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Imprenditoria femminile: Mezzogiorno in prima linea. Dal Sud segnali positivi, ma c’è molto su cui lavorare

Imprenditoria femminile: Mezzogiorno in prima linea. Dal Sud segnali positivi, ma c’è molto su cui lavorare

Il quadro nazionale tracciato dai dati diffusi da Unioncamere: la Sicilia è tra le sei regioni leader in Italia

ROMA – La rivoluzione imprenditoriale femminile può partire dal Mezzogiorno, almeno stando agli ultimi dati diffusi sull’argomento. Il riferimento è al recente rapporto “L’imprenditoria femminile in Italia” realizzato dal Centro Studi delle Camere di Commercio Guglielmo Tagliacarne, in stretta collaborazione con Si.Camera e con il coordinamento di Unioncamere.

Imprese femminili, una componente sempre più rilevante dell’economia

Lo studio ha evidenziato come le imprese femminili, in Italia, lentamente ma inesorabilmente, rappresentino ormai una componente sempre più rilevante dell’economia. Al termine dello scorso anno si sono registrate 1.307.116 imprese e società condotte da donne, pari al 22,2% del totale nazionale. Nonostante, però, la percentuale sia ben al di sotto della metà, fa ben sperare la constatazione per cui si tratta da un lato di un’incidenza stabile nel tempo e dall’altro, in netta controtendenza rispetto alle imprese non femminili, è un dato che, rispetto al decennio scorso, tende a variare in positivo. Se, infatti, le imprese guidate da uomini sono diminuite del 3,6% rispetto al 2014, quelle femminili sono cresciute dello 0,4%, anche se in generale si registra un calo trasversale rispetto al 2023. Non solo. Le imprese a presenza esclusivamente femminile costituiscono il 17,9% delle imprese in Italia, quindi, l’80,7% delle imprese femminili. Detto in altri termini, tutte le imprese individuali femminili, le società di capitali in cui il 100% di cariche e il 100% delle quote sono detenute da donne e le società di persone e le cooperative con il 100% di socie donne oggi rappresentano la fetta più grande dell’imprenditoria femminile e la spinta maggiore della sua crescita.

La media generale italiana rimane comunque ancora troppo bassa

All’intraprendenza targata rosa, che dal punto di vista imprenditoriale si concentra maggiormente nel settore terziario, specie nei servizi, nell’abbigliamento, nella sanità e assistenza sociale, nell’istruzione e nella ristorazione, fa eco la solidarietà. Le imprese guidate da donne, infatti, oltre a consolidare il proprio spazio nel tessuto economico generale, contribuiscono in modo sempre più decisivo alla partecipazione femminile al mercato del lavoro. Nelle imprese femminili, infatti, il 53,8% dei dipendenti è costituito da donne, mentre in quelle a guida maschile la presenza di lavoratrici donne si ferma al di sotto della metà (38,7%).

Un altro profilo positivo che emerge dal report è quello relativo alla qualificazione delle imprenditrici. Sulla scia di quanto rilevato in generale, anche nel mondo dell’imprenditoria le donne mostrano un livello di istruzione mediamente più alto rispetto ai colleghi uomini. L’81% delle imprenditrici donne vanta una laurea, contro il 78,2% di imprenditori uomini laureati. La laurea, inoltre, non risulta essere solo un pezzo di carta privo di qualsiasi tipo di utilità, ma è strettamente collegata alla propensione delle imprese a investire nel welfare aziendale, che cresce significativamente quando la leadership è composta da imprenditrici o imprenditori con un titolo di studio universitario. Il 28% di imprese femminili hanno un occhio di riguardo al benessere dei propri lavoratori, adottando politiche di conciliazione tra tempi di lavoro e vita sociale e familiare e di queste il 40,5% è a guida di imprenditrici laureate.

C’è indubbiamente ancora da lavorare quanto al tasso di sopravvivenza delle imprese femminili e sul fronte dell’intensità dei loro investimenti, ma il futuro lascia ben sperare, specie se si considera la rilevanza degli incentivi, in particolare regionali, a cui le imprenditrici fanno sempre più ricorso, segno che politiche di sostegno all’imprenditoria femminile sempre più strutturate possono rappresentare linfa vitale per la crescita delle opportunità imprenditoriali delle donne e, di riflesso, per lo sviluppo dell’economia nazionale.

Il Mezzogiorno e, in particolare, la Sicilia sono avamposti di questo trend virtuoso

In questo quadro rosa, ma soprattutto roseo, il Mezzogiorno e, in particolare, la Sicilia sono avamposti di questo trend virtuoso. Il 36,6% delle imprese femminili, circa 478 mila) trova terreno fertile proprio nel Sud e l’incidenza delle imprese guidate da donne sul totale di quelle regionali in tutte le regioni centro-meridionali supera la media nazionale. La Sicilia, considerata dallo studio tra le sei regioni leader, vanta una crescita più sostenuta dal 2014. Il tasso di femminilizzazione delle imprese nell’Isola è del 24,2%, pari a112.462 realtà imprenditoriali, dato che colloca la regione al quinto posto nella top five regionale, preceduta da Umbria, Abruzzo, Basilicata e Molise.

Se si restringe il campo e si tiene conto del fatto che nei Comuni con un alto indice di vecchiaia (quattro anziani per ogni under 15) si registra un’elevata presenza di imprese rosa (26,2%), puntare sull’imprenditoria femminile potrebbe sostanziarsi in una strategia efficace per il rilancio economico e il ripopolamento di questi territori, nell’ottica di sanare una piaga, quella dello spopolamento, che colpisce trasversalmente le piccole realtà locali e le aree interne del paese, dove la presenza di imprenditrici donne è del 24.6%. Non è un caso, infatti, che sono proprio le imprese guidate da donne nel Mezzogiorno ad avere una maggiore inclinazione all’assunzione, ben al di sopra della media nazionale: il 27% di donne meridionali a capo di un’impresa prevede di effettuare nuove assunzioni, mentre nel resto del paese la percentuale si arresta al 22,5%.

È necessario, però, invertire la rotta che porta il 16,2% di siciliane imprenditrici ad avviare la propria impresa altrove, specie in Lombardia, destinazione principale delle sicule, presenti con una quota pari al 3,6%.

E se, come affermava l’ex segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon, “la leadership delle donne è essenziale per affrontare le sfide del nostro tempo”, la Sicilia e il Meridione pare siano nella strada giusta.