Incendi, così l'industria del fuoco ha bruciato 78000 ettari in Sicilia nel 2021

Incendi in Sicilia, così l'”industria del fuoco” brucia migliaia di ettari in un anno

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Incendi in Sicilia, così l'”industria del fuoco” brucia migliaia di ettari in un anno

Chiara Gangemi  |
lunedì 25 Luglio 2022

Secondo un report del Wwf lo scorso anno gli incendi (perlopiù dolosi) hanno bruciato 78mila ettari di terreno in Sicilia. 170 mila ettari sull'intero territorio italiano.

“La Sicilia risente in pieno dei cambiamenti climatici ed è a rischio di desertificazione”. È questa la premessa che viene fatta dal WWF Sicilia Nord Occidentale, che richiama l’attenzione su un tema di assoluta importanza chiedendo che non venga tralasciato nulla.

In particolare, tra le preoccupazioni dell’organizzazione rientrano la scomparsa dei boschi e i fenomeni di illegalità diffusa a seguito, per esempio, dell’abbandono dei terreni agricoli.

Tra le varie dichiarazioni del WWF, ciò che fa maggiormente riflettere è che la Sicilia sia “fra le ultime Regioni d’Italia come superficie forestale, molto lontana dagli obiettivi UE”. A tal fine, la soluzione consisterebbe in “azioni che arrestino la scomparsa dei boschi e che rilancino la forestazione”.

In tema di interventi, l’organizzazione pare non condivida una mossa da parte della Regione Sicilia che “ha focalizzato i suoi interventi verso l’emergenza, trascurando la forestazione e la selvicoltura”. Questi ultimi a detta del WWF “in tema di prevenzione degli incendi avrebbero portato risultati di maggiore efficacia rispetto alle consuete campagne antincendio”.

Proprio per fare chiarezza in merito al tema incendi, il WWF ha pubblicato due report di cui uno specifico sulla situazione siciliana in data 22 luglio 2022 a cura delle OA WWF della Sicilia (Organizzazioni Aggregate locali del WWF in Sicilia).

Cosa emerge dal report

Ciò che viene fatto notare, in particolar modo, è che nessun investimento finanziario sarà mai sufficiente se non si eseguono delle attività di bonifica e non si costruisce una rete di gestione e di controllo delle aree forestali e vegetate, in modo tale da impedire azioni illegali come gli incendi dolosi. Il tutto unito, come viene evidenziato, alle intrinseche vulnerabilità del bosco.

Nel 2021 andati in fiamme 78mila ettari

Il primo dato importante del report riguarda il fatto che la stragrande maggioranza degli incendi in Sicilia è di natura dolosa. Solo nel 2021 la regione raggiunge il primato come terra con la maggiore superficie coperta dal fuoco: sono andati in fiamme 78mila ettari, quando nell’intero resto della nazione sono stati bruciati 170.000 ettari.

Dato che viene confermato anche nel report nazionale dove spicca maggiormente la Sicilia per quantità di ettari andati in fiamme nel 2021: 78mila ettari rispetto ai 36mila della Calabria e ai 20mila della Sardegna.

Gli incendi hanno un impatto determinante sul patrimonio forestale della Sicilia inficiando sulla qualità e sul miglioramento del patrimonio boschivo (già esiguo di suo) ma minacciandone persino la sopravvivenza a volte.

In merito agli incendi dolosi, ciò che ipotizza il WWF è che ci sia dietro una strategia ben pensata, consistente nell’appiccare il fuoco nelle ore serali (quando l’azione dei Canadair è inibita e il forte vento aiuta la propagazione delle fiamme). Allora ci si chiede: perché queste azioni dolose?

Il perchè delle azioni dolose

Una possibile interpretazione viene fornita dal Piano Regionale antincendio boschivo 2020 che usa il termine “industria del fuoco” ovvero “l’incendio causato per creare posti di lavoro (nelle attività di avvistamento, di estinzione, nelle attività successive di ricostituzione)”. Si tratta di un fenomeno che rappresenta una “realtà allarmante in talune regioni meridionali del nostro paese”. Nello specifico ciò significa che “l’incendio volontario da parte di operai stagionali può costituire lo strumento per mantenere o motivare occasioni di impiego” poiché la maggior parte è a tempo determinato e con turni minimi in quanto si richiedono interventi di solo contrasto al momento dell’emergenza.

Bisogna anche considerare quegli incendi intesi come “protesta contro la mancata assunzione o come estrema forma di dissenso contro la minacciata chiusura di cantieri”. Emerge l’estrema necessità di intervenire sulla precarietà e sulla poca professionalità, come suggerisce la stessa organizzazione, con interventi di riqualificazione e innesto di nuove professionalità.

Riduzione degli organici nel lavoro di contrasto agli incendi

In merito agli organici si registra una netta diminuzione negli ultimi anni. Questi “sono passati dai circa 15.000 operai forestali del 1996, ai 30.000 del 2010, per ridursi ai 20.000 del 2020”. C’è anche da considerare la questione economica relativa al tasso di assunzioni. Infatti, nel report viene spiegato chiaramente: “Il costo del personale forestale della Regione Sicilia per unità di superficie (ha) è 23 volte superiore al costo registrato nel resto d’Italia, dove ci saranno anche altre forme di gestione (appalti, affidamento a cooperative, ecc…) ma comunque questi dati restano abnormi”. Da non sottovalutare nemmeno il costo dei Canadair dove il “50% dei voli della campagna estiva 2021 grava sulla Sicilia”.

Le contraddizioni della L.r. 16/1996

Il report si focalizza anche su quelle che definisce contraddizioni della Legge Regionale 16/1996. Quest’ultima, attraverso l’art. 4.4, “qualifica come bosco anche le superfici boschive che hanno perso la vegetazione a causa di incendio” con il risultato che “le rilevazioni inventariali fanno così apparire una superficie boschiva integra superiore a quella effettiva”.

Il risultato è drammatico poiché “mentre la Comunità Europea fissa gli obiettivi di forestazione per il 2030 al 43,5% del territorio, la Sicilia con la sua modesta copertura boschiva, non suscettibile di miglioramenti, vanta nel 2021 la maggiore incidenza di superfici incendiate.

In base a quanto si legge, la mancanza di risorse economiche, non solo ha limitato fortemente l’evoluzione del patrimonio forestale, ma ha anche deluso le aspettative di stabilizzazione degli operai forestali restando un problema ancora irrisolto (nonostante la Regione Siciliana abbia aumentato le fasce di lavoro a tempo determinato).

In conclusione, per una forestazione efficiente, le OA WWF della Sicilia chiedono: assunzione di responsabilità da parte della politica siciliana; analisi dei costi e dei risultati dell’attuale sistema forestale siciliano (comparandolo con quello di una regione modello); adozione di un nuovo sistema forestale con target in linea con gli indirizzi europei; maggiore presenza ed attenzione da parte delle Forze dell’Ordine e della Magistratura con l’avvio di efficaci interventi di intelligence e di contrasto nei confronti dei criminali incendiari e degli irriducibili del “vecchio sistema”.

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