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Influenza aviaria fa la prima vittima, ecco i rischi per l’Italia e per la Sicilia

Influenza aviaria fa la prima vittima, ecco i rischi per l’Italia e per la Sicilia

Il dipartimento della Salute della Louisiana ha annunciato che il paziente ricoverato in ospedale. I rischi per Italia e Sicilia

Ora l’influenza aviaria inizia a fare veramente paura. Il dipartimento della Salute della Louisiana ha annunciato che il paziente ricoverato in ospedale per il primo caso umano di influenza aviaria ad alta patogenicità negli Stati Uniti è morto. Lo riferiscono i media americani. Il paziente aveva più di 65 anni e presentava patologie preesistenti. 

Uomo morto di aviaria, l’annuncio

“Anche se tragica, una morte per influenza aviaria H5N1 negli Stati Uniti non è inaspettata a causa del noto rischio che l’infezione da questi virus causi malattie gravi e morte”: è il commento del Centro per la prevenzione e il controllo delle malattie statunitense (Cdc, Centers for disease control and prevention) sul primo decesso di un paziente con influenza aviaria ad alta patogenicità nel Paese. 

L’analisi del Cdc sul virus aveva “identificato mutazioni a bassa frequenza nel gene dell’emoagglutinina” che “non sono state trovate nelle sequenze virali provenienti da campioni di pollame raccolti nella proprietà del paziente, suggerendo che i cambiamenti sono emersi nel paziente dopo l’infezione”.
 

Uomo morto di Aviaria, i casi

Sono 66 i casi di H5N1 negli Usa dal 2024, 67 dal 2022. Come riporta l’Organizzazione mondiale della sanità, dal 2003 sono stati registrati oltre 950 casi nel mondo, di cui sono morti circa la metà. Il Cdc “continua a valutare che il rischio per il pubblico in generale rimane basso”, e soprattutto che “non è stata identificata alcuna diffusione della trasmissione da persona a persona”. La maggior parte delle infezioni da influenza aviaria H5, continua, “sono legate all’esposizione degli animali all’uomo”.

Uomo morto di aviaria, cosa succede ora

Non ci sono cambiamenti virologici “preoccupanti” in diffusione tra uccelli selvatici, pollame o mucche che potrebbero aumentare il rischio per la salute umana, spiega l’agenzia, che avverte come in ogni caso “le persone con esposizioni lavorative o ricreative ad uccelli o altri animali infetti corrono un rischio maggiore di infezione”.

Uomo morto di aviaria, i rischi per l’Italia e per la Sicilia

 In questo contesto, Marrazzo e Ison affermano che per controllare l’epidemia bisogna concentrarsi su quattro punti chiave. Il primo si basa sulla tempestiva collaborazione tra i ricercatori nel campo della medicina umana e veterinaria, gli operatori della sanità pubblica e coloro che lavorano negli allevamenti animali, mentre il secondo riguarda il paziente canadese, che ha sviluppato una grave insufficienza respiratoria: le mutazioni trovate nel virus che lo ha infettato evidenziano la necessità di una continua sorveglianza.

 Gli ultimi due punti, infine, riguardano l’importanza di continuare a sviluppare e testare nuovi vaccini e terapie, e di proteggere maggiormente chi lavora a stretto contatto con pollame e bestiame. I due esperti ritengono che ciò aiuterà a rispondere più rapidamente alle molte domande rimaste su come il virus H5N1 sta evolvendo e su come si sta diffondendo.