Landini lancia il "sindacato di strada" a difesa dei diritti e della legalità - QdS

Landini lancia il “sindacato di strada” a difesa dei diritti e della legalità

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Landini lancia il “sindacato di strada” a difesa dei diritti e della legalità

Lina Bruno  |
sabato 21 Gennaio 2023

Si è scelto l’Arsenale militare, nella Zona Falcata, luogo simbolo della città dello Stretto, per le due giornate di dibattito e approfondimenti sui temi del lavoro

Un “sindacato di strada” per essere attori nella trasformazione in atto a livello politico, sociale ed economico. Una sfida che Maurizio Landini segretario nazionale della Cgil ha lanciato da Messina durante i lavori dell’VIII congresso provinciale, insieme alle prese di posizioni sui temi del dibattito nazionale che ruotano intorno alle riforme preannunciate dal Governo, prima fra tutte l’autonomia differenziata che – è stato sottolineato – mette a rischio diritti di cittadinanza, aumenta il divario e le disuguaglianze già esistenti. “Serve un maggiore coinvolgimento e non solo degli iscritti, allargare la partecipazione, fare sentire il peso dei 5 milioni di iscritti perché il rischio, visti i risultati fallimentari dei 4 incontri avuti finora con i rappresentanti del Governo, è di perdere quel ruolo che i tre sindacati confederali, più rappresentativi hanno avuto nelle contrattazioni”. Landini chiede un maggiore impegno e presenza sul territorio, un’attività capillare nei luoghi di lavoro per dare forza alla rappresentanza e senso alle proteste in un momento particolarmente difficile. “Bisogna fare una vera riforma fiscale, andare a prendere i soldi dove sono, combattere la precarietà, creando lavoro vero che permetta alle persone di vivere dignitosamente soprattutto permetta ai giovani del Mezzogiorno di non dover lasciare il Paese ma di esprimere qui i loro talenti. Ci sono le risorse per creare occupazione, occorre avere una idea precisa di utilizzo dei fondi europei, con sistemi diversi rispetto a quanto è successo finora. C’è una battaglia da fare senza sosta che riguarda l’illegalità, occorre superare la logica degli appalti e subappalti, le logiche del massimo ribasso perché queste non solo stanno facendo arretrare i diritti di chi lavora, ma sono sistemi che permettono le infiltrazioni mafiose e malavitose. Quando uno dei più grandi processi alla ‘ndrangheta viene fatto a Reggio Emilia e non a Reggio Calabria vuol dire qualcosa; in questi anni mentre le disuguaglianze sono aumentate, la malavita organizzata si è allargata, diventando un problema per tutto il paese. Nei prossimi anni abbiamo a disposizione miliardi da investire con il Pnrr, credo che mai come adesso occorra alzare la guardia e utilizzare quelle risorse anche per fare crescere un sistema economico aziendale sano”. E sull’arresto di Matteo Messina Denaro. “Un grande plauso alla magistratura e alle forze dell’ordine intanto, ma non può sfuggire a nessuno che questa latitanza è durata 30 anni e questo elemento porta a riflettere su cosa significa sconfiggere fino in fondo la mafia, significa che ci sono connivenze di rilievo su cui fare luce. Se da 150 anni non si sconfiggono le mafie significa che c’è un problema di volontà politica ad affrontare il problema in modo forte e questo senza alcuna polemica. La nostra esperienza ci dice che il ‘brodo di cultura’ della mafia è proprio il vuoto dei diritti, quando le persone non hanno la possibilità di vivere dignitosamente con il proprio lavoro, di curarsi di studiare, quando i favori prendono il posto dei diritti è non solo sintomo di indebolimento della nostra democrazia ma di forza della malavita organizzata”.

I lavori dell’VIII congresso provinciale: Patti riconfermato segretario a Messina.

Si è scelto l’Arsenale militare, nella Zona Falcata, luogo simbolo della città dello Stretto, per le due giornate di dibattito e approfondimenti sui temi del lavoro ma anche sul ruolo che il sindacato vuole avere in un periodo di profondi cambiamenti. L’VIII congresso provinciale della Cgil ha confermato Pietro Patti alla guida della confederazione messinese che deve affrontare nei prossimi anni istanze vecchie e nuove di un territorio di 108 comuni, complicato dal punto di vista sociale ed occupazionale. Dall’appuntamento congressuale un chiaro messaggio ai Governi e alla politica: il lavoro crea il futuro soprattutto nei territori del Sud e nel territorio messinese c’è bisogno di futuro. Alcuni dati allarmanti sono emersi dal dibattito: Messina è il comune con il più basso tasso di occupazione (attorno al 36%) tra le grandi città d’Italia. In riva allo Stretto il tasso di occupazione fra gli uomini di età compresa fra i 15 e i 64 anni si assesta al 50%, quasi il doppio di quello delle donne, fermo al 28%. Ma il dato ancora più preoccupante è rappresentato dal 46% dei Neet, i giovani dai 15 ai 34 anni che non lavorano, non studiano e non cercano occupazione. Siamo nel bel mezzo di una pandemia occupazionale ed educativa che ci consegnerà una generazione povera, precaria e poco istruita”. Un’emergenza occupazionale accompagnata da quella demografica: “negli ultimi 12 anni sono andati via dalla Sicilia circa 310.000 abitanti. Di questi, circa 35.000, con un’età compresa tra i 18 e i 39 anni, hanno lasciato la provincia di Messina”.

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