Ha una scaletta serrata il giorno dell’incardinamento della legge di stabilità regionale a Sala d’Ercole. Prima il vertice di maggioranza a Palazzo d’Orleans, dove il governo si è confrontato con la coalizione di centrodestra in vista della corposa Manovra finanziaria esitata per l’Aula il 4 dicembre con 134 articoli. Appena 106 norme in più rispetto al testo originale esitato dal governo. Poi la breve seduta tecnica a Sala d’Ercole, dove è stato incardinato il disegno di legge di stabilità già prima di pranzo. Infine, nel pomeriggio, la giunta a Palazzo d’Orleans. Lunghe discussioni con il vertice, previsione di lunghe discussioni in Aula quando si apriranno i lavori sulla finanziaria.
Legge di stabilità regionale, rinviato termine per emendare la finanziaria
Il testo è stato trasmesso questa mattina, poco prima alla deputazione regionale, e Partito Democratico e Movimento 5 Stelle, per voce del capogruppo Michele Catanzaro e della vice capogruppo Roberta Schillaci, hanno subito chiesto maggior tempo per esaminare la finanziaria. Il termine ultimo per presentare emendamenti d’Aula è stato quindi concordato dal presidente vicario Nuccio Di Paola, di concerto con gli uffici, alle 12 di venerdì invece che alle 18 di giovedì.
I gruppi di opposizione avevano abbandonato l’aula di Commissione Bilancio l’ultima sera di lavori, affermando che la maggioranza stava “stravolgendo” il testo. Servirà più tempo per esaminarlo ed emendarlo, ma nel frattempo già oggi si darà il via alla discussione generale. Si corre sul filo dei giorni all’Ars, e anche sul filo dell’intesa. La finanziaria ha infine raccolto tutte le integrazioni emendative dei gruppi di maggioranza – e non solo – in un unico lungo articolato, senza maxi emendamento.
Verso la legge di stabilità regionale, frizioni tra gruppi parlamentari
Al vertice di maggioranza non erano presenti la Democrazia Cristiana e Sud chiama Nord. Entrambi i gruppi parlamentari però hanno dato sostanzioso contributo alla manovra, e qualcosa sembra già rischiare il vaglio del voto segreto. Uno scambio pungente tra Cateno De Luca e Fratelli d’Italia paventa possibili affossamenti di norme la cui paternità è di Sud chiama Nord. Altre frizioni potrebbero riguardare articoli cari a Lega e Dc, con altri voti segreti all’orizzonte.
Il rischio di franchi tiratori pronti a colpire è concreto, tanto quanto l’ipotesi di approvare una manovra finanziaria base per rispettare i tempi e scampare l’esercizio provvisorio e stralciare una buona parte del testo. Anche in diversi disegni di legge da riproporre nel primo trimestre del prossimo anno. A Sala d’Ercole intanto hanno avuto inizio i primi cenni di tensione. Ismaele La Vardera ha affermato che data una prima occhiata al testo appena ricevuto, ha “intravisto già dalle 12 alle 16 marchette sul territorio”. Pd e M5s che hanno bisogno di tempo per gli emendamenti visto il testo “stravolto”. Cateno De Luca si concedeva uno scambio a distanza con Pino Galluzzo di Fratelli d’Italia su Sud chiama Nord, emendamenti, “affidabilità”.
Giunta vara nuove regole per i manager della Sanità. Schifani: “Massima trasparenza”
Parallelamente al rumoreggiare di Palazzo dei Normanni, da Palazzo d’Orleans la giunta varava le nuove procedure per la selezione dei manager nella sanità pubblica – fatta eccezione per quelli dei Policlinici universitari – già approvate al mattino nel corso del vertice. La nuova commissione sarà nominata dal presidente della Regione Siciliana, e sarà costituita da tre esperti: uno designato da Agenas (l’agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali), uno dalla Conferenza dei rettori delle Università italiane e uno nominato dallo stesso presidente Renato Schifani.
“È un sistema innovativo che garantirà la scelta dei candidati migliori rispetto al ruolo che andranno a ricoprire, all’insegna della massima trasparenza e competenza”. Così il presidente Schifani dopo la giunta. “Sono condizioni imprescindibili che perseguiamo per una sanità sempre più efficiente, a garanzia del diritto alla salute dei siciliani”, prosegue Schifani ricordando di avere già “annunciato in Parlamento l’approvazione di questo provvedimento e il mio governo si è dimostrato ancora una volta coerente e tempestivo”. Una nuova svolta, dopo la clausola sul decadimento se non raggiunti gli obiettivi, con adesso per i dirigenti la responsabilità “trasparente” di attuare quella che Schifani definisce “la nuova strategia che il mio governo sta definendo per imprimere una svolta al sistema”.
Una promessa di impegno e rigore nella valutazione di selezione dei candidati, che dovrebbe produrre manager qualificati e competenti che navighino il governo regionale lontano dalle acque paludose in cui il sistema sanitario e regionale, con le lunghe mani politiche che lo hanno permeato al fine di trarre ancor più torbidi interessi, era stato arenato. Adesso, oltre la procedura già in vigore per norma nazionale, verrà costituito una sorta di albo regionale dal quale il nuovo organismo istituito oggi selezionerà, per ogni singola azienda, una terna di candidati tra quanti avranno risposto alla manifestazione di interesse alla nomina a manager.
I candidati potranno essere anche chiamati a un colloquio per accertarne le caratteristiche professionali. Da quella terna, l’assessore alla Salute sceglierà il nome da proporre infime alla giunta per la designazione definitiva a capo delle Asp o degli ospedali. Ogni candidato potrà essere inserito in più di una terna; sia le rose di idonei che le terne avranno validità per un triennio. E parlando di candidati, nel medesimo intenso giorno è stato bocciato dall’opposizione – Pd e M5s – in commissione il nome di un candidato alla guida di una azienda sanitaria. “Con la mano destra il presidente Schifani annuncia riforme sul metodo di nomina dei manager della Sanità, intanto – afferma il gruppo Pd all’Ars – con la mano sinistra fa passare in prima commissione all’Ars il nome di Giorgio Santonocito al Policlinico di Catania”.
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