Isab di Priolo, le sfide e i nodi del “dopo Lukoil” - QdS

Isab di Priolo, le sfide e i nodi del “dopo Lukoil”

redazione

Isab di Priolo, le sfide e i nodi del “dopo Lukoil”

Giuseppe Bonaccorsi  |
mercoledì 11 Gennaio 2023

Gli occhi di politica e sindacati sull’acquisizione dell’impianto da parte di Goi Energy: il futuro dei lavoratori tra le priorità. L’assessore Edy Tamajo: "La vendita garantisca stabilità"

Litasco, controllata al 100% da Lukoil, ha raggiunto con G.o.i. Energy limited un accordo per l’acquisizione dell’Isab di Priolo. L’operazione è soggetta al verificarsi di alcune condizioni sospensive relative, tra l’altro, all’ottenimento delle autorizzazioni da parte di tutte le autorità competenti, incluso il governo italiano. Il closing dell’operazione è previsto entro la fine di marzo 2023. Isab è un complesso petrolchimico che combina impianti di raffinazione, gassificazione e cogenerazione di energia elettrica ed è costituito da tre siti produttivi interconnessi. Il complesso si trova a Priolo Gargallo, provincia di Siracusa, ed è uno dei più grandi siti industriali d’Europa sul fronte della raffinazione di prodotti petroliferi.

La notizia è stata accolta molto positivamente sia dai sindacati che dagli organi istituzionali, in primis il presidente della Regione, Renato Schifani che si è subito complimentato per il raggiungimento dell’intesa col ministro alle Attività produttive, Adolfo Urso, che sin dai primi giorni di dicembre si era prontamente occupato per evitare che il polo di raffinazione potesse andare in tilt per via dell’embargo dal 5 dicembre alla raffinazione del petrolio russo, disposto dalle sanzioni inflitte alla Russia per l’invasione dell’Ucraina.

Schifani: “Intesa fondamentale”

Schifani ha definito l’intesa “molto importante” non solo dal punto di vista produttivo ma anche della salvaguardia di 10 mila posti di lavoro. “È una vicenda quella di Lukoil che ha fatto soffrire. La nostra regione – ha aggiunto il governatore durante un incontro ieri con i giornalisti a Palazzo D’Orleans – ha fatto la sua parte e il governo, molto intelligentemente ha adottato un provvedimento che ha esercitato la normativa del goldenpower e insediato un amministratore italiano, pur mantenendo inalterata la proprietà”.

“Indubbiamente – ha aggiunto l’assessore regionale alle Attività produttive, Edmondo Tamajo – manifesto tutta la mia soddisfazione per il percorso di vendita avviato. Noi abbiamo lavorato per cercare di creare condizioni di stabilità ad un asset strategico come il petrolchimico che è un sito di rilevanza strategica per il Paese. Non dimentichiamoci che rifornisce il 25% del petrolio a livello nazionale. Il fatto che ci sia oggi vendita e solidità vuol dire che c’è una forma di certezza per il futuro anche dei dipendenti che operano nel settore. Mi auguro quindi che questa vendita garantisca stabilità economica e occupazionale”.

Anche i sindacati hanno plaudito all’accordo. Per i segretari generale nazionale della Filctem Cgil Marco Falcinelli, per il segretario regionale Giacomo Rota e per quello di Siracusa, Fiorenzo Amato, l’accordo potrebbe segnare “una svolta per l’impianto e il territorio, ma la prudenza è d’obbligo. Il governo regionale deve ora attivarsi per avere garanzie sulla consistenza degli investimenti previsti e sulle ricadute occupazionali”.

La Femca Cisl, attraverso i segretari regionale Stefano Trimboli e AlessandroTripoli, segretario di Siracusa-Ragusa, si augura che “si coinvolgano le parti sociali in questo processo e sia fatta chiarezza sul futuro dell’azienda. Nonostante le rassicurazioni che il nuovo proprietario ha dato resta il timore di non essere partecipi d questo percorso. Vigileremo sul pieno mantenimento dei livelli occupazioni e sulle garanzie in materia di salute e sicurezza”.

G.o.i. Energy è il ramo del settore energetico di Argus, un fondo di private equity e asset management leader a Cipro, ma a trazione israeliana. L’acquirente, attraverso un’alleanza di partner strategici, vanta la presenza di esperti di alto livello nel settore dell’energia e degli investimenti, con una competenza riconosciuta nella raffinazione e nel commercio del petrolio e un vasto know-how nella ristrutturazione delle raffinerie sotto un profilo operativo e finanziario. L’amministratore delegato di G.o.i. Energy, Michael Bobrov, è anche amministratore delegato e azionista di maggioranza di Green oil energy, che a sua volta è l’azionista di maggioranza di Bazan Group, uno dei più grandi e complessi gruppi energetici in Israele, che gestisce il più grande impianto integrato di raffinazione e petrolchimico del Paese.

La più grande raffineria d’Italia

La raffineria Isab di Priolo è la più grande d’Italia e vale un quinto della trasformazione nazionale di prodotti petroliferi. Gli accordi garantiranno una fornitura sicura di petrolio alla raffineria e un’offerta garantita di prodotti raffinati, oltre a sostenere il fabbisogno di capitale circolante della raffineria. Ma soprattutto l’intesa passa anche attraverso altri tre punti fondamentali: il mantenimento dei lavoratori attuali, la riconversione più green degli impianti e il rispetto delle norme ambientali.

Garantiti i livelli occupazionali

“L’acquisizione di Isab da parte di Goi Energy, che costituisce una delle più importanti operazioni nel settore energetico europeo – si legge in una nota – assicura la continuità operativa della raffineria, un tema di importanza cruciale per l’economia italiana a livello nazionale e per l’economia locale della Sicilia. Con un profondo impatto positivo sulla comunità locale, l’accordo salvaguarda i posti di lavoro nella raffineria e promuove la salute e la sicurezza nell’ambiente di lavoro”.

L’interesse strategico per la raffineria di un colosso israeliano fa da spunto anche a cosa potrebbe accadere alla Sicilia qualora si sbloccasse anche l’impasse sul ponte dello Stretto che potrebbe far diventare la regione una vera e propria piattaforma logistica per tutto il Mediterraneo nelle sfide globali.

Resta il nodo del depuratore

L’accordo, inoltre, chiude una partita con la Russia che appena un anno fa erano considerati i benvenuti in Italia in materia di investimenti, e apre le porte ad altri colossi mondiali ai quali, probabilmente, non manca il benestare degli Stati Uniti in tutta questa vicenda.

Resta a questo punto ancora insoluto il nodo del depuratore di Priolo, sequestrato dalla magistratura che, attraverso il suo curatore, ha avviato poche settimane fa il count down per il divieto allo sversamento dei rifiuti industriali. Su questo punto il decreto sull’Ilva in fase di conversione, mira a blindare la continuazione della produzione per quei siti industriali di interesse strategico, compreso il sito di Priolo. Sul fronte specifico degli interventi legislativi il decreto denominato Lukoil sui settori produttivi strategici sarà in Aula la prossima settimana. Il senatore di Fratelli d’Italia, Salvo Pogliese, ex sindaco di Catania, ha presentato in commissione Senato un emendamento che mira proprio alla continuazione della raffinazione del greggio del sito siciliano, con la concessione ai colossi industriali di continuare ad utilizzare il depuratore per i prossimi 36 mesi, limite ultimo per mettersi in regola con la depurazione delle scorie.

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