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Gli scivoloni sulla gestione delle risorse e delle reti idriche siciliane, il caso arriva a Roma

Gli scivoloni sulla gestione delle risorse e delle reti idriche siciliane, il caso arriva a Roma
Laghetti aziendali in Sicilia

“Quali iniziative prenderà il Governo per superare l’approccio emergenziale?”: l’interrogazione della parlamentare Daniela Morfino arriva ai ministri Salvini, Pichetto Fratin e Musumeci.

“Quali iniziative il Governo intende porre in essere affinché siano colmate le gravi carenze strutturali e gestionali all’interno di un quadro di programmazione che consenta di superare l’approccio emergenziale e aumentare la disponibilità e la corretta gestione delle risorse idriche?”. È attorno a questa domanda che ruota l’interrogazione parlamentare presentata alla Camera dei deputati dalla parlamentare nazionale Daniela Morfino.

L’esponente del M5s ha depositato l’atto a inizio settembre, ripercorrendo le annose questioni che affliggono, soprattutto a livello infrastrutturale, l’approvvigionamento di acqua in Sicilia. Tanto nelle abitazioni quanto nel settore agricolo e zootecnico.

Interrogazione sulla gestione delle risorse idriche in Sicilia alla Camera

L’interrogazione è indirizzata, per le competenze dei singoli dicasteri, ai ministri Salvini, Pichetto Fratin e Musumeci, ed è proprio quest’ultimo a essere stato delegato a rispondere. Una scelta che pone Musumeci in una posizione quantomeno curiosa: alcuni dei rilievi inseriti nell’interrogazione fanno infatti riferimento agli anni in cui la Regione era guidata proprio dall’attuale ministro.

Il flop dei Consorzi di bonifica

L’atto parlamentare firmato dalla deputata originaria di Marineo (Palermo) arriva dopo che ad agosto era stata la Corte dei conti a deliberare la bozza del referto sulla gestione dello stato di emergenza derivante dal grave deficit idrico in Sicilia.

Nel documento, i giudici contabili ripercorrono la storia recente dell’isola e le numerose criticità legate alle condizioni delle infrastrutture nel territorio regionale. Per quanto il riconoscimento della siccità come emergenza nazionale abbia comportato un’accelerazione nella realizzazione dei dissalatori, in Sicilia permane il problema delle reti colabrodo.

Tra i passaggi riportati nell’interrogazione di Morfino ce n’è uno che riporta l’attenzione a un fatto accaduto qualche anno fa. Si trova nelle pagine 188 e 189 della relazione.

“Si segnala, nell’ambito del Pnrr, l’investimento che prevedeva una dotazione finanziaria di 880 milioni di euro, dei quali 520 disponibili per il finanziamento di investimenti in infrastrutture irrigue e 360 per progetti coerenti. Risulta che i Consorzi di bonifica della Regione Siciliana abbiano presentato, in tale ambito, 31 progetti – si legge –. In seguito all’avvenuta presentazione dei progetti, il decreto del 30 settembre 2021, emanato dal Ministero, ha fornito l’elenco dei progetti ammessi e di quelli non ammessi a finanziamento. È risultato che nessuno dei progetti presentati dai Consorzi di bonifica abbia superato il vaglio di ammissibilità, per una richiesta totale di finanziamenti non conseguiti pari a 422.752.171,56 euro”.

Gli stessi giudici sintetizzano le criticità che portarono alla sonora bocciatura per la Sicilia: dall’indicazione delle finalità dei progetti all’importo richiesto, fino alla durata dei lavori superiore a quella prevista dall’avviso e alla data in cui gli stessi progetti erano stati esitati.

Il caso delle risorse del Pnrr

La notizia della perdita della possibilità di accedere al Pnrr per migliorare le reti idriche fece molto scalpore, portando ad attacchi dell’opposizione ma anche a prese di posizione da parte del comparto agricolo. Quattro anni dopo, Musumeci – nelle vesti di ministro della Protezione civile e del Mare – è chiamato a rispondere di ciò che accadde in un periodo in cui il governo della Sicilia era nelle mani della sua giunta.

Da allora, il tema dei Consorzi di bonifica e della necessità di adottare una riforma che possa mettere in condizione gli uffici di lavorare in maniera più efficiente è periodicamente tornato al centro dell’attenzione. L’ultima volta, questa estate, quando, complice il voto segreto, l’Ars ha bocciato il disegno di legge presentato dal governo Schifani.

L’interrogazione sulle reti idriche siciliane, le altre richieste

L’interrogazione di Morfino riassume i problemi che anche nel 2025 si sono registrati in più punti dell’isola: dai razionamenti nelle forniture di acqua nelle zone dell’entroterra agli effetti della siccità sull’economia, come è stato riportato da Banca d’Italia nel proprio rapporto annuale.

In merito alle difficoltà nella realizzazione delle infrastrutture idriche, Morfino torna a citare la Corte dei conti per sottolineare la forbice che c’è tra potenzialità e situazione reale in fatto di dighe.

“La Sicilia vanta un potenziale di invasi pari a circa 1,1 miliardi di metri cubi, ma, a causa di manutenzioni carenti, impianti incompleti e collaudi mancanti, l’effettiva disponibilità scende a circa 757,2 milioni di metri cubi, ovvero il 67,1 per cento della capacità teorica – scrive la deputata – I principali invasi siciliani registrano livelli critici e molte dighe sono soggette a limitazioni operative: su 38 invasi attivi, solo 18 operano a pieno regime, mentre 20 sono ridotti per motivi di sicurezza o assenza di collaudo”. Anche in questo caso uno stato delle cose che Musumeci, negli anni in cui sedeva a Palazzo d’Orleans, ha avuto modo di conoscere bene. Le risposte, stavolta, dovranno essere date a Roma.

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Foto di Gowtham AGM su Unsplash