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La terra come un bollitore: ma c’è ancora un rimedio?

redazione

La terra come un bollitore: ma c’è ancora un rimedio?

giovedì 06 Febbraio 2020

Nonostante la pubblicazione di dati precedenti da parte del NCEII, l'incremento delle temperature oceaniche è in costante aumento

MINNESOTA-
L’università S. Tommaso d’Ingegneria insieme alla Accademia delle scienze di
Pechino e al NOAA, hanno pubblicato dei rapporti riguardanti dei nuovi dati
ottenuti dalle registrazioni dell’OHC (contenuto di calore presente
nell’oceano) degli oceani che avvolgono il pianeta terra.

Uno dei temi
attuali, di cui spesso si discute, è l’innalzamento delle temperature globali e
grazie a diversi studi fatti in passato da scienziati e studiosi, si è
confermato che l’innalzamento delle temperature è dato da un fenomeno meglio
noto a tutti come “Effetto Serra” scatenato dall’azione di gas nocivi
che l’uomo rilascia principalmente attraverso le industrie.

Questi gas a
effetto serra (GHG) emessi dall’essere umano hanno scatenato un riscaldamento a
lungo termine ed abbastanza evidente del pianeta terra.

A seguito di
diversi studi è risultato che il 90% del calore in eccesso viene immagazzinato
negli oceani mondiali, dove si accumula e provoca aumenti della temperatura
oceanica.

Or dunque,
poiché i bacini oceanici sono il principale deposito dello squilibrio termico
del pianeta terra, misurare il OHC è una delle metodologie migliori per
quantificare il tasso di riscaldamento globale.

Dai dati è
emerso che nel 2019 gli oceani mondiali hanno raggiunto le temperature più alte
mai registrate nella storia dell’umanità.

In particolare
l’Oceano Atlantico e l’Oceano Pacifico hanno mostrato segni di un innalzamento
delle temperature maggiore rispetto a quello di altri bacini.

Grazie a degli
studi passati, effettuati dal Centro nazionale per la ricerca atmosferica in
Boulder (Colorado), era già noto che l’Oceano Atlantico avesse assimilato la
gran parte del calore provocato dal riscaldamento globale dal 1970: e numerosi
accertamenti hanno mostrato che il bacino dell’Atlantico è stato il maggior
responsabile del 35% – 43% dell’aumento di OHC a livello globale entro il
1970-2017.

Come è già stato
confermato dalla comunità scientifica internazionale, gli aumenti della
temperatura dell’oceano riducono drasticamente la quantità d’ossigeno presente
all’interno dei mari, provocando così grandi cambiamenti per la Flora e Fauna
marine.

In particolar
modo ne risentono maggiormente quegli organismi marini che sono molto sensibili
all’innalzamento delle temperature, come i Coralli ed alcuni pesci che vivono
nelle profondità degli oceani.

Recenti notiziari hanno infatti segnalato un drammatico e diffuso sbiancamento della barriera corallina, causato principalmente dalle temperature più calde nell’Oceano Pacifico e nell’Oceano Indiano.

Inoltre,
l’aumento del calore causa l’evaporazione dell’acqua e la formazione del vapore
acqueo, che portano al raggiungimento di un elevato tasso d’umidità.

Quest’ultimo,
nell’atmosfera più calda, nutre forti precipitazioni e promuove alluvioni,
portando così a cambiamenti estremi delle condizioni meteorologiche.

Nonostante ciò,
l’aumento delle temperature può essere portato ad un livello molto più basso
mediante delle adeguate azioni umane che porterebbero così ad una riduzione
delle emissioni di gas nocivi causanti l’effetto serra.

Così facendo si ridurrebbero nettamente i rischi per gli esseri umani e per le altre forme di vita presenti sul pianeta terra.

Silvia Alecci

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