Dighe, reti, dissalatori
È cominciata la stagione in cui le piogge diminuiscono e non sono sufficienti a riempire i bacini, che però non si sono riempiti neanche durante la stagione passata, quando le piogge, invece, sono state abbondanti.
Come si spiega la previsione che arriva da più parti secondo cui l’acqua piovana non sarà sufficiente ad irrigare le coltivazioni e ad alimentare le reti comunali e quelle per le imprese? Vi è una sola spiegazione: chi doveva occuparsi di effettuare i lavori necessari a riparare le dighe, i bacini, le reti idriche e annessi, non l’ha fatto, venendo meno al proprio preciso dovere di provvedere tempestivamente a quanto necesario.
Chi doveva provvedere in questo senso? L’assessorato regionale al ramo e l’organizzazione burocratica al suo servizio, cioé direttori, funzionari e dipendenti.
Per favore, nessuno ci dica che non vi erano le risorse finanziarie per farlo, perché la Regione siciliana scoppia di risorse finanziarie che non utilizza, lasciando marcire strutture e impianti che invece dovrebbero essere riparati.
Ci dispiace scrivere questa nota, ma la nostra abitudine a fare “l’altra informazione” e a rilevare i fatti nudi e crudi di tutto ciò che non va, ci obbliga a farlo, com’è nostro preciso dovere di informatori.
Non si capisce perché imprese e popolazione debbano subire queste inefficienze quando si pagano le imposte – almeno per chi le paga – e quindi si ha il diritto, fatto il proprio dovere, al buon funzionamento dei servizi pubblici.
Come sempre è una questione di metodo. Le istituzioni regionali hanno il dovere di fare il loro dovere (non sembri un bisticcio di parole, ma un rafforzamento del concetto) e il dovere della istituzione-Regione è quello di redigere i progetti e realizzare le opere di propria competenza in tempi normali, non in anni o in decenni.
Ovviamente non ci riferiamo solo all’attuale Giunta regionale presieduta da Renato Schifani, ma anche a tutte le precedenti, a cominciare da quelle post riforma di Cuffaro, Lombardo, Crocetta e Musumeci.
è trascorso un quarto di secolo e la nostra Isola è derelitta per carenza di infrastrutture funzionanti, le quali sono state una cappa che ha impedito la sua crescita.
Secondo la Banca d’Italia il nostro Pil in termini reali non cresce dal Duemila, nonostante le percentuali dicano il contrario. Ma, com’è noto a tutti i macroeconomisti, le crescite percentuali costituiscono una rappresentazione falsa. La vera crescita del Pil viene misurata in miliardi, non in percentuali.
Questa informazione, vera e trasparente, non viene scritta sugli altri quotidiani regionali, né viene detta dalle radio, dai telegiornali regionali o dal servizio pubblico, forse perché punge. Ma è la verità stessa a pungere, non chi la scrive.
L’argomento siccità viene affrontato da noi come uno dei diversi filoni che non funzionano in Sicilia, che successivamente tratteremo. Sul tema, però, dobbiamo ancora evidenziare quell’altra grana regionale che riguarda i dissalatori – due dei quali sono abbandonati da quattordici anni – che i precedenti presidenti della Regione hanno regolarmente ignorato, causando gli effetti della siccità, che abbiamo visto la scorsa stagione.
Ora è più che mai urgente che i dissalatori vengano attivati mediante ristrutturazione di quelli vecchi, se possibile, o costruzione di quelli nuovi. Vi è la società che dovrebbe costruire il Ponte sullo Stretto disponibile a risolvere subito il problema. Ciò non toglie che la Regione possa fare un bando di rilevanza europea per vedere se vi sono altre imprese che possano concorrere a risolvere la questione, poiché, come si sa, la concorrenza migliora la qualità e abbassa i prezzi.
In un modo o nell’altro il problema va affrontato e risolto, anche se sappiamo benissimo che il costo per metro cubo d’acqua potabile, proveniente dal mare, è circa tre volte in più di quella dolce. Ma è meglio avere l’acqua piuttosto che non averne per niente, come capita agli abitanti di Agrigento, Palermo e di altri comuni siciliani.
Certo, se le reti fossero state riparate, così come i bacini e le dighe, oggi il problema non esisterebbe.
Vogliamo ricordare ai/alle siciliani/e questi fatti affinché memorizzino le responsabilità di chi ha condotto la Regione in questo quarto di secolo.