Imprese di persone per le persone - QdS

Imprese di persone per le persone

Marco Vitale

Imprese di persone per le persone

mercoledì 13 Luglio 2022

I genitori dicono che vogliono fare emergere i figli, ma nei loro comportamenti di fatto cercano di frenarli quando i figli vengono fuori bene

Penso che per far comprendere cosa vuol dire far crescere un’impresa di persone per le persone la cosa migliore sia raccontare delle storie reali.
Nella seconda parte degli anni Settanta avevo un cliente molto bravo che guidava un’azienda molto forte che aveva un modo strano di lavorare: veniva nel mio ufficio con un quadernetto dove aveva appuntato tante domande.

Dato che non solo era un industriale di grande successo ma anche uno studioso di management, a fianco alle domande aveva già scritto le sue risposte che voleva discutere con me. Io non lo trovavo un metodo molto simpatico di lavorare, perché a me piace andare nelle aziende, parlare con le persone.
Andai avanti per qualche anno, fino a quando non gli ho detto che soffrivo a lavorare in quel modo. Ci siamo persi di vista per alcuni mesi, fino a quando non mi ha chiesto se ero disposto a entrare nel consiglio di amministrazione del loro gruppo. Io accettai di buon grado. Il consiglio era composto da lui che era il leader, l’altro fratello altrettanto in gamba che si interessava più delle fabbriche. Poi c’erano due giovanotti alle prime armi, cugini e figli dei due leader, molto molto giovani, molto timidi e un po’ spaventati da questi due guru. Infine, una signora membro della famiglia in posizione non esecutiva. Io ero, e lo sono stato per tanti anni, l’unico consigliere esterno. Dopo pochi incontri, mi sono reso conto che i due giovani, che rappresentavano la nuova generazione che ha preso il comando 15 anni dopo, erano in gamba ma soverchiati dalla personalità dei due forti fratelli, che spesso erano in disaccordo professionale, in modo anche forte, ma mai litigando tra di loro.

Allora pensai che il mio compito fosse aiutare quei due giovani che si stavano preparando per la continuità, ma erano molto timidi e i due padri non li aiutavano a emergere.
E’ un fenomeno che ho incontrato tante volte. I genitori dicono che vogliono fare emergere i figli, ma nei loro comportamenti di fatto cercano di frenarli quando i figli vengono fuori bene. Credo che alcuni genitori spesso, soprattutto i padri, nutrano invidia, quando vedono che i figli forse sono migliori di loro.

Consapevolmente, nel primo anno in questo consiglio, il mio contributo fu cercare di aiutare il più possibile i giovani a prendere sicurezza, a non essere soffocati dai loro genitori, a prendersi le loro responsabilità. Dopo circa un anno, il cliente che mi aveva invitato a entrare in consiglio mi chiese un appuntamento privato nel mio ufficio, venne da me e mi disse queste parole testuali: “Professore io l’avevo invitata a partecipare al nostro consiglio per avere una spalla che mi aiutasse sia nei confronti di mio fratello sia nei confronti della nuova generazione. Forse non se ne sarà accorto, ma in un anno non mi ha mai dato ragione una volta”.

Era assolutamente vero. Tutto ciò fu detto con molto garbo e con senso di responsabilità, da parte di una persona che aveva capito il senso del mio atteggiamento ed è stata quindi una chiave che poi ha aiutato i giovani a correre come meritavano di correre, a essere più sicuri nei confronti del loro padre e ciò ha fatto bene a tutti: all’mpresa, al passaggio generazionale, al papà, alla mamma che mi voleva un bene dell’anima perché era preoccupata per il suo figliolo.

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