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Infezioni da batteri resistenti negli ospedali, consigli e studi per limitarne gli effetti 

Infezioni da batteri resistenti negli ospedali, consigli e studi per limitarne gli effetti 
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Recentemente in un incontro tra tutti gli infettivologi siciliani si era già parlato su come intervenire negli ospedali e sul territorio per contenere l’abuso di antibiotici.

In Italia ogni anno sono undicimila le persone che muoiono a causa di infezioni da batteri resistenti alle cure e il nostro paese è maglia nera tra paesi industrializzati del vecchio continente.  In tutto il mondo, attualmente, le morti a causa di questi agenti patogeni sono stimate in 1,3 milioni ogni 12 mesi e si stima che da qui al 2040 i decessi raggiungeranno il numero agghiacciante di 40 milioni di morti. In Sicilia solo pochi giorni fa si è tornato a parlare d lotta agli antibiotico-resistenti in occasione delle due sale chirurgiche di cardiologia chiuse dalla magistratura all’ospedale Papardo di Messina per eccessiva concentrazione di batteri resistenti e anche nel confronto fra esperti, organizzato dal dipartimento per le Attività sanitarie e osservatorio epidemiologico dell’assessorato regionale della Salute, che si è svolto a Palermo.

L’assessore Volo: “Problema che si è aggravato negli ultimi anni”

Nella nostra regione gli episodi di infezioni correlate alle degenze o alle semplici visite ambulatoriali (Ica) costituiscono un danno economico riconducibile soprattutto all’allungamento delle giornate di degenza: il costo giornaliero di un posto letto ammonta a 1.500 euro circa, aspetto che inevitabilmente finisce per rallentare il turnover e allungare le liste d’attesa. “I batteri resistenti – ha sottolineato Giovanna Volo, assessore regionale alla Salute – sono un problema non recente ma che si è aggravato negli ultimi anni a causa della resistenza agli antibiotici che determina complicanze ancora più gravi. La prevenzione è l’elemento fondamentale. Esistono dei protocolli che vanno seguiti e rispettati, sia per gli ambienti ospedalieri sia per quelli ambulatoriali oltre che per tutti quelli che sono i contatti che gli operatori sanitari hanno con i pazienti. L’igiene è già un valido strumento di contrasto e mi auguro che sempre di più entri a far parte del nostro modo di lavorare”. Secondo l’ultimo rapporto Aifa, il consumo di antibiotici su scala nazionale è cresciuto del 6,4 per cento nel 2023, rendendo l’aumento costante di batteri resistenti agli antibiotici un grande problema di salute pubblica a livello globale. Questi batteri rendono difficili le cure, allungano il decorso della malattia, della degenza in ospedale e aumentano il rischio di morte. Le infezioni correlate all’assistenza hanno un forte impatto economico sul Ssn, con 2,7 milioni di posti letto occupati all’anno e un esborso per lo Stato che arriva a 2,5 miliardi di euro.

In Sicilia un progetto per combattere il fenomeno

La Sicilia è comunque Regione all’avanguardia nei progetti per giungere a un abbassamento delle patologie da antibiotico resistenze. In atto è appena partito sull’isola un progetto che vede messi in rete tutti gli infettivologi regionali , i responsabili di laboratorio e i primari ospedalieri. Responsabile scientifica è la professoressa Stefania Stefani, docente ordinaria di Microbiologia e microbiologia clinica dell’Università di Catania . “Stiamo facendo questo lavoro congiunto con l’assessorato, che lo ha sovvenzionato, e io sono la responsabile del progetto che integra i dati delle sorveglianze sul territorio. Adesso stiamo potenziando la parte relativa alla “stewart clinic” e all’uso appropriato degli antibiotici. Il progetto di respiro regionale mira a coordinare tutte le unità ospedaliere che fanno già parte della rete microbiologica per ottimizzare un protocollo che miri al buon uso degli antibiotici, per minimizzare le resistenze attraverso l’uso adeguato dei farmaci. Tutto si avvarrà di una piattaforma telematica”. “Anche tutti gli infettivologi – ha aggiunto – sono coinvolti in questa ricerca perché sono loro i primi a diagnosticare una infezione nei pazienti. Quindi manderanno i materiali patologici ai loro rispettivi laboratori e poi questi saranno messi in rete. Così, infine, la valutazione del dato sarà globale in tutta la regione. L’obiettivo che ci prefiggiamo è un serio abbattimento delle resistente antibiotiche attraverso un corretto utilizzo di questi prodotti”. La professoressa Stefani chiarisce che al momento il progetto è ospedaliero, ma successivamente punterà alla formazione della sanità del territorio.

Limitare l’uso di antibiotici, se non è necessario

Recentemente in un incontro tra tutti gli infettivologi siciliani si era già parlato su come intervenire negli ospedali e sul territorio per contenere l’abuso di antibiotici senza motivo ed era emerso che il 70% dei pazienti che accedono nei Pronto soccorso veniva trattato inizialmente con antibiotici salvo poi accorgersi, a diagnosi effettuata, che il 40% di queste persone non ne aveva bisogno. Da qui la formulazione di un documento che era stato inviato a tutti i direttori generali per chiedere una sinergia tra primari con gli infettivologi per ridurre l’abuso di questi farmaci. Già questo primo passo, come rileva la stessa professoressa Stefani ha prodotto risultati. “Siamo riusciti ad avere in molti pronto soccorso una emocoltura prima della terapia empirica. E già questo è un grosso passo avanti”.

A battere insistentemente per un minore utilizzo di antibiotici in Sicilia è il prof. Bruno Cacopardo, direttore del dipartimento malattie infettive del Garibaldi Nesima:  “Al momento ci sono tre problematiche che causano in alcuni pazienti batterio-resistenze. Esclusi i pronto soccorso che si stanno educando a un uso razionale di questi farmaci il problema sono i reparti ospedalieri che spesso usano antibiotici anche in situazioni non dovute. Purtroppo i medici continuano a ricorrere alla medicina difensiva, per evitare di essere denunciati, ma questo atteggiamento ritarda la possibilità di ridurre questo problema. Comunque, fatta questa premessa i nodi che producono batterio-resistenza sono: un utilizzo inappropriato degli antibiotici sul territorio, l’utilizzo, come già detto, sbagliato ed eccessivo di questi farmaci negli ospedali anche da parte di alcuni chirurghi nella profilassi e, terzo problema, gravissimo e di difficile soluzione, l’abuso di tonnellate di antibiotici nella veterinaria. Molti degli alimenti che consumiamo oggi sono pesantemente pieni di antibiotici. Secondo me occorre una sinergia che accomuni l’attività dei veterinari con quella dei medici. Occorre che queste due categorie lavorino in sintonia se vogliamo ottenere risultati soddisfacenti nella lotta ai batteri resistenti”.