Irpef, i siciliani versano, lo Stato incassa 2,8 miliardi non suoi - QdS

Irpef, i siciliani versano, lo Stato incassa 2,8 miliardi non suoi

Paola Giordano

Irpef, i siciliani versano, lo Stato incassa 2,8 miliardi non suoi

venerdì 02 Luglio 2021

Nell'Isola l'imposta vale 9,6 miliardi di euro. Lo rileva il Mef (dichiarazioni redditi anno imposta 2019). Se si applicasse lo Statuto, dovrebbe essere incassata in toto dalla Regione. Ma così non è.

PALERMO – Ogni tanto anche ai siciliani arriva qualche buona notizia. A portarla sono i dati relativi alle dichiarazioni dei redditi 2019 presentate lo scorso anno resi noti dal ministero dell’Economia e delle Finanze. Ciascun contribuente isolano ha versato mediamente allo Stato un’addizionale regionale più bassa rispetto a quella corrisposta l’anno precedente: ben 60 euro in meno per la precisione, che in un anno equivalgono a un “risparmio” di 720 euro.

Nelle dichiarazioni dei redditi presentate nel 2020, la media siciliana relativa all’Irpef regionale è pari a 280 euro al mese, per un ammontare annuo di 3.360 euro. Rispetto alle cifre dell’anno di imposta 2018 – quando ogni siciliano aveva versato mediamente 340 euro (e dunque quasi 4.100 euro annui) – l’Irpef regionale è scesa: di 60 euro, per l’appunto.

Quello siciliano è il decremento più cospicuo: in Sardegna l’Irpef regionale è calata di 20 euro mentre nella Provincia Autonoma di Bolzano di 10 euro. In Valle d’Aosta e Toscana è invece aumentata di 10 euro, e in Molise e Calabria è cresciuta addirittura di 70 euro. Nelle restanti regioni il valore medio è rimato stabile.

Le tasche dei siciliani possono quindi, per una volta, tirare un respiro di sollievo. Lo stesso non può dirsi per quelle della Regione. Quei 3.360 euro annui, moltiplicati per i 2.865.575 contribuenti siciliani (anch’essi rilevati dal Mef), costituiscono un bottino di 9,6 miliardi di euro che – è bene ricordarlo – non finisce interamente nelle casse regionali.

Come tempo fa ci ha spiegato l’Assessore regionale all’economia, Gaetano Armao, infatti, se si applicasse alla lettera lo Statuto, l’Irpef regionale dovrebbe essere incassato in toto dalla Regione. Così non è, ahinoi: con l’accordo tra il governo regionale e quello centrale, trasfuso nel D.lgs. 11 dicembre 2016, n. 251 (Nuove norme di attuazione dello Statuto della Regione siciliana in materia finanziaria modificative di quelle sancite dal Dpr. 26 luglio 1965, n. 1074), la percentuale di pertinenza regionale viene quantificata in termini progressivi.
Se per l’anno 2016 quella percentuale era stata fissata a 5,61 decimi e per quello successivo a 6,74 decimi, a decorrere dall’anno 2018 i decimi che restano in saccoccia alla Regione sono 7,10. Ciò vuol dire, tradotto in euro, che di quei 9,6 miliardi alla Regione ne spettano solo 6,8.

L’addizionale regionale all’Irpef è un’imposta che si applica al reddito complessivo. Ogni singola Regione e Provincia autonoma può stabilirne l’aliquota entro i limiti fissati dalla legge statale. In Sicilia (come nelle Province Autonome di Trento e Bolzano e in Valle d’Aosta, Campania, Abruzzo, Veneto, Sardegna e Calabria) l’aliquota nel 2019 è unica: se nel 2018 era ancorata all’1,50, per il 2019 è stata abbassata all’1,23. Anche le Regioni sopracitate hanno un’aliquota unica all’1,23, ad eccezione della Campania, che l’ha fissata al 2,03, dell’Abruzzo (1,73) e della Calabria che, partita dall’1,73, l’ha maggiorata dello 0,30 per cento a luglio dello scorso anno per il mancato raggiungimento degli obiettivi del Piano di rientro del disavanzo sanitario. Le restanti Regioni hanno adottato il sistema delle fasce, proporzionando l’aliquota al reddito imponibile.

Per il 2020, la Sicilia ha confermato l’adozione dell’aliquota unica all’1,23, così come Veneto e Sardegna. La Valle d’Aosta ha introdotto lo scorso maggio l’esenzione dal pagamento per i redditi fino a 15.000 euro. La Provincia Autonoma di Trento ha confermato l’aliquota fissa all’1,23 per i redditi fino a 55.000 euro, aumentandola all’1,73 per i redditi superiori.

Una scelta analoga è stata presa da Bolzano, con la differenza che a pagare l’aliquota dell’1,23 sono i redditi inferiori a 75.000 euro, mentre chi dichiara oltre tale soglia vedrà applicata l’aliquota dell’1,73.
Le restanti Regioni manterranno l’aliquota proporzionale.

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