La grande ambizione - QdS

La grande ambizione

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lunedì 25 Novembre 2024

Occorre riprendere quella strada di civiltà e di cultura generale che darà ancora la voglia di usare il voto

Berlinguer la grande ambizione, il film di Andrea Segre sulla vita privata e politica del  grande leader segretario del PCI a cavallo tra gli anni ‘70 e ‘80, mi ha colpito e toccato in modo potente. Titanico Elio Germano nel ruolo, oltre che nella recitazione anche nella postura. Il rigore e la profondità del film in cui  si snodano scene di archivio e la storia, sono parte del tutto che ci riporta in un tempo in cui i politici stavano in mezzo alle persone, le ascoltavano, davano risposte; e loro, le persone, leggevano, si informavano ponevano domande pertinenti e utili a comprendere, anche pungolandolo su temi spinosi. Era un tempo in cui l’ideologia restava un punto fermo essenziale che legava e collegava gli uni agli altri per cui al punto finale, il voto, gli elettori assumevano la responsabilità di andare alle urne ed esprimersi con partecipazione in modo chiaro. Cosi fu salvata la legge sul divorzio che con un referendum popolare proposto dal senatore Amintore Fanfani, la Democrazia Cristiana  voleva abrogare.

Oltre diciannove milioni di italiani dissero di No all’abrogazione e col proprio voto, grazie anche a Berlinguer e al Partito comunista, la legge rimase in vigore. In quegli anni, l’impegno, l’onestà intellettuale e il grande lavoro di Berlinguer fecero arrivare il PCI al 34%, un italiano su tre lo votava, con grande stupore delle altre forze politiche ed in particolare di Aldo Moro, allora presidente della DC. Moro credette alla proposta di Berlinguer di realizzare quel “compromesso storico” che avrebbe unito le forze democratiche consegnando la guida del Paese al PCI in caso di vittoria elettorale, con l’obiettivo di dare quella stabilità al Governo indispensabile per la realizzazione delle riforme sociali. Berlinguer voleva mettere in atto una rivoluzione disarmata, seguendo il pensiero di Gramsci, per andare nella direzione delle riforme. Lo fece con intelligenza, con dedizione e con fermezza. Anche a costo di rischiare la vita, tanto da arrivare a dire ai suoi familiari, quando Moro venne rapito dalle BR, che mai avrebbe trattato con i terroristi né per Moro né per sé stesso se gli fosse accaduta la medesima sorte, perché con i terroristi non si tratta. Purtroppo poi, Moro fu assassinato dalle BR e ritrovato nel baule di un’auto. Era un momento storico durissimo, in cui però l’Italia aveva leader capaci di tenere la barra dritta e il popolo, i cittadini/e capaci di crederci e credere ancora a degli  ideali.

In fondo una vita senza ideali cos’è? Senza valori per cui battersi, da portare avanti e di cui parlare ai propri figli un uomo/donna non è più niente. Solo agganciando le persone a temi concreti, ma legati ai valori e agli ideali, si potrà riportarle nell’agone della politica, a formarsi un pensiero critico indispensabile per la crescita e lo sviluppo di una società democratica. Solo così si tornerà ad avere l’entusiasmo di parlare di temi politici aprendo il confronto su opinioni e contenuti diversi, riprendendo quella strada di civiltà e di cultura generale che darà ancora la voglia di usare il voto, quale strumento massimo di espressione e condivisione, verso la direzione nella quale tutti insieme possiamo e dobbiamo andare per il bene del nostro amatissimo Paese.

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