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L’anno che verrà

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L’anno che verrà

Giovanni Pizzo  |
sabato 08 Ottobre 2022

Parafrasando Dalla, il grande Lucio, l’anno vecchio è finito ormai. Ma qualcosa qui non va'. Sono molte le cose che qui in Sicilia non vanno

Cosa si attendono i siciliani per l’anno prossimo? Oltre al caro bollette pur essendo produttori di energia.

Parafrasando Dalla, il grande Lucio, l’anno vecchio è finito (sta finendo di fatto, Draghi non c’è più ed in Sicilia si è votato), ormai. Ma qualcosa qui non va’. Sono molte le cose che qui in Sicilia non vanno.

Intanto come al solito la “Munnizza” il vero contraltare all’insopportabile, dobbiamo pensare, Bellezza dell’isola. Ancora di impianti se ne parla e straparla, ma non abbiamo il coraggio ancora di avviare quello che faticosamente abbiamo deciso per atti pubblici. Sembra una continua tela di Penelope che da vent’anni si fa e si disfà, lasciando tutto lo schifo inalterato.

Poi abbiamo un problema vero. Siamo vecchi e cadenti, soprattutto burocraticamente. Possiamo competere sulle transizioni digitali ed ecologiche senza giovani risorse? È come andare agli Europei con in squadra Tardelli e Cabrini, bravissimi per carità, ma in un salotto televisivo non certo per correre sul campo oggi. La macchina regionale è fatta esclusivamente da sessantenni, possiamo farcela?

E poi di che bilancio dispone questa Regione? Il disavanzo invece di calare è cresciuto in questi anni, nonostante roboanti proclami. Tolta la spesa della sanità, metà del bilancio regionale, che è indisponibile ai sensi delle regole di funzionamento del fondo sanitario nazionale, per il resto è fondamentalmente bloccata da spesa obbligatoria tra rate di rientro, stipendi e pensioni. Di fatto la spesa corrente non obbligatoria si sostanzia in poche centinaia di milioni, in un isola di milioni di abitanti, con decine di competenze autonome.

E di questa parte di spesa corrente, di fatto, non è disponibile la maggior parte, a meno di non voler chiudere gli Enti locali che finanziamo e non erogare emolumenti a forestali e precari. Alla fine ciò di cui può disporre per politiche economiche la Regione è un piatto di pasta, poco condita, che viene gelosamente custodito dalla commissione bilancio, e contrattato per farsi approvare dai 70 deputati l’unica legge sostanziale, la finanziaria, che licenzia l’assemblea regionale, in assenza spesso di altre leggi di riforma vere.

Vedi caro amico cosa si deve inventare, direbbe Dalla, per riderci sopra e continuare a sperare.

Così è se vi pare.

Giovanni Pizzo

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