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Inchiesta sulla sanità, la Regione revoca incarico a Sciacchitano

Inchiesta sulla sanità, la Regione revoca incarico a Sciacchitano

La decisione è stata presa dopo la notifica all’amministrazione dello stralcio dell’ordinanza del Gip di Palermo, dopo i domiciliari

A seguito dell’inchiesta della Procura della Repubblica di Palermo, la Presidenza della Regione ha revocato l’incarico di presidente dell’Organismo indipendente di valutazione della performance regionale affidato ad Antonino Maria Sciacchitano. La decisione è stata presa dopo la notifica all’amministrazione dello stralcio dell’ordinanza del Gip di Palermo, che ha disposto per Sciacchitano gli arresti domiciliari e la sospensione per un anno dai pubblici uffici.

Schifani: “Controllo essenziale”

“Ogni procedura di gara o appalto pubblico può diventare terreno fertile per fenomeni corruttivi qualora vi siano individui disposti a offrire o accettare illeciti vantaggi. L’inchiesta di oggi non riguarda il sistema sanitario in sé, la criminalità, infatti, segue le tracce del denaro, senza distinguere ambiti o confini. Proprio per questo è essenziale mantenere un impegno costante e severo sul fronte della trasparenza e dei controlli, in tutti i settori”. Lo dice il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, in merito all’inchiesta della Procura della Repubblica di Palermo.

“Esprimiamo piena fiducia nel lavoro della magistratura – aggiunge – e confermiamo la totale disponibilità delle istituzioni a collaborare per accertare eventuali responsabilità personali. Continueremo a operare con determinazione per promuovere legalità e correttezza nell’intera amministrazione pubblica. La Regione è pronta a costituirsi parte civile”.

L’operazione

La Guardia di Finanza di Palermo ha eseguito un’ordinanza di misure cautelari personali (arresti domiciliari, interdittive, obbligo di dimora o di presentazione alla polizia giudiziaria) nei confronti di 10 persone, indagata a vario titolo per corruzione, turbata libertà degli incanti, turbata libertà nel procedimento di scelta del contraente, emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti.

Le attività investigative hanno consentito di far luce su casi di malaffare connessi all’indizione e alla gestione di gare d’appalto del valore complessivo di oltre 130 milioni di euro varate da alcune tra le principali strutture sanitarie in ambito regionale.

Le indagini

Il complesso degli elementi raccolti, in particolare, ha evidenziato il coinvolgimento di manager pubblici, imprenditori, professionisti e faccendieri; d’intesa, avrebbero agito in modo da orientare le procedure di gara in favore di determinate aziende.

Molteplici le iniziative e gli espedienti messi in atto per conseguire tale risultato. Tra questi, l’anticipazione ai referenti delle imprese da avvantaggiare di documentazione secretata relativa a gare ancora da bandire, la “costruzione” di capitolati ad hoc sulla base delle indicazioni ricevute dagli stessi interlocutori, fino ad arrivare all’annullamento dei bandi laddove non graditi alle medesime imprese.

Le manovre

Al contempo, dalle indagini sono emerse anche manovre volte a indirizzare la formazione delle commissioni giudicatrici, inserendo componenti ritenuti di maggiore affidamento.
In cambio di tutto ciò, ai pubblici ufficiali sarebbero state date/promesse tangenti di rilevante importo collegate al valore delle commesse e, talvolta, mascherate da accordi di consulenza, nonchè sarebbero state prospettate altre utilità, anche sotto forma di assunzioni di prossimi familiari.

Figura centrale, in tale contesto, è quella di un noto professionista palermitano che, forte di una fitta rete di relazioni e del potere d’influenza derivante da importanti incarichi fiduciari/istituzionali ricoperti nell’ambito della pubblica amministrazione e di strutture ospedaliere, avrebbe operato quale anello di congiunzione tra le due dimensioni pubblico/privato.

Proprio presso lo studio di quest’ultimo, nelle settimane scorse, erano stati rinvenuti nel corso di una perquisizione oltre 44 mila euro in contanti in aggiunta a più di 3 mila euro trovati sulla persona.