In queste migliaia di secoli l’umanità si è evoluta, è più colta, è più longeva. Moltissimi uomini e donne hanno superato i cent’anni di vita. Da poco è morto un uomo che aveva centoquindici anni. La cultura si è diffusa e con essa i saperi.
Tuttavia l’essenza della persona umana non è cambiata: è fatta di qualità positive e negative. Spesso prevalgono queste ultime cosicché emergono i sentimenti di gelosia ed invidia.
Essi sono diversi dalla voglia di emulazione, cioè di competere con i migliori. Questo accade perché vi sono tanti mediocri, i quali sono insicuri al loro interno, non capiscono bene fatti e circostanze. L’accidia li sovrasta, per cui non sono spinti da una forza interiore positiva a fare di più e meglio, bensì respingono la voglia di essere positivi e poi danno alla sfortuna la colpa della loro incapacità.
I mediocri bisogna subito individuarli perché vanno presi con le pinze. Sono suscettibili e reagiscono in maniera negativa alle avversità anziché cercare di affrontarle in modo adeguato.
Non è una condanna del fato essere mediocri perché tutti gli esseri umani di qualunque genere sono dotati di normale intelligenza. Basterebbe usarla completamente e non parzialmente per uscire da quello stadio. Occorre volerlo.
Ecco che interviene quella qualità spesso assente nelle persone e cioè la volontà e con essa la capacità di fare sacrifici, di comprendere come sia necessario apprendere, imparare, conoscere e sapere.
Per questo bisogna leggere, leggere e leggere non solo la storia degli ultimi cinquanta secoli, ma anche la letteratura, la geografia, l’astronomia, la matematica, l’arte e tante altre discipline che ci danno un’idea, seppure parziale, di che cosa è il nostro mondo.
Man mano che si legge, però, si ha la sensazione di sapere sempre di meno perché più che apparire la luce, si scorge una grande oscurità, che con ogni mezzo ognuno di noi deve tentare di squarciare.
Vi è poi un’altra questione da non trascurare: la capacità di discernimento secondo la quale bisogna essere nelle condizioni di allacciare le informazioni che si assumono di qua e di là per formare la conoscenza.
È nota a tutti la differenza fra informazione e conoscenza: la prima può paragonarsi ad un punto, la seconda ad una linea.
Purtroppo, la meravigliosa innovazione di internet, che ha consentito di portare l’informazione in qualunque angolo del mondo (o quasi), ha fatto intendere agli internauti che mediante il loro feticcio (smartphone) conoscono tutto. Sbagliato.
Nel mondo di internet vi è una gran parte dello scibile umano. Si tratta di nozioni slegate, di guisa che, quando si schiaccia il tasto, compaiono attraverso righe che rispondono succintamente al quesito posto. E così l’internauta è soddisfatto.
Purtroppo, questa sensazione di soddisfazione è l’anticamera dell’ignoranza, perché una volta venuta a galla una certa informazione bisognerebbe che scattasse una serie di perché: perché essa è così composta; perché è nata; perché genera conseguenze; perché è così formulata e non in altra maniera; e via enumerando. Proprio la mancanza di capacità di interconnettere le informazioni genera ignoranza mista alla presunzione di sapere.
Nel giornalismo vi è la regola delle cinque W: Why, When, What, Where, Who. Ad essa si aggiunge l’ultimo interrogativo: How.
Ecco, chi assume un’informazione, oltre a porsi le domande sui perché, dovrebbe porsi le domande che abbiamo prima enumerato. Questo è un modo non solo per fare giornalismo, ma per capire eventi e circostanze della persona normale.
Quando si legge un libro di storia bisognerebbe avere la capacità di valutare quei fatti sotto tutti gli altri punti di vista, con l’obbiettivo finale, già indicato, che è quello di arrivare a prime conclusioni che abbiano una certa completezza ed anche una certa obbiettività.
Ecco due qualità che i mediocri non hanno: la completezza e l’obbiettività delle informazioni, mentre esse sono doti dei migliori, non in quanto più bravi, ma in quanto soggetti che hanno avuto la voglia di saperne di più, voglia che è in continuo progress fino a quando si è in buona salute o fino a quando si muore di botto (la bella morte).
