “chiacchere e distintivo” della precedente gestione. E da questo suo grado di allontanamento si misureranno problemi interni e recupero esterno.

Di fatto la sua mission sarà di architetto del recupero, considerando i ritardi di Palermo e la disaffezione dei suoi cittadini. Le sue matrici sono solide, ma bisognerà capire di quanta qualità e competenza si circonderà. Perché è chiaro che è tramontata in questa città l’era dell’uomo solo al comando. Più avrà libertà di scegliere persone che lo affianchino in un ruolo quasi paritario, più avranno forza le direttrici di marcia del faticoso, quasi sovrumano, cambiamento.

Di fatto sarà costretto a ribaltare la piramide di Cheope che Orlando aveva costruito ponendosi al vertice. Tutto questo con il vecchio sindaco, certamente non felice della sua ascesa, che gli propone i suoi assessori e la sua squadra, la temuta continuità. Difficilissimo compromesso che può costargli l’elezione. 

Palermo non ha bisogno più di visioni, per quello ci sono i cinema. Ha bisogno di assomigliare a una “normale” città europea. Ha bisogno di essere simile a Siviglia e a Marsiglia. A Malaga e Colonia. E per questo bisogna recuperare oltre trent’anni di tempo perso che queste città hanno invece sfruttato con progetti e capitale umano che da Palermo si è distaccato.

Nel frattempo il centrodestra sta continuando la lotteria dei candidati. 

Così è se vi pare.

Giovanni Pizzo

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