La politica italiana si trasforma completamente e si radicalizza: è l'era del "dualismo" Meloni/Schlein.
Il combinato disposto Meloni/Schlein ha un effetto immediato sull’intero sistema politico Italiano. È in atto dopo un decennio abbondante di sovrapposizione al centro, ricercato come elemento per gestire elezioni e compromessi, uno show down verso una radicalità antinomica.
È l’effetto opposto del Veltronismo alla nascita del PD, il partito Stato, il tutto e il suo contrario. L’Italia Meloni/Schlein non è più questo e anche quello. Quello nella parodia di Corrado Guzzanti, ma “o questo o quello”. Se da un lato si dirà flat tax, dall’altro lato si dirà patrimoniale. Se una parte proporrà flessibilità salariale, l’altra invocherà salario minimo. Se un polo sceglierà i blocchi alla frontiera, l’altro non discetterà di Ius soli ma lo vorrà effettivamente approvare.
Il polpettone italico, con ripieno di tante cose in un sapore indistinguibile, sarà sostituito da un abbacchio con patate e da un ragù alla bolognese. Due ricette diverse per palati diversi e stomaci differenti. Queste concezioni radicali della politica sono solo lo specchio di un mutamento, già avvenuto nella società italiana, ma non riprodotto nel sistema di rappresentanza, se non per la fuga dalla realtà costituita dai 5stelle. Ma cosa succederà al centro del sistema politico?
Qui potranno avvenire due diverse scelte di campo. Da un lato coloro che all’insegna del “calati junco ca passa la china” cercheranno di posizionarsi all’ombra delle posizioni radicali, sfruttando doti mercenarie per singole campagne elettorali. Frange di queste posizioni da truppe di sussistenza sono presenti sia nel PD che in Forza Italia. Altri, magari soggetti ancora non emersi, cercheranno di sfruttare le praterie centrali, o in senso di posizionamento ideologico o di nomadismo politico. È ovvio che la focalizzazione sulle ali del sistema lascia un grande spazio al centro, una volta si diceva la forza tranquilla. Solo che oggi la società non è più tranquilla, e anche il centro – una volta moderato – non è più tale e ha bisogno anch’esso non tanto di posizionamento, ma di parole chiare, che ne definiscano contenuti direzionali e non solo cerchi concentrici. Il ceto medio a che serve, che potere di acquisto potrà avere, che modello di lavoro e di redistribuzione può avere?
Il mondo è totalmente in sovvertimento, e l’ansia di un futuro senza certezze angoscia tutti. Solo che ognuno cerca certezze differenti. C’è chi cerca la conservazione di rendite, piccole o grandi, pensioni o patrimoni, e chi cerca certezze salariali e di diritti. Spesso queste diversità sono all’interno di famiglie, con generazioni in inevitabile scissione. Per assicurare pensioni retributive alcune generazioni sono condannate a un precariato salariale. Se i genitori possiedono prima e seconda casa, in alcuni casi, i figli difficilmente se ne potranno comprare una. Ci sono generazioni che hanno campato di debito pubblico, e altre che con il refrain del debito vivono da Raider.
Il Paese è sempre più diviso, spaccato, ondivago, e come un batacchio suonerà in maniera alternata. Difficilmente troverà sintesi se non si troverà un nuovo punto di equilibrio. Ma non oggi. Oggi la radicalità serve a togliere ciò che di vecchio, non sempre buono o brutto, c’è in Italia.
Così è se vi pare