La Sicilia avrà un governo Schifani. Stanno a poco a poco delineandosi i contorni, sarà un governo politico, nel senso di nessun tecnico o quasi
La Sicilia avrà un governo Schifani. Stanno a poco a poco delineandosi i contorni, sarà un governo politico, nel senso di nessun tecnico o quasi, e nessun estraneo al Parlamento regionale. Schifani ha vinto con un voto superiore a quello del governo precedente, esattamente per la sua naturale figura di mediazione rispetto agli interessi della coalizione in campo. E non era semplice.
Prima della sua candidatura gli interessi erano divergenti se non contrapposti. Tra Forza Italia e Fratelli d’Italia non correva affatto buon sangue, anzi se le sono dette di santa ragione. Schifani ha esercitato il suo ruolo di avvocato prestato alla politica, non al popolo come Conte. Ha sopito e cucito senza nemmeno sprecarsi tanto. E tutta la fibrillazione è venuta meno come d’incanto. Troppi gli interessi che si potevano perdere, ed il redde rationem è stato affidato alle urne. Qui il risultato ha dato un sostanziale pareggio tra i due principali contendenti, un po’ più delusi i Meloniani che sfruttavano il vento forte della loro leader, e più contenti i forza italioti che portano a casa il primato di essere ancora la roccaforte di Silvio Berlusconi e del suo Viceré Miccichè. Ancor più felici Lombardo e Cuffaro che superano di slancio l’asticella dello sbarramento, variabile non scontata nemmeno per la Lega. La chiamo Lega perché il dibattito interno penso farà rimettere nel cassetto sia la formula “Salvini Premier” sia la formula siciliana “Prima l’Italia”. Non si sa se maggior voto di opinione poteva avere magari Prima la Sicilia.
Il voto di opinione appunto. Questo ha premiato fondamentalmente Cateno ed i 5stelle. I loro portatori di voto sono stati pressoché non incidenti sul voto delle rispettive liste. Al contrario del centrodestra in cui la scelta dei candidati è stata decisiva per le vittorie delle liste e della coalizione. Pensate cosa sarebbe successo alla DC nuova senza il peso di Abbate a Ragusa che rappresenta quasi il 90% della lista provinciale. Stessa cosa del peso di Sammartino nella Lega. Senza di lui la soglia di sbarramento era una chimera.
I signori delle preferenze hanno avuto nel centrodestra un peso determinante, e sia il governo regionale, che i vertici dell’Ars, ne dovranno tenere ben di conto. A meno di non rischiare un’immediata fibrillazione con conseguenze sulla maggioranza. Le voci di compensazioni per deputati nel cuore dei partiti, ma non eletti, infatti sono state stoppate subito dal mediatore Schifani, che sa benissimo che metterebbe a rischio la tenuta del suo governo. I rais delle preferenze Tamajo e Sammartino, che da soli totalizzano il 5% dei voti di coalizione saranno sicuramente valorizzati in questa maggioranza con ruoli di rilievo, stessa cosa succederà a Galvagno di Fratelli d’Italia o a Giuseppe Lombardo nipote di cotanto zio. Questa crescita esponenziale dei giovani deputati rappresenterà un cambio generazionale in un’isola politica che era stantìa.
Ma il vero vulnus, o il vero cambiamento, sarà l’ingresso di almeno quattro donne in giunta per effetto della nuova legislazione. Il centrodestra siciliano è sempre stato abbastanza maschilista ma dovrà fare i conti con un nuovo protagonismo femminile che negli anni, anche grazie alla doppia preferenza di genere, ha enormemente aumentato la partecipazione delle donne alla vita pubblica in Sicilia. Questo è un dato fondamentale se vogliamo sfruttare i fondi del PNRR sulla Next Generation Ue. Non si possono da un lato chiedere soldi all’Europa e poi emarginare donne e giovani. Ci vuole buon senso e mediazione per tenere insieme le generazioni. Ci riuscirà il mediatore Schifani?
Cosi è se vi pare.