La fotografia nel report “Il diversity management per le diversità Lgbt+ e le azioni per rendere gli ambienti di lavoro più inclusivi”. Peggiori i dati delle realtà più piccole
ROMA – La Legge Cirinnà è stata applicata concretamente da un terzo delle imprese più grandi. Lo ha reso noto l’Istat nel report “Il diversity management per le diversità Lgbt+ e le azioni per rendere gli ambienti di lavoro più inclusivi”.
La Legge Cirinnà ha introdotto nel nostro ordinamento l’istituto dell’unione civile, prevedendo il riconoscimento giuridico della coppia formata da persone dello stesso sesso con riflessi anche nella sfera lavorativa.
L’adeguamento da parte dei datori di lavoro alla normativa comprende, fra l’altro: il congedo equiparabile a quello previsto in caso di matrimonio; l’obbligo di estensione alle parti dell’unione civile dei congedi e permessi previsti dalla legislazione e dalla contrattazione collettiva per determinate esigenze familiari di assistenza (es.permesso mensile retribuito per assistere il partner con handicap in situazione di gravità accertata L. 104/1992); l’obbligo di estensione dei regimi di welfare, introdotti tramite accordi collettivi aziendali, riguardanti agevolazioni (aggiuntive rispetto alla contrattazione collettiva) in tema di istruzione, ricreazione, assistenza sociale o sanitaria, alla flessibilità dell’orario di lavoro, allo smart working, all’uso dell’autovettura aziendale estesa al partner .
Mentre tutte le imprese sono state chiamate a recepire le disposizioni contenute nella legge, solamente il 7,7% di quelle con almeno 50 dipendenti dell’industria e dei servizi (pari a oltre duemila) si è trovato, dall’entrata in vigore della legge all’anno di effettuazione dell’intervista (2019), nelle condizioni concrete di applicare su richiesta dei lavoratori quanto previsto dalla c.d. Legge Cirinnà sulle unioni civili.
Le richieste sono state più numerose tra le imprese di grandi dimensioni, interessando circa un’impresa su tre fra quelle con almeno 500 dipendenti, contro il 6% delle imprese con 50-499 dipendenti.
Il 43,5% di queste imprese dichiara di aver concesso il congedo matrimoniale a seguito dell’unione civile; il 37,1% ha gestito una sola richiesta, il 6,4% più di una richiesta. Tra le imprese più grandi le richieste multiple hanno riguardato il 18,9%.
Solamente il 22,2% delle imprese con almeno 50 dipendenti ha dichiarato di non aver ricevuto richieste di congedo matrimoniale per l’unione civile.
Le imprese con almeno 500 dipendenti che hanno dichiarato di essersi trovate ad applicare, su richiesta dei lavoratori, la c.d. Legge Cirinnà sono relativamente più frequenti nel Centro (37,6%) e al Nord (34,9%).
L’applicazione della legge ricorre più spesso tra le imprese che hanno un’età compresa tra 12 e 31 anni (35,5%). Il fenomeno è inoltre maggiormente diffuso nel settore dei servizi dove tra le imprese più grandi, in cui mediamente si arriva al 33,1%, raggiunge il 35%, seguito dal 30,7% per l’industria in senso.