La sindrome di Palermo - QdS

La sindrome di Palermo

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La sindrome di Palermo

Giovanni Pizzo  |
venerdì 18 Febbraio 2022

I siciliani e i palermitani prigionieri di un enorme "Ucciardone politico"? La terra più democristiana d'Italia adesso si butta, incomprensibilmente, a destra.

Palermo non è Stoccolma. Va bene, non abbiamo il premio Nobel. Ma a Mondello possiamo fare il bagno a febbraio, mentre in Svezia provate a buttarvi in acqua e morite assiderati. Ma cosa lega Palermo al capoluogo svedese? La famosa sindrome del prigioniero.

Siamo incarcerati da schemi mentali e da personaggi che hanno fermato il tempo come se il mondo ci stesse ad aspettare. 
Tra poco, probabilmente i primi di maggio, il capoluogo regionale, la quinta città d’Italia, andrà al voto. E a parte il viso sorridente di Faraone, e quello più severo della no vax Donato, il dibattito sui candidati, sulle coalizioni – per non parlare di programmi o idee – è assente.

Il centrosinistra, con i suoi campi larghi e campi stretti, sembra stia parlando di patate. Di fatto è un’area ancora prigioniera di Orlando. E nessuno si presenta per paura che il Vate della fu Primavera, come ha già fatto in passato, lo bruci. Palermo per il centrosinistra è una palude come quella occupata a Mondello dalla Italo-Belga, quasi coeva del potere della famiglia Orlando, di cui peraltro sono amici. 

Al centro, topos politico preferito dai palermitani, si staglia il senatore di Italia Viva Davide Faraone, per ora solitario. Su di lui potrebbero convergere frange sparse di moderati delusi da un centrodestra che per ragioni incomprensibili punti ad una candidatura, forse femminile, di destra pura. 

Sembra quasi la parodia dei fascisti su Marte di Corrado Guzzanti. La terra più democristiana d’Italia, la terra dei Gioia, Lima, Ruffini, Restivo, dei Mattarella, oggi si butta a destra. Cosa forse comprensibile a Catania, città con una forte tradizione di destra, molto meno a Palermo. Qui la sindrome del prigioniero va vista in chiave tattica di scambio con Palazzo d’Orleans. 

Ma Palermo e i palermitani si meritano questo? Essere terreno di frustrazioni da “dopo di me il diluvio” o di logiche di scambio per poltrone di maggior pregio?
Così in basso, attraverso il declino orlandiano, è caduta questa città un tempo Felicissima? Siamo noi palermitani prigionieri di un enorme Ucciardone politico?

Di fatto nessun tema che riguardi la vivibilità e lo sviluppo di questa città è dibattuto.  Le altre città hanno avuto sviluppi urbanistici, di mission economica, di mobilità moderna, di transizione ecologica e digitale, mentre qua siamo fermi al Cynar contro il logorìo della vita moderna rappresentato dal traffico.

Solo per provocazione, ci sarebbe da presentare una lista Johnny Stecchino Sindaco. Almeno questa prigionia politica avrebbe un epilogo grottesco. 

Così è se vi pare.

Giovanni Pizzo

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