Libri, “L’illazione” che distrusse l'antidivo Lelio Luttazzi - QdS

Libri, “L’illazione” che distrusse l’antidivo Lelio Luttazzi

Giuseppe Lazzaro Danzuso

Libri, “L’illazione” che distrusse l’antidivo Lelio Luttazzi

martedì 18 Febbraio 2020

Il volume del magistrato catanese Santino Mirabella dedicato allo show man che per più generazioni fu una sorta di Monumento, un Patrimonio dell’Umanità distrutto da un inspiegabile terremoto

Il termine illazione, sui dizionari, viene definito come la conseguenza di una o più premesse che potrebbero anche rivelarsi false, facendo giungere a una supposizione arbitraria.

“L’illazione” si intitola il libro scritto da Santino Mirabella ed
edito da Dario Flaccovio che ha come sottotitolo “Una vita vissuta in swing”
perché è dedicato a Lelio Luttazzi, definito dall’autore “il Michelangelo della
canzone elegante travestita da motivetto accattivante”.

“L’illazione” si intitolava anche il film diretto nel 1972 proprio da Luttazzi per cercare di esorcizzare l’errore giudiziario che gli aveva rovinato la vita. E il fatto che a indagare sulle conseguenze di quell’episodio sia un magistrato come Mirabella, rappresenta un ulteriore motivo d’interesse di questo volume, che è comunque, un atto d’amore nei confronti di un mito di almeno due generazioni di Italiani che amarono Luttazzi e la sua Hit Parade.

Il “giovanotto
matto” della Trieste italo-americana

Nel libro viene riportato un giudizio su Luttazzi, antidivo per eccellenza, di quel mito della musica che è Mina: “Lelio, imperatore dell’understatement,
si schermiva se gli si diceva che era bravo, che le sue canzoni erano
formidabili, che aveva uno swing pazzesco, che aveva un garbo, una classe, che
in giro non c’erano. Né si sono mai più visti dopo”.

La sua vita era stata fin dall’inizio un romanzo malinconico: a tre anni rimase orfano di padre e la madre, Sidonia, da Palombara Sabina era tornata a fare la maestra a Prosecco, a pochi chilometri da Trieste, dove il piccolo Lelio imparò a suonare il pianoforte dal parroco.  A tredici anni scoprì Louis Armstrong e si innamorò della  musica “negra” bandita dal fascismo. E forse per questo Lelio divenne antifascista e a vent’anni, con l’Italia ancora in guerra, suonò a Trieste per le truppe americane con i suoi “I Gatti Selvatici”. Ospite d’onore era Ernesto Bonino, che, colpito dallo swing di Lelio, gli chiese di scrivere una canzone per lui. Nacque “Il giovanotto matto”, che l’anno dopo fruttò a Luttazzi un assegno dalla Siae per l’astronomica somma di trecentocinquantamila lire.

Milano, la Cgd,
la Rai, radio e tv

Quattro anni dopo, quando ancora gli americani non avevano
lasciato Trieste (se ne andranno nel 1954), Luttazzi si trasferì a Milano con Teddy
Reno, fondando quella Cgd che lanciò in Italia Cole Porter e George Gershwin,
la catanese Jula De Palma e Johnny Dorelli.

A Milano, nel 1950, cominciò a collaborare con la Rai e quattro
anni dopo si trasferì a Roma, cominciando a firmare indimenticabili canzoni
come “Vecchia America”, “Una zebra a pois”, “Canto (anche se sono stonato)”, “Sono
tanto pigro”.

Compose colonne sonore e recitò in importanti film.  In tv lavorò con Mina, con le gemelle Kessler,
con una giovanissima Raffaella Carrà. E contribuì a costruire una televisione
di livello internazionale, per esempio duettando con Lionel Hampton.

La grande
popolarità

Diventò popolarissimo con “La biblioteca di Studio Uno” accanto al
Quartetto Cetra ed era amato dai giovani dal gennaio del 1967, quando aveva
debuttato la sua classifica radiofonica dei dischi più ascoltati, “Hit parade”.
Sembrava poter fare tutto: a “Doppia coppia” riuscì persino a far cantare in
triestino Silvie Vartan.

L’illazione che
fece crollare tutto

Nel marzo del 1970, Walter Chiari chiamò per motivi di lavoro
Luttazzi e gli chiese anche di riferire un messaggio a uno sconosciuto, uno
spacciatore. Due mesi dopo il musicista, del tutto incolpevole, venne condotto a
Regina Coeli. Sulla base di un’illazione.

“Tutto vago – scrive Mirabella nel libro – e tremendamente
kafkiano. Nessuna possibilità di comunicare con l’esterno… Nessuna
comunicazione con l’avvocato, situazione assurda ai giorni nostri… Così come
con Enzo Tortora, le topiche della giustizia … comportano, purtroppo sempre
sulla pelle di qualcuno, uno scatto necessario verso una civilizzazione sempre
in itinere”.

Nei ventisette giorni trascorsi in cella, Lelio Luttazzi si difese
dalla follia scrivendo il romanzo “Operazione Montecristo”, che avrebbe
ispirato ad Alberto Sordi il film “Detenuto in attesa di giudizio”. Poi,
finalmente, la sua posizione fu stralciata e Luttazzi venne di fatto prosciolto,
senza rinvio a giudizio.

Ma il danno era fatto: il sistema di quel che oggi chiamiamo “gogna
mediatica” lo aveva distrutto e ancor oggi moltissime persone sono convinte che
Luttazzi fosse colpevole.

Per questo, nel 1972, decise di girare il film “L’illazione”,
sperando che potesse essere mandato in onda dalla Rai, riaprendo il dibattito
sulla sua situazione. Ma la Rai rifiutò.

Soltanto un anno dopo la sua morte, nel 2011, Rai 5 restaurò e
mandò in onda la pellicola, oggi disponibile su Youtube.

Un libro nato
dalle testimonianze e dalla sincerità

Quanto qui anticipato de “L’illazione” di Santino Mirabella è
soltanto una piccola parte di questo volume che nasce dalla sincerità
dell’autore e da tante testimonianze. A cominciare da quella di Rossana
Luttazzi, la persona che, secondo Pippo Baudo, salvò la vita al musicista,
dello stesso Baudo, di Italo Cucci, Luca Madonia, e poi di Camilla Baresani, Rosanna
Casale, Maurizio Costanzo, Christian De Sica, Piera Detassis, Lorenzo Hengèller,
Massimo Moriconi, Giovanni Nuti, Dario Salvatori, Lina Wertmüller, Roberto
Vecchioni e Walter Veltroni. E da ciascuna delle testimonianze traspare sempre
la ferita aperta della gogna mediatica.

Per questo, per molti, era stato commovente vederlo accompagnare
al pianoforte la cantante Arisa nel brano “Sincerità”, che avrebbe vinto nella
sezione “Nuove Proposte” a Sanremo.

L’8 luglio del 2010 Lelio Luttazzi morì.

Per due generazioni di italiani era stato una sorta di Monumento,
un Patrimonio dell’Umanità distrutto da un inspiegabile terremoto.

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta

Ediservice s.r.l. 95126 Catania - Via Principe Nicola, 22

P.IVA: 01153210875 - Cciaa Catania n. 01153210875


SERVIZIO ABBONAMENTI:
servizioabbonamenti@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/372217

DIREZIONE VENDITE - Pubblicità locale, regionale e nazionale:
direzionevendite@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/388268-095/383691 - Fax 095/7221147

AMMINISTRAZIONE, CLIENTI E FORNITORI
amministrazione@quotidianodisicilia.it
PEC: ediservicesrl@legalmail.it
Tel. 095/7222550- Fax 095/7374001
Change privacy settings
Quotidiano di Sicilia usufruisce dei contributi di cui al D.lgs n. 70/2017