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Imi “Il melanoma si può battere” servono prevenzione e giuste cure

redazione

Imi “Il melanoma si può battere” servono prevenzione e giuste cure

mercoledì 03 Febbraio 2021

L’Associazione ha ribadito l’importanza di campagne di sensibilizzazione, soprattutto in pandemia. L’incidenza è in calo ma con l’arrivo del Covid molte visite specialistiche sono saltate

ROMA – Il melanoma si può battere, facciamolo insieme. A fare proprio lo slogan dell’anno finale della Campagna triennale (2019-2021) del World cancer day “Io sono e voglio”, è l’Intergruppo Melanoma Italiano (Imi) che torna a ribadire l’importanza della prevenzione, diagnosi e cura, di questo tumore della pelle molto aggressivo, soprattutto durante la lunga pandemia del Covid-19.

In occasione della Giornata mondiale, che si celebra il 4 febbraio, l’Associazione, che da sempre è in prima linea nel promuovere Campagne e progetti di prevenzione primaria continui e prolungati nel tempo, presenta i dati dello studio pubblicato su Medicine, che mette a confronto i dati della Campagna di sensibilizzazione “Il Sole per Amico” con quelli del Progetto “SoleSi-SoleNo”, svolti rispettivamente nel 2015 e 2001.

Le campagne di prevenzione ripetute funzionano – ha affermato Ignazio Stanganelli, presidente Imi – lo dimostrano i dati dei nostri studi: non solo il sole è sempre più amico della pelle dei bambini italiani, ma sta calando anche l’incidenza dei melanomi tra gli under quaranta. Non abbassiamo la guardia con il Covid. Le mancate visite solo nel primo trimestre della pandemia ci hanno fatto tornare ai numeri degli anni ‘80, quando la diagnosi precoce intercettava appena il 65% dei casi contro una media di quasi il 90% del periodo pre-Coronavirus”.

I numeri parlano chiaro: nonostante quasi un bambino su quattro (23,3%) subisca una esposizione intensa soprattutto al mare (87,7% del campione), la prevalenza delle scottature è calata del 4,4% negli ultimi 15 anni. Contemporaneamente è aumentato del 14,7% l’uso di creme solari (dal 71,1% all’85,8%) e dell’11,1% (dal 19,7% al 28,8%) l’uso della maglietta ogni volta che si sta al sole. Il cappello invece non viene considerato un mezzo di protezione tanto che è aumentato del 6,6% chi non lo usa mai (dal 20,9% al 26,5%).

“L’obiettivo del nostro studio – ha proseguito Stanganelli – era fare il punto su come e quanto ci esponiamo ai raggi Uv e quanto spesso ci scottiamo per poter mettere a punto efficaci campagne di sensibilizzazione mirate a bassa intensità, ma continue, anche subliminali, sul corretto comportamento da tenere per prevenire i tumori della pelle”.

Le due Campagne si sono svolte nelle scuole primarie. In particolare, SoleSI-SoleNo (2001-2004) ha coinvolto 11.230 bambini di seconda e terza elementare di 122 scuole in 47 città italiane con questionari rivolti a genitori e insegnati. La Campagna il Sole per Amico (2015-2016) ha invece reclutato 12.188 alunni di 66 scuole in 52 città. Complessivamente si è scottato il 9,4% dei bambini contro il 13,8% del precedente studio.

Se un lato cresce l’attenzione su come far prendere il sole ai propri figli, dall’altro quasi un genitore su due (44,7%) dichiara di far uso dei lettini abbronzanti, il 17,9% pensa siano utili per limitare il rischio di ustioni solari e purtroppo ben il 43,9% non sa dare una risposta in merito. Il 72,1% però sa che sono vietate ai minori. Non solo: anche se all’85,8% dei bambini viene messa regolarmente una crema con un elevato fattore protettivo, uno su quattro (25,5%) si scotta per la prima volta prima dei 6 anni di età. Numeri che indicano che c’è qualche cosa che ancora non va nel modo di esporre i bambini al sole e che secondo gli esperti, oltre ad essere ancora troppo elevati, sottolineano la necessità di proseguire con campagne di prevenzione mirate.

“Comparando i due studi italiani ad altri simili condotti in Europa e negli Usa – ha sottolinea il presidente Imi – emerge che per aumentare la consapevolezza sulla corretta esposizione solare sono molto più efficaci un elevato numero di messaggi educativi a bassa intensità, ma continui e da più fonti come la scuola, lo sport o le associazioni ricreative. Le Campagne devono coinvolgere sia i bambini sia i genitori”.

È proprio grazie a queste strategie che, dopo essere aumentati per molti anni, i tassi del melanoma in Italia si sono stabilizzati tra i nati dopo il 1975 e, per le ultimissime generazioni, hanno cominciato a diminuire, seguendo l’analogo andamento registrato prima del 2000 nell’Europa del Nord.

Un secondo vasto studio ha analizzato i dati dal database dell’Associazione Italiana Registri Tumori (Airtum) che ha permesso l’accesso a 38 registri tra il 1994 e il 2013. La ricerca, pubblicata sull’International Journal of Cancer, “è un’istantanea del momento esatto in cui l’epidemia di melanoma ha incominciato a finire – ha spiegato Lauro Bucchi epidemiologo dell’Ircss Istituto Romagnolo per lo Studio dei Tumori ‘Dino Amadori’ -. Le ultime generazioni sono quelle dei primi bambini che le madri hanno protetto con i filtri solari e, quindi, hanno un rischio più basso”.

Di qui l’appello Imi alle Istituzioni a combinare Campagne di salute pubblica con politiche e strategie ambientali integrate tra Stato e Regioni, perché ha ribadito Stanganelli, “il melanoma si può vincere, facciamolo insieme”.

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