Il 2019 anno record per la temperatura degli oceani - QdS

Il 2019 anno record per la temperatura degli oceani

redazione

Il 2019 anno record per la temperatura degli oceani

giovedì 06 Febbraio 2020

La quantità di calore che abbiamo immesso negli oceani negli ultimi 25 anni equivale a 3,6 miliardi di esplosioni di bombe atomiche di Hiroshima, Gli ultimi 5 anni hanno battuto ogni record

di Irene Scafile

Il nuovo studio “Record-Setting Ocean Warmth Continued in 2019”, pubblicato su Advances in Atmospher Sciences da un team di 14 ricercatori cinesi e statunitensi di 11 università e istituti scientifici diversi, dimostra che nel 2019 gli oceani sono stati i più caldi di sempre da quando vengono registrati questi dati, in particolare tra la superficie e una profondità di 2.000 metri. Inoltre, anche gli ultimi 10 anni sono stati il decennio più caldo mai registrato per le temperature globali degli oceani, con gli ultimi cinque anni che hanno battuto ogni record.

Di fronte a effetti
disastrosi come i mega-incendi che hanno distrutto milioni di km2 di foreste e
migliaia di case in Australia, provocando la morte di decine di persone e di
centinaia di migliaia di animali, i ricercatori avvertono che «la temperatura
globale degli oceani non sta solo aumentando, ma sta accelerando».

La
temperatura oceanica del 2019 è stata di circa 0,075 gradi Celsius al di sopra
della media 1981-2010: può sembrare una variazione poco significativa, ma in
realtà indica che gli oceani hanno assorbito un’immensa quantità di calore
presente nell’atmosfera terrestre. Per facilitarne la comprensione, la quantità
di calore che è stata immessa negli oceani del mondo negli ultimi 25 anni
equivale a 3,6 miliardi di esplosioni di bombe atomiche di Hiroshima.  Gli
scienziati autori dello studio hanno lanciato un appello affinché si agisca in
modo urgente per invertire la tendenza nei prossimi anni.

Un’ondata
di caldo eccezionale è stata registrata nel Nord Pacifico per la prima volta
nel 2013 ed é soprannominata “the blob”.

Un
famoso scienziato del National Center for Atmospheric Research Usa, ricorda che
“the blob” ha causato gravi perdite nella vita marina, dal fitoplancton allo
zooplancton ai pesci – compresi 100 milioni di merluzzi – ad animali marini,
come le balene. Queste manifestazioni del riscaldamento globale

hanno
conseguenze importanti ed influenzano la galleggiabilità dell’acqua, il che
influenza direttamente la distribuzione di nutrienti e del calore.

Negli ultimi
decenni gli oceani sono stati fondamentali nell’attenuare alcune conseguenze
del riscaldamento globale. Hanno assorbito il 93 per cento del calore dovuto
all’aumento dell’anidride carbonica, e di altri gas serra, nell’atmosfera
emessi dalla combustione di combustibili fossili, dalla distruzione delle
foreste e da altre attività umane. In loro assenza la temperatura media della
superficie dei continenti sarebbe aumentata molto di più, con gravi conseguenze
per centinaia di milioni di persone.

Il problema è che l’aumento di temperatura negli
oceani comporta comunque gravi conseguenze. Interi ecosistemi marini stanno
cambiando, a cominciare dalle barriere coralline in giro per il mondo: un
quinto è morto negli ultimi tre anni, con stravolgimenti per migliaia di
specie. La riduzione delle barriere coralline ha implicazioni anche per le
popolazioni che vivono lungo le coste e che si trovano con interi tratti di
mare meno pescosi.

Oceani più caldi implicano, inoltre, eventi atmosferici più intensi, con uragani e tempeste tropicali con una forza raramente registrata in passato. Negli ultimi anni le stagioni degli uragani sono state più disastrose negli Stati Uniti, così come quelle dei tifoni sul Pacifico. L’aumento della temperatura dei mari, spiegano i ricercatori, renderà sempre più frequenti questi eventi, con gravi conseguenze per le popolazioni che vivono lungo le coste.

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