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Giovanni Pizzo  |
martedì 07 Giugno 2022

Come per dare un segnale alle truppe, un invito al vasto mondo della formazione a schierarsi per far primeggiare la lista che unisce Diventerà Bellissima e Fratelli d’Italia a Palermo

Quando il Re è sotto tiro a volte si difende con l’arrocco, una tipica mossa degli scacchi in cui il Re si difende dietro la torre. Sembra questa l’intenzione dietro la nomina di Alessandro Aricò a sostituzione di Roberto Lagalla all’assessorato Istruzione e Formazione.

Lagalla si era dimesso mesi fa per candidarsi a Sindaco di Palermo. Lo si poteva sostituire allora, con qualche valido professore universitario, probabilmente catanese, per gestire da qui alle elezioni regionali, in maniera neutra e tecnicamente accettabile, l’assessorato rimasto vuoto.

Invece si sceglie un altro fedelissimo del Presidente Musumeci, oltre al potente Razza, a pochi giorni dal voto palermitano. Come per dare un segnale alle truppe, un invito al vasto mondo della formazione a schierarsi per far primeggiare la lista che unisce Diventerà Bellissima e Fratelli d’Italia a Palermo. In una sfida tutta interna al centrodestra. Con Forza Italia e Lega.

Sembra chiaro l’intento di Musumeci, assortire di nuovi bacini elettorali la sua candidatura per la rielezione, mentre gli alleati mugugnano rimandando al dopo amministrative la scelta. La scelta di un nuovo Assessore non rientra nel blocca nomine ovviamente, ma è chiaro che si tratti di una scelta solitaria non condivisa con il resto della maggioranza. È un segnale di forza difensiva, attendendo l’esito delle amministrative ed i rapporti di forza scaturenti. Ed è anche un atto allusivo. Guardate che se non confermate la mia ricandidatura io potrei nominare altri fedelissimi per un governo del Presidente. Di fatto tranne un paio quasi tutti gli assessori sono fedeli di Musumeci, cosa che ha causato la frattura tra la destra ed il centro dello schieramento.

Poteva aspettare il voto di domenica, dopo aver aspettato mesi, invece la nomina arriva alla vigilia delle votazioni. Il segnale è chiaro.

Quale sarà la reazione dei no-Nello a questo punto? Incasseranno in silenzio per non agitare la coalizione al voto, aspettando la prossima settimana per farsi sentire? O reagiranno immediatamente? Certo quello di Musumeci non è una scelta distensiva dei rapporti Interni alla sua maggioranza. Sembra che si prepari ad una guerra di resistenza alzando i ponti levatoi del Palazzo di Orleans. Poteva fare altre scelte? Probabile, ma forse lui ha già deciso per la candidatura solitaria, al di là della coalizione con cui ha vinto la scorsa volta, con chi ci sta. Forse ha intuito che dopo il voto i suoi oppositori interni avrebbero uscito un progetto o un nome alternativo, ed ha giocato in anticipo.

Di fatto alla politica regionale delle amministrative interessa relativamente. La partita del torneo scacchistico politico è costituita dalle regionali, e i casati politici stanno attrezzandosi per una battaglia dagli esiti non scontati.

Nel gioco degli scacchi la mossa dell’arrocco ha un pezzo avversario che può inficiarne gli effetti, scavalcando la difesa posta a protezione del Re. Si tratta del Cavallo che può dare scacco matto al Re intrappolato dalle sue difese ed impossibilitato ad aprire il gioco. Per un patito di cavalli sarebbe una nemesi.

Così è se vi pare.

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