Catastrofismo degli scienziati, Italia Ko - QdS

Catastrofismo degli scienziati, Italia Ko

Carlo Alberto Tregua

Catastrofismo degli scienziati, Italia Ko

venerdì 30 Ottobre 2020

Papa Francesco ha scritto nell’Enciclica Fratelli tutti: “Il politico è un realizzatore, è un costruttore con grandi obiettivi, con sguardo ampio, realistico e pragmatico, anche al di là del proprio Paese”.
In questo identikit il cortese lettore riesce a raffigurare qualcuno dei nani che sta governando il Paese o di quelli che si oppongono allo stesso Governo? La ricerca, per quanto certosina, darebbe scarsi risultati.
Non vogliamo dire che non vi sia nessuno degli attuali responsabili delle istituzioni – Parlamentari nazionali, consiglieri regionali e comunali inclusi – che abbia capacità, che sia onesto e in condizione di dirigerle; vogliamo dire che non ve n’è una quantità sufficiente per farle funzionare adeguatamente.
Conseguenza di quanto precede è l’incapacità di usare il buon senso, per equilibrare la propria azione ed indirizzarla verso il progresso e la crescita, verso l’assistenzialismo e la sussistenza, dopo.
In questo quadro, l’azione del Governo non ha dimostrato tale equilibrio.

Dura lex sed lex. Il brocardo non è sempre vero perché una legge va osservata se è giusta. Per esempio, le leggi razziste del 1938 non solo non dovevano essere osservate, ma vivamente contrastate, anche a scapito della propria incolumità.
Vi è un altro vulnus nelle leggi italiane: il loro numero enorme, calcolato in oltre centomila, contro le diecimila leggi della Germania.
Vi è un terzo vulnus: il linguaggio adoperato è criminogeno perché riservato agli addetti ai lavori. Il cittadino comune non è in condizione di capire cosa vi sia scritto nelle norme, con la conseguenza che quasi nessuno di essi ne capisce il senso e la portata.
Ma l’ignoranza delle leggi, proprio perché illeggibili, comporta la sudditanza dei cittadini perché il potere della loro interpretazione ce l’hanno solo i sacerdoti, cioè gli addetti ai lavori.
Dal quadro che precede, risulta che in questa grave vicenda dell’epidemia, i cittadini hanno perso la bussola perché le istituzioni trasmettono informazioni sbagliate e spesso volutamente contorte per non far capire niente.
Per esempio, quando vengono pubblicate le tabelle per giorno dei contagiati, non si distingue il ‘contagioso’ (chi non ha sintomi) dal vero ammalato. Ebbene, secondo rilevamenti di insigni studiosi pare che il rapporto sia di nove a uno, con la conseguenza che non è per nulla vero che l’epidemia provoca ammalati, che ci sono, ma si tratta generalmente di persone che avevano altre patologie, con un sistema immunitario molto debole, che rende facilmente attaccabile il corpo umano.
Di norma, chi ha uno stile di vita ordinato (sonno, alimentazione, movimento, impegno lavorativo, letture) ha un sistema immunitario sufficientemente forte, che nella maggior parte dei casi, uccide il virus quando è attaccato.
Gli ignoranti sono terrorizzati dallo stesso e questo terrorismo sta uccidendo l’Italia, il suo sistema economico, particolarmente fragile al Sud, la fiducia nel futuro, la voglia di riscattarsi e di pensare positivamente al di là di questo periodo oscuro.

Il Governo ha varato il decreto legge sui cosiddetti ristori ed ha annunciato urbi et orbi che essi si tradurranno in finanziamenti a fondo perduto, che l’Agenzia delle Entrate invierà direttamente nei conti correnti dei beneficiati.
Ci auguriamo che questa solenne promessa sia mantenuta entro il 15 novembre, e non si risolva, come in altri casi, in una solenne cazzata.
La perplessità che sorge riguarda l’endemica incapacità della burocrazia di eseguire la volontà politica del Governo, perché essa è inetta, incapace, retrograda, non digitalizzata e quindi non in condizione di trasferire gli ‘ordini’ governativi in atti concreti. Ovviamente tale incapacità non è da attribuire a questo Governo, ma a tutti quelli in carica da venticinque anni.
Per ultimo vogliamo portare all’attenzione dei lettori l’enorme diseguaglianza del settore pubblico rispetto a quello privato in questa amara vicenda. Nessun rappresentante delle istituzioni, nessun dipendente pubblico o di partecipate pubbliche ha perso un euro del proprio compenso o del proprio stipendio. Beati loro!

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