Estate "nera" e incendi killer anche a settembre, le opposizioni chiedono risposte sulla prevenzione e sui mezzi antincendio operativi in Sicilia.
A pochi giorni dagli incendi che sono divampati in Sicilia, mietendo altre vittime e causando ulteriori danni al territorio, dopo gli eventi di fine luglio, il Governo Schifani si appresta a tornare nel mirino delle opposizioni.
Stavolta l’attacco arriva dal gruppo Sud chiama Nord sotto forma di una interrogazione parlamentare depositata nei giorni scorsi e concernente una delle pagine più nere sul fronte dell’antincendio.
Incendi in Sicilia, il ritardo nella fornitura dei mezzi
Oltre cento autocarri da mille litri e poco meno di una ventina autocisterne, due delle quali della capacità di diecimila litri. Si tratta del parco mezzi di cui la Regione Siciliana dovrebbe essere in possesso da diversi mesi. La fornitura, calendario alla mano, sarebbe dovuta essere pronta pressapoco in coincidenza con l’avvio della stagione più critica sul fronte della lotta ai roghi. Le cose, però, non sono andate così e – considerato l’ammontare dei danni in un’estate che è stata nerissima sul fronte degli incendi – la necessità di fare chiarezza si fa ancora più impellente. A chiedere che il Governo Schifani si esprima sul tema sono i deputati che fanno capo a Cateno De Luca: “Non si hanno notizie della fornitura dei mezzi antincendio afferenti al Lotto 2 (le autocisterne, ndr), mentre da fonti giornalistiche si viene a conoscenza che, a fronte di una fornitura relativa al lotto 1 contrattualmente prevista di ben 101 autocarri AIB 4×4 cabina doppia da 1000 litri, ad oggi solamente 12 mezzi sono stati consegnati”, si legge nel testo dell’interrogazione depositata all’Ars.
La questione delle penali
Il compito di recapitare i mezzi antincendio al Corpo forestale della Regione spetta alle due ditte aggiudicatarie di un appalto da oltre 20 milioni di euro. Si tratta della Bai Brescia Antincendi International e della catanese Comersud. Nel caso del centinaio di autocarri da mille litri, il contratto è stato stipulato a fine dicembre. Da quel giorno, stando a quanto previsto dai documenti di gara, le imprese avrebbero avuto sei mesi di tempo per completare la fornitura. Un termine che però è stato abbondantemente sforato.
“Le tempistiche relative alla consegna dei mezzi era rigidamente determinata in 180 giorni solari consecutivi decorrenti dalla data di sottoscrizione del contratto”, ricordano i deputati di Sud chiama Nord, per poi sottolineare che in caso di inadempienze il bando prevedeva “l’applicazione di una penale giornaliera pari allo 0,5 per mille dell’importo”. Come si stanno comportando gli uffici della Regione? È questa la domanda che viene posta al presidente della Regione e all’assessora al Territorio Elena Pagana. L’interrogazione, per la quale è richiesta una risposta orale, si chiude con un altro quesito che potrebbe rischiare di creare imbarazzo al Governo: “Si chiede inoltre se corrisponde al vero che i nuovi mezzi antincendio forniti non siano a oggi mai stati utilizzati e parimenti se sia necessaria una specifica formazione degli operatori, che pare non sia ancora effettuata”, concludono i deputati.
Una storia iniziata male
Se oggi l’attenzione è posta sui ritardi con cui gli aggiudicatari stanno assolvendo a quanto previsto dal capitolato d’appalto, scorrendo a ritroso il calendario si comprende come l’intera storia della prevenzione degli incendi in Sicilia sia nata sotto una cattiva stella. Un primo tentativo era stato fatto tre anni fa: già a fine 2020, infatti, l’allora dirigente generale del Corpo forestale, Giovanni Salerno, aveva disposto la revoca della gara d’appalto precedentemente indetta dalla Centrale unica di committenza. All’origine della decisione c’erano state le lamentele delle imprese del settore per l’esiguo numero di giorni concessi per formulare le offerte; una ristrettezza che paradossalmente era stata figlia dell’applicazione delle deroghe introdotte dal decreto Semplificazioni, nato per velocizzare le gare d’appalto sulla scia della necessità di far ripartire l’economia dopo il primo lockdown.
Quello, però, non era stato l’unico motivo all’origine della revoca. A fare discutere, infatti, era stata la scoperta di un fatto quantomeno curioso: il file riguardante il capitolato d’appalto riportava la firma di una delle ditte potenzialmente interessate all’appalto.
Da lì in poi le cose non sono andate molto meglio. A inizio 2021, a indire una nuova procedura era stata la Protezione civile regionale, venuta in soccorso del Corpo forestale, ma in questo caso il bando era stato annullato dal Tar, che aveva accolto i rilievi di una società che contestava la richiesta da parte della Regione di requisiti troppo stringenti per partecipare. Così si è arrivati alla terza gara che, dopo avere superato ancora una volta lo scoglio dei ricorsi alla giustizia amministrativa, ha portato finalmente all’aggiudicazione. Il peggio sembrava passato e i nuovi mezzi antincendio ormai figurativamente dietro l’angolo, ma ancora una volta così non è stato. E adesso c’è chi pretende di sapere il motivo.