Isolitudine - QdS

Isolitudine

Antonino Lo Re

Isolitudine

Giovanni Pizzo  |
martedì 20 Agosto 2024

Nulla in Sicilia ti dà un senso di lontananza dall'ordinario vivere come l'insularità estrema di Lampedusa

Primo caffè, cielo coperto, vento che ha girato direzione rispetto al Maestrale di ieri. Questa cittadina “africana” alle prime luci del mattino fa trasparire la sua pigra e lenta isolitudine. È una sensazione stratificata la isolitudine, sa di insularità, ma concepisce anche la solitudine, un isolamento personale da isole più grandi, nazioni, continenti.

Ne scrissero Bufalino e Sciascia, e viene difficile accostarsi allo stato d’animo, all’appartenenza struggente, al rifiuto morale, che alcune latitudini imprimono, come un marchio indelebile, ai grandi scrittori. E ora vivo nella mia tana facendomi beffe di me stesso, con la maligna e vana consolazione che d’altronde un uomo intelligente non può diventare sul serio “qualcosa”, solo uno stupido diventa qualcosa.(F. Dostoevskij, Memorie dal sottosuolo). Non ci si sente “qualcosa” a Lampedusa, si è solo nudi davanti a sé stessi.

Nulla in Sicilia ti dà un senso di lontananza dall’ordinario vivere come l’insularità estrema di Lampedusa. L’aria è totalmente differente, come diversi sono i suoi profumi, che sanno di finocchio, mirto selvatico, lentisco.

Il bar sulla spiaggia del porto vecchio a quest’ora è frequentato solo da gente di mare, scesi dalle barche che per giornate intere solcano il canale che li separa da Libia e Tunisia, verso secche pescose, sempre vigili a guardare il mare.

A quest’ora, nel grande chiosco con i tavolini sulla sabbia, non c’è servizio al tavolo, Maria Di Malta, che poi è lampedusana, non è ancora arrivata, avrà fatto tardi, magari ha avuto una serata come chitarrista e cantante in qualche locale del centro cittadino.

Al bancone che sorseggia un caffè, sicuramente non il primo, c’è Mariano, ex palombaro pieno di racconti, che dopo aver gestito un noto ristorante ora porta i turisti in barca. È uscito dall’acqua da poco, per sistemare il corpo morto della sua barca.

Improvvisamente appare sul mio tavolo il solito latte di mandorla di ogni giorno sulla spiaggia. Maria di Malta è arrivata, ed in silenzio, senza cenni e richieste, me l’ha portato. La vita a Lampedusa, per chi non è un turista, ma un viaggiatore abituale, è fatta di piccole cose, di gesti ripetitivi e rituali.

Tutto il resto è “Sciatu Persu”, fiato sprecato a queste latitudini.

‘O scià.

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