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Io non me ne fotto

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sabato 12 Giugno 2021

È un dato che accomuna tanti palermitani, il profondo individualismo ed un, male interpretato, senso di orgoglio

La frase sfuggita, “Me ne stai futtenno”, non a caso, al Sindaco è sintomatica di un dato che possiamo definire antropologico di parte di questa città. L’assoluto disprezzo dell’altro, della sua opinione, dei suoi diritti, di quel minimo di senso comune e delle regole che costituiscono una comunità.

È la frase di chi non ha rispetto. Io sono Io e Voi non siete niente. È un dato che accomuna tanti palermitani, il profondo individualismo ed un, male interpretato, senso di orgoglio, in particolare della parte maschile della società panormita.

Il problema è il senso politico della frase. Non potrebbe dirla il fantomatico borghese di via Libertà, mentre scarica i suoi rifiuti ingombranti, il suo salotto Frau o la poltroncina finto Luigi XVI della zia defunta, in periferia.

Non potrebbe dirlo il ragazzino di Borgonuovo, che insieme ad una torma schiamazzante di suoi coetanei girano senza biglietto sul tram che li porta a Notarbartolo. Non potrebbe dirlo l’Homo panormitanus che con il braccio di fuori dal finestrino della sua auto non rispetta la precedenza all’incrocio guardandoti con un’aria di sfida.

Certamente non la può proferire il Primo Cittadino
rivolgendosi ad un’altra Istituzione democratica.

È il sintomo primario, apicale, primogenio del degrado culturale,
sociale e pedagogico di questa civitas, ridotta ad una giungla di erbacce e
comportamenti. Se il Magister, il Leviatano quarantennale, impartisce tali
insegnamenti alla comunità, il popolo, in paticolare la parte meno attrezzata
dal punto di vista degli strumenti culturali, la più abbandonata in periferie
senza servizi e decentramento urbano, come è stato educato in questo mezzo
secolo di vita cittadina?

La Palermo Felicissima è più povera, sporca e degradata in
tutti i sensi, appassita, dopo una falsa primavera, in un inverno delle
coscienze e dei marciapiedi, buoni per le capre ma non per i cristiani e per i
mussulmani.

Ma la colpa è nostra, di noi cittadini che ci siamo
assuefatti a questo scivolamento verso lo sporco, l’incuria, il disastro dei
servizi, in un declino della coscienza civica che non ha riscontro in altre
città.

La colpa è di chi se ne fotte appresso al suo Sinnaco.

Io, e parlo per me, ma ritengo di non essere solo, NON ME NE FOTTO.

Giovanni Pizzo

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