Impresa, giovani donne più penalizzate dal Covid in Sicilia - QdS

Impresa, giovani donne più penalizzate dal Covid in Sicilia

Impresa, giovani donne più penalizzate dal Covid in Sicilia

mercoledì 17 Febbraio 2021

Secondo un recente rapporto di Unioncamere nel 2020 si è registrato un saldo negativo, il peggiore in Italia. Prova a spiegarlo Patrizia Floramo dei Giovani imprenditori di Confindustria.

“La Sicilia, nonostante un 2020 da dimenticare per la maggior parte dei settori che ha messo in ginocchio l’intera economia dell’Isola a causa dell’emergenza sanitaria, si difende con un saldo positivo di imprese femminili che ci conforta. I numeri penalizzano le giovani donne, un fatto che potrebbe essere ascritto all’esperienza nel lavoro e ovviamente a una questione legata alle capacità di gestione di una impresa”.

Sono le parole di Giuseppe Pace, presidente di Unioncamere
Sicilia
riguardo all’indagine dell’ente camerale che vede un calo delle
imprese gestite da giovani donne nella nostra regione lo scorso anno.
Risultano, secondo Unioncamere nazionale, 15.327 le imprese femminili giovanili
in Sicilia a fine 2020; 834 in meno rispetto alle 16.161 presenti al 31 dicembre
dell’anno precedente per una variazione in percentuale del -5,16%. E’ purtroppo
il dato peggiore di tutto il Paese, al quale fanno da contraltare le appena 25
aziende in meno della Val d’Aosta (differenza tra le 299 imprese nel 2020 e le
324 nel 2019; var. -7,72%), anche se ovviamente va considerato il fatto che si
tratta di due realtà con dimensioni differenti.

Patrizia Floramo

Sul tema è intervenuta
Patrizia Floramo, componente del gruppo Confindustria giovani imprenditori
della Sicilia.

L’ultimo rapporto
Unioncamere parla di un calo delle imprese gestite da giovani donne nel 2020,
ossia da quando ha avuto inizio l’emergenza Covid. A suo parere cosa ha
scoraggiato in particolare le under 35?

“Sulla popolazione femminile sono ricaduti in gran
parte gli effetti collaterali delle misure di contenimento della crisi
pandemica: dalle nuove modalità di studio dei figli (la didattica a distanza)
alla nuova organizzazione del lavoro (lo smart working). Cose, queste, che
hanno sicuramente creato non pochi problemi organizzativi alle donne. Ma non
solo. Il calo delle imprese guidate da giovani donne è da attribuire,
probabilmente, anche ad un altro fattore non meno importante, ossia quello che
le vede maggiormente impegnate proprio nei settori più colpiti dalla crisi
(ristorazione, turismo, spettacolo). Di certo, però, posso dirle che il mercato
non può permettersi di perdere una risorsa preziosa come quella rappresentata
dalle donne, che alla guida delle imprese hanno dimostrato di saper essere più
lungimiranti, socialmente responsabili e attente alla sostenibilità ambientale
dei colleghi uomini”.

Come è possibile
andare incontro alle giovani donne imprenditrici per incoraggiarle in questo
periodo difficile?

“Sicuramente intervenendo su un sistema di welfare
che, ad oggi, mostra ancora in Italia un lungo percorso da fare. Solo, infatti,
offrendo un reale supporto alle famiglie sarà possibile permettere ad ogni
singolo componente di proseguire, liberamente, nei propri progetti personali e
lavorativi”. 

Confindustria in
Sicilia ha in programma iniziative a favore delle nuove generazioni di
imprenditrici?

“Il Gruppo dei Giovani imprenditori siciliani sta
lavorando molto per sviluppare la cultura di impresa nelle nuove generazioni.
Abbiamo creato un hashtag, #restoinsicilia, proprio per spingere i nostri
giovani a investire su questa terra. È con questo spirito che continueremo a
muoverci, cercando di mantenere sempre vivo l’entusiasmo che ci permette ogni
giorno di scommettere su noi stessi, giovani uomini e giovani donne di questa Sicilia”. 

Roberto Pelos

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