L’eurodeputato incalza Bruxelles: “Modificare criteri di assegnazione”. Donato (Lega): “Pescatori siciliani e sardi abbandonati”. Ma sppena un anno fa Micciché dava la colpa proprio alla Lega Nord
PALERMO – “Occorre modificare i criteri di assegnazione delle quote tonno. Non è possibile privare l’isola di Favignana, dove la pesca del tonno ha fatto la storia, di una risorsa così preziosa per la sua comunità”. A dichiararlo è l’europarlamentare siciliano Ignazio Corrao che con una interrogazione, incalza la Commissione Europea a rivedere i criteri dell’assegnazione delle Quote tonno.
“Anche quest’anno – spiega Corrao – l’assegnazione delle quote tonno ha decisamente penalizzato l’isola di Favignana, attribuendo una quota di 33 tonnellate, maggiore rispetto all’anno scorso ma ancora insufficiente a garantire la sostenibilità dell’attività economica della pesca”.
“Stiamo parlando una tradizione millenaria, che ha reso l’isola di Favignana famosa nel mondo, sia per la profonda cultura del mare incarnata dal Rais, guida indiscussa della tonnara, sia per la sostenibilità ambientale di tale tipo di pesca”.
“In tutto ciò, purtroppo l’assegnazione delle quote è stata pubblicata solo l’8 maggio, quando ormai era troppo tardi per avviare la pesca, avvantaggiando di fatto chi era già in possesso degli strumenti per partire. Insomma, tempi e modi di questa nuova ripartizione hanno svantaggiato molto platealmente “l’isola del tonno”. Comprendo e condivido dunque la delusione del Sindaco di Favignana e di tutta la comunità egadina”.
“Proprio per questo ho chiesto alla Commissione europea di intervenire immediatamente con nuovi criteri e principi per l’attribuzione delle quote tonno, che potrebbero essere assegnate direttamente alle comunità locali, ai Comuni come Favignana. Tale assegnazione permetterebbe di supportare la pesca tradizionale del tonno in un’ottica di beneficio per l’intera comunità. Non dimentichiamo che è stata la stessa Unione Europea a spingere gli Stati Membri a favorire le tonnare fisse, come quella di Favignana, che rappresentano la tipologia di pesca più sostenibile del tonno”.
La leghista Donato, “la Bellanova non è intervenuta”
“Il settore ittico italiano è in grave crisi, sia per il calo di domanda derivante dalle misure di contrasto al Covid-19, sia per l’assenza di politiche adeguate ed efficaci del governo Conte. A fronte di un recente intervento dell’Unione europea che ha proibito alle nostre tonnare, patrimonio e
tradizione storica sia della Sicilia che della Sardegna, di utilizzare gli allevamenti che si trovano a Malta per il proprio pescato, il ministro Bellanova non è intervenuto con un piano che consentisse gli allevamenti nei nostri mari, né tanto meno ha dato ascolto alle reiterate richieste di aiuto dei piccoli pescatori, prevalentemente siciliani, ad oggi privi di quote”. E’ quanto afferma l’europarlamentare della Lega, Francesca Donato.
“Manca totalmente, da parte del governo – ha continuato l’europarlamentare – una visione organica con un piano strutturale di sostegno al settore tramite una corretta ed equilibrata ripartizione delle quote tonno e la creazione di una filiera italiana. Tale atteggiamento di indifferenza al problema si tradurrà nella diminuzione di vari punti di Pil, e la conseguente perdita centinaia di posti di lavoro e, dunque, della disponibilità sulle tavole degli italiani di prodotti italiani di alta qualità e sicurezza alimentare come il nostro tonno rosso”.
Appena un anno fa Micciché dava la colpa alla Lega Nord
Ma appena un anno fa, per la precisione l’otto giugno del 2019, era proprio la Lega Nord a essere il principale imputato della querelle sul tonno.
Come scritto dal Qds.it il Commissario regionale di Forza Italia in Sicilia, Gianfranco Micciché, presidente dell’Assemblea regionale siciliana, in un breve video postato su Facebook affermava: “l decreto firmato dal sottosegretario Manzato è illegittimo”.
“Le quote tonno sottratte a Favignana – proseguiva – sono frutto di una scelta esclusivamente politica della Lega di Salvini perché persino l’ufficio tecnico del Ministero si era rifiutato di firmare il provvedimento. Consiglio alla ditta Castiglione di ricorrere al Tar”.