Produzione di miele italiano in recupero per il 2020 che, rispetto all’anno precedente ricordato come una delle peggiori, metterà a segno una crescita del 13% per un totale di 17 mila tonnellate. Sono le stime dell’Osservatorio Ismea contenute nel rapporto Tendenze dedicato al miele. Si tratta comunque di un livello molto al di sotto della capacità produttiva nazionale che conta oltre 1,6 milione alveari, in aumento del 7,5%, posizionandosi il quarto Paese in Europa dopo Spagna, Romania e Polonia.
Nei primi 6 del 2020, Ismea segnala che il numero degli alveari in produzione è salito a 1,45 milione, contro 1,39 milione del 2019, come anche quelli di miele biologico arrivati a 208 mila contro i 187 mila. A livello geografico la produzione è diffusa in tutte le regioni, dove svettano Piemonte, con oltre 5 mila tonnellate previste, Toscana con oltre 3 mila tonnellate ed Emilia-Romagna con 2 mila tonnellate. Quanto alla resa media a livello nazionale è di circa 18 kg ad alveare.
Sebbene si stimi un lieve recupero della produzione rispetto al 2019, prosegue la tendenza negativa su gran parte del territorio nazionale. Molto eterogenee e complessivamente deludenti, tranne che per alcune eccezioni, sono le produzioni dei monoflora di punta sia per il Nord (l’acacia) che per il Sud (gli agrumi), con un’annata pessima per la sulla. Il cambiamento climatico non è comunque l’unica minaccia per le api, fa sapere l’Ismea, perché il 2020 fa segnare anche un altro dato negativo per quanto riguarda spopolamenti e morie riconducibili all’uso spesso improprio dei prodotti fitosanitari e agli attacchi dell’acaro parassita varroa. A preoccupare gli apicoltori è anche la concorrenza del prodotto estero: ogni anno entrano in Italia oltre 20 mila tonnellate di miele, con i prezzi bassi che deprimono il mercato; basti pensare che la Cina invia ‘miele’ a 1,25euro/Kg.