Politica

L’addio di Renzi al Pd, è scissione anche in Sicilia. Il nuovo partito si chiama Italia viva

PALERMO – Un terremoto quello scatenato dall’ufficializzazione dell’uscita di Matteo Renzi dal Partito democratico per creare un nuovo partito che si chiama Italia Viva. L’ipotesi, già ventilata nei giorni scorsi, si è concretizzata oggi e ha suscitato reazioni anche in Sicilia.

Anche il Pd siciliano perde pezzi,  a cominciare dal senatore Davide Faraone che in un post su Facebook ha detto: “Ne ho sbagliate tantissime nella mia vita, ma ho sempre fatto ciò che il mio cuore mi diceva di fare – ha detto Faraone -. Gioia e determinazione hanno contraddistinto ogni mia azione. Magari, avessi percorso altre strade che sapevo essere meno tortuose, sarei comunque arrivato, avrei faticato meno, ma avrei camminato senza sorriso. Nessun calcolo, nessuna comodità, sto facendo solo quello che sento di fare. Troverò il modo di spiegare più avanti le ragioni politiche della mia scelta con maggiori approfondimenti, sono momenti frenetici, intanto ai miei amici, a chi mi vuole bene, a chi sa quanto odi ipocrisie e falsità, basta sapere che così sono felice”.

Anche l’ex sindaco di Siracusa Giancarlo Garozzo lascia il Partito democratico per seguire Matteo Renzi all’interno del nuovo movimento politico di cui l’ex Presidente del Consiglio non ha ancora svelato il nome. Garozzo, fedelissimo di Renzi ormai da anni, era attualmente componente dell’assemblea nazionale del Pd e parla di “una scelta maturata da tempo” ma non “di un disimpegno politico”. “Continuerò a battermi per la legalità, la trasparenza e le riforme accanto a Matteo Renzi – ha chiarito Garozzo –  che conosce la mia storia e le tante traversie che ho dovuto combattere da sindaco di Siracusa contro il vecchio establishment del Pd, sia a livello provinciale che regionale”.

Per il resto nel Pd siciliano i componenti si muovono con i piedi di piombo, nonostante il partito fosse da tempo in Sicilia diviso al suo interno. Ma non tutti “i renziani” sembrano voler seguire il proprio leader, come ad esempio Carmelo Miceli, segretario palermitano del partito, e un tempo dato per renziano che fa appello all’unità. “Il Partito Democratico  – ha detto Miceli – è una casa plurale, la nostra casa, la mia casa. Custodiamola gelosamente”.

Nella mattinata di oggi, il gruppo parlamentare del Pd si è riunito sotto la direzione del capogruppo Giuseppe Lupo che cerca di mantenere la coesione del gruppo.

“Non vedo una sola ragione politica – ha detto Lupo – per una scissione interna al Pd, che ha deciso col voto unanime della Direzione la scelta di dare un nuovo Governo al Paese insieme al M5S. Adesso dobbiamo andare avanti e costruire una nuova coalizione, alternativa alle destre, insieme al M5S anche sul territorio”.

Il Pd oggi conta all’Ars dieci deputati: di questi, Cracolici, Lupo e Barbagallo non sono mai stati renziani. Mentre Dipasquale, Arancio, Catanzaro e  Gucciardi hanno detto di non voler aderire ad alcuna corrente interna.

Un invito a evitare la scissione è venuto da Enzo Bianco, presidente dei LiberalPD.

“Matteo Renzi – ha detto – ha rappresentato una figura innovativa e di rilievo nel Pd. E rappresenta una risorsa significativa per il nostro Paese. Come tutti ha commesso anche errori. Spero che questo però lo corregga. Sarebbe davvero grave”.

“Proprio in un momento così importante – ha aggiunto Bianco – per il governo appena costituito e per il Paese, Renzi non può andar via. Il Pd ha bisogno di restare unito, pur in una dialettica vivace.Scissioni, divisioni e chiusure non faranno che aprire la porta ai nostri avversari, facendo crescere il rischio di affermazionedei populismi”.

“Chiediamo a Matteo Renzi – ha concluso il presidente dei LiberalPD – di dare il suo contributo. Di non lasciare con l’idea che dividere è meglio cheunire. Il sogno di un grande Partito riformatore in cui tuttipossiamo sentirci a casa, con le cose che ci dividono ma anchecon quelle che ci uniscono è oggi necessario più che mai”

Lo “strappo” di Renzi, com’era prevedibile, ha suscitato reazioni in tutto il mondo politico, e non solo. Beppe Grillo, ad esempio, ha definito quella di Renzi “una minchiata d’impulso venata di narcisismo, che potrebbe avere come esito ‘Pontida capitale’”, ovvero la vittoria di Matteo Salvini.

“I Mattei sono passati entrambi alla minchiata d’impulso, il paese è instabile e pieno di rancori, non è il momento di dare seguito a dei narcisismi”, ha scritto sul suo blog il comico genovese.