Indispensabile il piano aziendale Pa, produttività e controllo di gestione - QdS

Indispensabile il piano aziendale Pa, produttività e controllo di gestione

Carlo Alberto Tregua

Indispensabile il piano aziendale Pa, produttività e controllo di gestione

sabato 14 Dicembre 2019

Torniamo per l’ennesima volta sull’organizzazione (o meglio, sulla disorganizzazione) della Pubblica amministrazione di tutti i livelli. Una Pa che ha un bassissimo indice di produttività, paragonato a quello delle altre nazioni europee, in cui primeggia la Francia.
Inutile ribadire che la burocrazia è il cuore pulsante di una comunità. Quando funziona bene, la stessa comunità trae notevoli vantaggi; quando funziona male, si sommano disastri su disastri, retrocede l’economia e con essa il benessere dei cittadini.
Ora, se vi sono burocrazie europee, Nord americane, dell’Asia orientale – fra cui spicca Singapore – che funzionano molto bene, non si capisce perché quella italiana debba funzionare molto male. Basterebbe copiare quei modelli organizzativi, adattandoli alla nostra realtà, per raggiungere risultati analoghi o comunque abbastanza vicini a quelli virtuosi. Ma così non è.

Chiediamo continuamente ai dirigenti pubblici di settore e di dipartimento quale sia il Piano aziendale in base al quale la loro struttura funziona e, ovviamente, chiediamo ai ministri, agli assessori regionali e comunali se abbiano verificato l’efficienza e la funzionalità di tali Piani aziendali. La risposta appare inequivocabile nell’espressione facciale degli interlocutori, i quali non sanno di cosa stiamo parlando.
E qui va chiarito ancora, per l’ennesima volta, che il settore pubblico si deve dotare di un Piano aziendale. Qualcuno obietta che l’ente pubblico non è un’azienda: costui non ha studiato ed è pertanto ignorante della materia. Infatti, l’ente pubblico deve essere gestito come un’azienda pubblica, non come un’impresa. La differenza sta nel fatto che la prima non ha scopo di lucro, mentre la seconda ce l’ha. L’organizzazione, l’efficienza, la produttività, il cronoprogramma ed il controllo di gestione sono tutti elementi dell’azienda pubblica come dell’impresa.
Stessa espressione stranita leggiamo sul volto di responsabili politici delle istituzioni e dei dirigenti quando chiediamo quale sia il tasso di produttività della loro struttura. Balbettano che l’ente pubblico non deve essere produttivo: una stupidaggine.
Sono ancora in vigore le obsolete piante organiche che una volta misuravano il fabbisogno di risorse umane. Oggi esse sono totalmente destituite di fondamenta, per effetto dell’avanzare impetuoso della digitalizzazione dei processi organizzativi innovativi che hanno stravolto il sistema di gestione della Cosa pubblica. Almeno questo è quanto virtualmente sta avvenendo, ma effettivamente i processi indicati sono molto più lenti.
Come si fa a determinare il fabbisogno di risorse umane, finanziarie e tecniche se a monte non c’è un Piano aziendale che pianifichi le attività e fissi gli obiettivi?
La questione è talmente elementare che anche dei giovani universitari di primo anno la capiscono. Sembra incredibile come burocrati veterani o neofiti assessori e ministri non abbiano idea di cosa stiamo scrivendo. Almeno in generale, perché tra essi ve ne sono di bravissimi e molto preparati che però, spesso, non vengono messi nei posti apicali di responsabilità.

Diamo per fatto il Piano aziendale, diamo per fissati gli obiettivi, diamo per scontato che vi sia un cronoprogramma atto a realizzarsi, poniamo che virtualmente siano stati inseriti i coefficienti di produttività, cosa manca per completare il quadro? Il controllo di gestione.
è quel segmento fondamentale dell’organizzazione che va a misurare il tasso di realizzazione degli obiettivi, trasformati in risultati. Va a misurare il tasso di produttività conseguito, in rapporto a quello preventivato. Va a misurare l’efficienza della struttura, delle sue aree e dei suoi servizi che hanno generato risultati positivi, mediocri o negativi.
Il controllo di gestione non deve essere affidato a chi svolge l’attività burocratica, bensì ad organi esterni che possano fare le loro valutazioni con obiettività e senza alcun rapporto con coloro che operano. In altri termini, la Pubblica amministrazione dovrebbe dotarsi di questi organi di controllo che, incidentalmente, potrebbero anche avere una funzione anticorruttiva. Infatti, la corruzione è il cancro principale del nostro Paese. Di fatto non è contrastata adeguatamente con mezzi idonei. I risultati si vedono!

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