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Liberalizzazione brevetti, io dico sì

redazione

Liberalizzazione brevetti, io dico sì

venerdì 14 Maggio 2021

Favorevole alla liberalizzazione dei brevetti dei vaccini

Sono favorevole alla liberalizzazione dei brevetti dei vaccini per combattere il coronavirus allo scopo di accelerarne la produzione, coinvolgendo così anche le aziende farmaceutiche che non lo hanno ideato e sviluppato.

Mi rendo conto che questo è un tema complesso, perché la rimozione dei vincoli sulla proprietà intellettuale dei vaccini pone in essere una serie di conflittualità e problematicità, ma non dobbiamo dimenticare che stiamo affrontando una sfida globale contro questo virus.

Non possiamo, infatti, vincere questa battaglia se non siamo uniti e non possiamo pensare di raggiungere una immunità significativa, se non vengono coinvolti tutti i Paesi esteri.

Basti pensare a nazioni come Brasile, India e Africa, dove le vaccinazioni non sono ancora iniziate su larga scala. Se non viene predisposto al più presto un corposo piano vaccinale anche in questi Paesi, il pericolo di insorgenza di nuove varianti è sempre altissimo. Così facendo, c’è un alto rischio di non avere una adeguata copertura immunitaria dai vaccini che stiamo facendo attualmente, con la conseguenza di far naufragare il nostro piano vaccinale.

E’ chiaro che questa è una sfida che bisogna vincere e bisogna predisporre tutte le misure possibili per non creare disparità, arrivando a tutti.

Se da una parte le aziende farmaceutiche possono continuare a venderlo negli Stati che “possono permetterselo”, nei Paesi svantaggiati è assolutamente necessario liberalizzare i brevetti e bisogna farlo anche in fretta.
Dallo scorso mese di ottobre, ben 60 Paesi hanno, infatti, chiesto alla WTO (Organizzazione mondiale del commercio) la liberalizzazione di questo brevetto, ma ancora non si è arrivati a una decisione.

Proprio in questi giorni, la direttrice generale di questo organismo, Ngozi Okonjo-Iweala che si trovata in visita ufficiale a Roma, ha confermato che questo è un argomento molto dibattuto ed è in corso un complesso negoziato fra i 164 Stati membri per arrivare alla sospensione dei brevetti dei vaccini anti-Covid19.

Non solo sospensione della proprietà intellettuale però. Un altro tassello fondamentale da considerare è la rimozione del blocco alle esportazioni.

Qualche giorno fa Ursula Von der Leyen, Presidente della Commissione Ue, ha affermato che “l’Unione Europea è la farmacia del mondo e aperta al mondo”, sottolineando, inoltre, che su 400 milioni di dosi prodotte, ne sono state esportate 200 milioni (il 50% della produzione totale). Anche gli altri Paesi fuori dall’UE, Stati Uniti in primis, dovrebbero fare così. Gli USA hanno, infatti, esportato solo il 5% a Canada e Messico.

Serve maggiore condivisione dei sieri e si può arrivare a questo risultato attraverso lo sblocco dell’export che consentirà, quindi, una distribuzione globale più equa.
Non possiamo più perdere tempo.

Maria Laura Paxia

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