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Intelligenze creative

Luigi Patitucci

Intelligenze creative

giovedì 02 Febbraio 2023

Le riflessioni degli Architetti Salvatore Maria Alù, Davide Barbera e Anna Maria Buscemi

Oggi ho inteso raccogliere le riflessioni degli Architetti Salvatore Maria Alù, Davide Barbera e Anna Maria Buscemi dello studio Alù-Barbera-Buscemi Architetti Associati con sede in Caltanissetta.

Luigi Patitucci. Bene, Alù-Barbera-Buscemi Architetti Associati miei, quali sono, secondo voi, le traiettorie di induzione alla partecipazione attiva della utenza, che noi designer possiamo innestare attraverso l’esercizio, gigantesco ed illimitato, inesauribile, del potenziale connesso alla frazione ludica, giorno per giorno, istante per istante? È un potenziale energetico incommensurabile ed estremamente efficace, se ci pensate……, basterebbe metterlo in esercizio con le opportune procedure.

“Ogni giorno, durante il nostro percorso lavorativo, cerchiamo sempre di fare del nostro meglio, come uomini e come professionisti, proviamo a portare attenzione innanzitutto ai nostri comportamenti; se ci muoviamo con gioia, generiamo gioia”.

Nei miei scritti parlo spesso di Design Therapy, quale nuovo ‘bisogno’, in un’era in cui tale termine è stato destituito dal termine ‘desiderio’, ovvero della realizzazione di serie di azioni concrete nella nostra vita reale, per la realizzazione di un Paesaggio Risonante. Come pensate possa essere accolta, dagli enti competenti, tale procedura di realizzazione di uno scenario attivo nei nostri contesti territoriali?

“In qualsiasi ente pubblico o ufficio deputato al governo del territorio, vi sono uomini e donne che hanno spesso bisogno di ricevere nuovi stimoli, servono idee e proposte concrete, piccole o grandi che siano, anche a tratti lontane dal convenzionale; idee che possano avere una valida e sincera ricaduta sociale. Quando ciò avviene, abbiamo notato sempre una grande apertura da parte degli uffici, qualsiasi barriera si riesce a superare”.

Quali limiti possiede uno strumento di pianificazione e governo dei nostri contesti ambientali, quale è quello del PRG che, per definizione ha una durata illimitata, in un’era in cui i profili d’esercizio sempre più dichiarati, delle volte con grande spudoratezza e poca adesione ai feroci parametri propri della realtà concreta, sono quelli propri della Smart City?

“Il vecchio strumento di pianificazione territoriale (PRG) sembra già da anni aver lasciato il passo a nuovi strumenti più dinamici e rapidi (oggi di parla infatti di PUG più che di PRG), la strada è ancora lunga ma crediamo che il processo di cambiamento possa essersi già innescato; adesso dipende da ciascuno di noi poterlo spingere nella direzione migliore”.

Come si conciliano questi due profili d’intervento, in un contesto urbano che non può fare più a meno di dover accogliere nella determinazione dei suoi parametri d’ingaggio e d’esercizio termini quali “temporaneità”, “provvisorietà”, “mutabilità”, “impermanenza”?

“In Sicilia si vive in contesti urbani antichi, troppi sono i retaggi e i legami con il passato; quando riusciremo a far diventare questa condizione una risorsa e non un limite, sicuramente avremo fatto il passo in avanti”.

Con il salto nel nuovo millennio, si è mostrata sempre più irrevocabile la questione del ridisegno, in maniera continuata, del nostro scenario di prossimità, specie alla luce della comparsa di nuove problematiche di relazione dinamica tra entità ed individui presenti in un contesto urbano, ora resi particolarmente pressanti in ragione della presenza e dell’alternarsi di crisi economico-finanziarie, ambientali, sanitarie.

“Bisogna ritornare al centro, andare al nucleo, è necessario riprendere i valori, fondanti ed essenziali, tramandateci dai nostri antenati, ricordare le origini ma senza perdere di vista in che direzione sta andando il mondo. Dobbiamo imitare gli alberi, avere forti e salde radici, ma una chioma morbida e libera, capace di poter abbracciare il mondo”.

Francesco Morace, sociologo e fondatore del Future Concept Lab descrive la penisola italiana come un immenso, risonante, emittente Laboratorio creativo dal potenziale gigantesco. Pensate che la soluzione possa passare attraverso la costituzione di una costellazione di Design Lab Permanenti, parte di una più grande sovrastruttura, capace di poter accogliere, in tempo reale, istanze e professionalità altamente specialistiche al suo interno?

“L’Italia in generale e, la Sicilia in particolar modo, costituiscono ancora un grande serbatoio di intelligenze creative, tante le menti dinamiche. Uno degli esercizi che dovremo fare è quello di non dimenticare tale condizione e quindi fare leva proprio su questo patrimonio immateriale di cui la nostra terra dispone in quantità considerevole”.

Dal cucchiaio alla città. Nello svolgimento della vostra professione e per gli impegni assunti all’interno della tante iniziative di cui fate parte, come ad esempio con l’ADI SIcilia, siete condannati a vivere a contatto con quelle che saranno le generazioni dei futuri designer, questa nuova generazione di designer sarà chiamata all’assolvimento di un compito tanto entusiasmante quanto gravoso, quello della realizzazione di un nuovo scenario esistenziale. Quale potenziale di accoglimento di questa sfida, tutta imperniata intorno alle questioni di progetto, intravedete in questa generazione?

“Risp: “Siamo noi che determiniamo il futuro, le nuove generazioni saranno il nostro riflesso e quello delle nostre azioni; abbisogna la creazione di una costellazione, capace di poter porre in esercizio attivo vecchia e nuova generazione, bisogna creare degli accordi semplici ma duraturi allo stesso tempo”.

La Natura si riappropria del suo potenziale creativo, esibendo una ricchezza di contenuti, di elementi generativi estremamente seducenti e, di una forza devastante, ed io non nutro ormai alcun dubbio, sull’inefficacia di un mondo troppo progettato, troppo disegnato, un mondo ostile ad ogni possibilità di riconoscimento del vivere umano. Quale è il vostro pensiero in merito a tale riflessione?

“Abbiamo ormai da tempo perso il legame inscindibile con la Natura, perdendo di vista il fatto che, noi tutti, siamo comunque parte di essa; innegabilmente dobbiamo ritornare a vivere secondo le sue leggi, le sue regole che, peraltro, sono regole universali”.

“In qualunque caso si può simulare, tranne quando si tratta dei luoghi. Un uomo, in ogni condizione, deve potersi mettere in un angolo con la certezza che è il suo, almeno per un po’, o che nessuno lo manderà via di lì. Tutto il resto viene dopo”.
Questa frase, tratta da “Un uomo temporaneo”, di Simone Perrotti (Frassinelli, 2015, NdA), ci introduce al quesito inerente all’attualità del concetto di Genius Loci ed al riconoscimento, da parte degli individui sociali, in una matrice identitaria legata al contesto ove si snoda la nostra esistenza. Cosa accade nell’era digitale, ha ancora senso parlare di taluni concetti, per noi dapprima considerati imprescindibili, nell’esercizio della questione di progetto?

“Nel costante esercizio della professione, l’intuizione progettuale passa dallo schizzo a mano libera alla restituzione grafica mediante adeguati programmi. Questo percorso per noi continua ad essere quello più corretto nello svolgimento del nostro lavoro. E’, inoltre, fondamentale ed imprescindibile nel progetto, una significativa considerazione del contesto
dove si srotola la nostra esistenza”.

Conosco il vostro designer preferito, sono io. Ahahahahah…, scherzi a parte, avete un designer che amate profondamente? Un Autore che vi appassioni in maniera irriducibile?

“Non abbiamo un riferimento preciso al quale ci colleghiamo, ci piace poter essere aperti ad ogni sollecitazione e, prendere quale riferimento, di volta in volta, da tutto quanto ci circonda”.

Cosa potete dirmi del vostro approccio di metodo?

“Ci stimola molto provare a capire principalmente chi è il nostro interlocutore e cosa vuole, il progetto nasce sempre da un’analisi attenta di quello che hai di fronte”.

Il vostro oggetto preferito?

“La Sfera”.

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