Il centro, ritenuto una risorsa fondamentale per le attività di monitoraggio in un’area a forte pericolosità sismica, avrà sede nel Parco Aldo Moro e punta a rilanciare la ricerca sul territorio
MESSINA – Nasce l’Osservatorio geodinamico dello Stretto, che a dicembre vedrà la sua inaugurazione. Lo ha annunciato il coordinatore Mario Mattia, primo tecnologo dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia nel corso di un convegno su Scienza e Protezione civile che si è tenuto nell’Aula Magna dell’Università di Messina.
Il centro, ritenuto dall’Ingv una risorsa fondamentale per le attività di monitoraggio e ricerca in una zona a elevata pericolosità sismica, avrà sede all’interno del Parco Aldo Moro, dove in realtà un Osservatorio c’è già dal 1949 con edifici e strumentazioni, ma inattivo da lungo tempo. Intorno c’è un Parco di 14.000 mq, un’oasi verde da cui si gode una vista mozzafiato con i resti di una Torre di guardia del sedicesimo secolo, ceduto con una convenzione al Comune che doveva riqualificarlo e aprirlo alla città, anche se nulla di ciò è ancora avvenuto.
A febbraio scorso Carlo Doglioni, presidente dell’Ingv aveva anticipato al QdS che “la sede dell’Ingv di viale Regina Margherita sarà presto operativa, con strumenti e personale per un vero e proprio Osservatorio dello Stretto. Stiamo procedendo per i lavori di ristrutturazione dell’edificio che dovrebbero partire a breve”. Gli interventi sono in corso sia all’esterno che all’interno, con fondi dell’Istituto, mentre le attività di ricerca e monitoraggio sono state finanziate dal Pnrr nell’ambito del progetto Meet di 43 milioni di euro.
Per l’Osservatorio dello Stretto l’Ingv avrà a disposizione tre milioni e mezzo di euro per lo sviluppo di quattro azioni progettuali che prevedono l’assunzione a tempo determinato di cinque operatori tecnici e un ricercatore e la predisposizione di laboratori attrezzati. “Si comincerà con l’estensione della rete di monitoraggio – spiega Mario Mattia – con l’ampliamento della rete sismica con cinque nuove stazioni. È prevista una rete idrogeologica di dieci siti che saranno scelti tra quelli realizzati per la costruzione del Ponte. Ci sarà un laboratorio mobile che servirà per l’ispezione e la manutenzione dei siti. All’interno della sede sono previsti due laboratori, uno geofisico e l’altro geotecnico, che utilizza droni e altre strumentazioni per studiare tra l’altro le frane sismo indotte per avere più dati sul dissesto idrogeologico in un’area come quella messinese che è ad alto rischio. Previsto un Osservatorio sismico urbano con stazioni dentro la città, la creazione di un centro di elaborazione dati moderno e un sistema per la trasmissione e distribuzione dei dati attraverso le varie piattaforme”.
L’Osservatorio, come sottolinea il coordinatore Ingv, ha grandi possibilità di svilupparsi, di produrre informazioni tali da partecipare ai bandi europei e attrarre finanziamenti. Insomma, può dare grandi opportunità a giovani ricercatori, indurli a non lasciare la Sicilia e fare tornare chi è fuori.
Non è quindi che l’inizio, ma bisogna adesso lavorare per il futuro insieme alle realtà istituzionali locali come Università, Comune e Sovrintendenze. Ci sono stati negli anni tentativi per far crescere l’Osservatorio, farlo diventare “Supersite”, per attrarre ulteriori forme di finanziamento e l’attenzione e gli investimenti di società che si occupano di monitoraggio satellitare. “Non andò bene – racconta Mattia – perché schiacciato tra quello dell’Etna e quello del Vesuvio Campi flegrei. Nel 2020, sempre nel tentativo di farlo diventare una realtà importante, si è attivata una collaborazione tra le Università di Messina, Catania, Napoli e Palermo con un protocollo d’intesa per lo sviluppo di conoscenza e analisi dei dati raccolti nell’ambito dello Stretto di Messina”.
Il tecnologo Ingv racconta poi un retroscena significativo sugli studi per la costruzione del Ponte sullo Stretto: “Nel 2016 venni contattato dai funzionari della Società Stretto di Messina che era in fase di liquidazione. Il progetto del Ponte era stato stoppato e la società aveva già realizzato parte delle attività preliminari tra le quali la rete di monitoraggio con studi imponenti fatti da una società francese. Ci volevano offrire questa rete non sapendo più cosa farsene. Ci siamo fatti un giro delle stazioni che erano di grande interesse, un grande patrimonio di siti dove poi andare a realizzare attraverso progetti specifici punti di monitoraggio. Ingv ha acquisito questa rete ma da allora non è stata mai utilizzata. Adesso è il momento”.