Lettera aperta di 11 primi cittadini al premier dopo le restrizioni introdotte con l'ultimo Dpcm: "Modificare alcune misure che non rispondono alle reali abitudini del territorio. Bisogna tutelare le attività che hanno investito per salvaguardare la salute pubblica"
“Nonostante la consapevolezza che l’urgenza e la situazione di gravissima emergenza sanitaria impongono scelte difficili e talvolta impopolari, poiché incidono pesantemente sulla vita reale degli italiani, ci preme rassegnarle come il Dpcm del 24 ottobre 2020, nella pretesa universalità, contenga misure in materia di apertura dei locali pubblici e di svolgimento di alcune attività ludiche e sportive che rischiano di compromettere definitivamente la tenuta del sistema economico del mezzogiorno e della comunità che rappresentiamo e che non rispondono in alcun modo a quelle che sono le reali abitudini del territorio”. A scriverlo in una lettera aperta indirizzata al premier Giuseppe Conte e al governatore siciliano, Nello Musumeci, sono undici sindaci del Trapanese.
Pur riconoscendo che “il subdolo virus, a partire dal mese di settembre, ha ripreso a circolare” e che “non è certamente possibile rimanere inermi”, i primi cittadini di Trapani, Buseto Palizzolo, Calatafimi Segesta, Castellammare del Golfo, Gibellina, Marsala, Paceco, Partanna, Salaparuta, San Vito Lo Capo e Valderice come la scelta di chiudere alle 18 bar e ristoranti a Milano “significa riconoscere loro la possibilità di lavorare, grazie alle decine di migliaia di lavoratori che si spostano giornalmente, mentre gli stessi orari in Sicilia e in provincia di Trapani non rappresentano – dal punto di vista economico – la fascia oraria di maggiore afflusso di avventori”.
C’è poi un altro aspetto. “Nel nostro territorio tutte le strutture comprese quelle sportive e le palestre – come immaginiamo nel resto del Paese – hanno investito decine di migliaia di euro per l’adeguamento delle stesse alle misure di prevenzione – scrivono i sindaci nella lettera aperta -. Lo stesso dicasi per i teatri ed i cinema. Ad oggi, non sembra emergere un dato che collega la ripresa dei contagi a tali ultime attività che anzi, rispettando i protocolli, appaiano certamente più sicuri di altri che non subiranno restrizioni”.
Da qui la richiesta al premier di modificare il provvedimento adottato, “tutelando le attività che hanno fatto cospicui investimenti per salvaguardare la salute pubblica” e in caso contrario di “modulare un immediato sistema di aiuti che non conceda indistinte sovvenzioni a pioggia, ma che si basi sulle reali esigenze territoriali, tenendo in debita considerazione quanto sopra accennato, in merito ai costumi e agli usi delle Regioni del Sud, che altrimenti – nonostante i fondi che chiediamo vengano tempestivamente erogati a ristoro – saranno costretti a cessare l’attività, provocando un depauperamento del tessuto produttivo del territorio, con gravissime ricadute sulla stabilità sociale ed economica del Mezzogiorno e della Sicilia”.
“Invitiamo, al pari il presidente della Regione siciliana, così come dallo stesso preannunziato – concludono i primi cittadini – ad adottare ogni iniziativa e provvedimento utili a tutelare e salvaguardare i diritti dei Siciliani e a scongiurare la definitiva chiusura delle attività economiche ovvero il pericolo che le stesse cadano in mano alla criminalità organizzata”.