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Le primarie siciliane. Cronaca di un divorzio annunciato

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Le primarie siciliane. Cronaca di un divorzio annunciato

Giovanni Pizzo  |
martedì 12 Luglio 2022

Queste primarie si stanno muovendo in maniera lenta e poco partecipata, considerando il fatto che le hanno tirate per le lunghe portandole in zona rossa per il caldo

C’è stato domenica il primo confronto pubblico tra i candidati/e del campo, largo ma non troppo, del centrosinistra. I candidati sono tre Caterina Chinnici del PD, Barbara Floridia, scelta in zona Cesarini dopo aver cancellato, causa un ormai fantomatico principio originario sul terzo mandato, il leader locale Cancelleri, terzo ma non ultimo il ricandidato Claudio Fava.

Queste primarie si stanno muovendo in maniera lenta e poco partecipata, considerando il fatto che le hanno tirate per le lunghe portandole in zona rossa per il caldo. Difficile sarà vedere file di anziani elettori di sinistra ai gazebo sotto un sole che rischia di mandarne qualcuno in ospedale. Il PD ha tenacemente voluto i gazebo in alternativa al voto online, preferito dai 5Stelle, per l’idea di partecipazione democratica e di aggregazione, o per l’età abbastanza avanzata dei propri elettori.

La Sicilia, che trent’anni fa era una regione abbastanza giovane, ora è un’isola di vecchi e per vecchi. Vecchie sono le classi dirigenti e vecchie quelle burocratiche. Vecchie anche le idee presentate, trasparenza, anticorruzione e antimafia. Lo stesso dibattito poteva riscontrarsi vent’anni fa. Nulla cambia e pertanto nemmeno le parole d’ordine.

Ma la cosa che sorprende di più è che queste elezioni siciliane sono l’anteprima di quelle nazionali. E mentre il quadro delle dichiarazioni dei rispettivi partiti nazionali del centrosinistra vanno verso uno scioglimento dei rapporti, a causa del governo Draghi ma non solo, PD e pentastellati qui in Sicilia fingono unità di intenti e di posizioni. Ovviamente se non si pongono temi ineludibili, come rifiuti o infrastrutture, o riforme istituzionali, perché in quel caso le divisioni sono state e sono evidenti. Sembra che in questo caso tenga la colla del potere, quella che è sempre stata additata al centrodestra.

Il quale gioca di Melina in un tiki taka che ricorda una Cantera, anch’essa anziana, dei blugrana del Barcellona. Una serie di passaggi di lato continui, non si sa se per stancare gli avversari o i propri accoliti. C’è carenza di idee e di sintesi anche a destra. L’idea più forte uscita fuori è più etnica, basta con i catanesi, soprattutto se littori, che politica. Le altre, quelle che promanano dalla giunta, invece parlano di un’isola in cui tutto va bene, se c’è qualche veniale mancanza è sempre addebitabile al passato, e non c’è motivo di cambiare.

In mezzo ci sono i siciliani che sempre meno, considerando lo spettacolo, si vogliono recare alle urne, intravedendone l’inutilità. Chi ha già deciso di non partecipare, non votare e nemmeno parlarne sono le migliaia di giovani che ogni anno emigrano costituendo sempre di più la parte più formata ed evoluta senza un ritorno sul territorio natìo.

Così è se vi pare.

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