Infrastrutture, la solita storia dell’Italia a due velocità - QdS

Infrastrutture, la solita storia dell’Italia a due velocità

Chiara Borzi

Infrastrutture, la solita storia dell’Italia a due velocità

martedì 24 Gennaio 2023

I 19 “Libri bianchi” pubblicati da Unioncamere e Uniontrasporti raccontano una realtà che non è mai cambiata. Nel Mezzogiorno si concentra il 39% degli interventi da realizzare con massima priorità

ROMA – La due giorni romana organizzata da Unioncamere e Uniontrasporti a conclusione del roadshow che ha permesso la stesura di diciannove Libri bianchi dedicati ai bisogni infrastrutturali dei territori, lato impresa, consegna l’immagine di un’Italia ancora a due velocità. Il Mezzogiorno, nonostante le potenzialità strategiche, resta in maggioranza carente di collegamenti importanti e continua a sperare in un futuro di rilancio, o aggancio, al resto del Paese. Infrastrutture, sistemi all’avanguardia e performanti partono dal Centro e terminano a Nord, con tutto quel che economicamente consegue per il sistema Italia.

Stando alla presentazione dei dati di sintesi dei Libri bianchi, presentata dal direttore Uniontrasporti Antonello Fontanili, le performance stradali migliori vengono registrate a Nord Ovest e Nord Est e solo nell’area costiera che va dalla provincia di Roma a quella di Salerno. Salerno insieme a Napoli sono poi le uniche aree del Mezzogiorno tra le dieci per performance stradale. Nessuna provincia siciliana fa lo stesso e sul territorio regionale è il collegamento garantito dalla A19 e la A18 a rappresentare una circolazione autostradale di discreto livello.

Per performance ferroviarie la Sicilia rientra tra i territori con assente o scarsa significatività di servizi di elevata qualità, ramo in cui al contrario spiccano le aree del settentrione, il Nord Est e il Nord Ovest, escluse Aosta, Biella, Belluno che come Crotone, Ragusa e Trapani sono sprovviste di rete ferroviaria elettrificata. A Sud, ancora una volta, sono Napoli e Salerno le province da top ten. Scenari di eccellenza sono registrati, invece, per le performance portuali. Messina è la sesta provincia d’Italia e insieme a Napoli e Salerno rientra tra i dodici territori su centocinque che presentano un livello di infrastrutture superiore all’indice di cinquanta. Resta un dato che non può convincere considerata la presenza di altri sette porti regionali a Palermo, Termini Imerese, Trapani, Porto Empedocle, Catania, Augusta e Pozzallo.

Nonostante gli ottimi dati festeggiati post pandemia, gli aeroporti siciliani non fanno registrare performance nazionali rilevanti. I dati presentati da Uniontrasporti non censiscono, in realtà, nessuna provincia da primato nel Sud e otto regioni tra le dieci importanti per risultati sono situate a Nord Ovest. Solo trenta territori su centocinque superano l’indicatore fissato a cinquanta. Roma è la prima provincia italiana per performance aeroportuali, seguita da Milano e Bergamo mentre le aree più penalizzate sono Sondrio, Bolzano, Caltanissetta, Grosseto, Potenza, Agrigento e Campobasso.

È ragionevole capire perché la Sicilia, con il Mezzogiorno, rientri tra le quattro regioni con il più alto numero di interventi detti di “Priorità livello 1” da realizzare. I dati raccolti ne indicano venticinque, senza però citarli. A Sud sono concentrati il 39 per cento di interventi con massima priorità e tutta l’area all’interno della classifica dei dieci interventi più onerosi da realizzare per il prossimo sviluppo nazionale. Il progetto più costoso è l’alta velocità Salerno-Reggio Calabria dal valore di 25.910 milioni di euro, mentre il meno costoso tra i più costosi è il completamento del raddoppio ferroviario Palermo-Messina, dell’importo di 4.430 milioni di euro da fondi Pnrr.

Le informazioni raccolte attraverso le diciannove unioni regionali, i novantaquattro tavoli di confronto e le 6.400 interviste realizzate ad imprenditori, commercianti, operatori dei servizi potrebbero passare direttamente ai tavoli dei ministeri interessati, per provare ad avviare una programmazione davvero tarata sulle esigenze dell’economia dei territori. Il vice ministro alle Infrastrutture e ai Trasporti, Edoardo Rixi, ha dato la propria disponibilità “condizionata” durante l’incontro.

“Oggi la macchina pubblica non può raggiungere determinati obiettivi senza una forte collaborazione con il privato, per questo ci interessano i tavoli partecipati, ma con cluster uniti verso obiettivi comuni. Ci siamo spesso dimostrati un paese ‘anarchico’, dove ognuno ha pensato al proprio e di poter salvarsi da solo. Questo è invece il momento in cui serve una vera collaborazione tra istituzioni, prendendo delle scelte e mantenendo la barra dritta nonostante le incertezze congiunturali. Questo è un momento storico ed economico difficile da interpretare”.

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