L’insostenibile peso del Fisco italiano, nel 2018 il “carico” è salito al 59,1% - QdS

L’insostenibile peso del Fisco italiano, nel 2018 il “carico” è salito al 59,1%

Salvatore Forastieri

L’insostenibile peso del Fisco italiano, nel 2018 il “carico” è salito al 59,1%

martedì 03 Dicembre 2019

Rapporto “Paying Taxes 2020” (Banca Mondiale e PwC): l’Italia scende dal 116° al 128° posto. 238 le ore impiegate da un’impresa italiana per adempiere a tutti gli obblighi fiscali

ROMA – È stato pubblicato dalla Banca Mondiale, ente legato alle Nazioni Unite che ha lo scopo di combattere la povertà e organizzare aiuti e finanziamenti agli stati in difficoltà, e dalla Società PwC, leader nella consulenza che studia l’andamento economico delle imprese che fanno da traino all’economia del Paese, il rapporto denominato “Paying Taxes 2020”, uno studio che analizza, questa volta prendendo in esame l’annualità 2018, i costi sostenuti dalle imprese per i tributi, tenendo conto anche dei costi amministrativi legati ai diversi adempimenti fiscali.

È stata fatta, in pratica, una radiografia del fisco e della burocrazia, che pone purtroppo il nostro Paese al 128° posto nel mondo su 190 nazioni, scendendo nella classifica rispetto alla precedente rilevazione (2017) che poneva il nostro Paese al 116° posto. Vale la pena di sottolineare che il Mozambico è al 127 ° posto. La Libia ed il Myanmar subito dopo.

Secondo il rapporto, il carico complessivo dei tributi è aumentato, passando dal 53,1% all’attuale 59,1%. E ciò nonostante la riduzione Ires del 2017 e l’introduzione di ammortamenti più favorevoli ai contribuenti che acquistano beni strumentali.

È rimasto inalterato il numero delle ore, 238, utilizzate da ciascuna impresa italiana per adempiere correttamente ai diversi obblighi fiscali, tenendo presente, comunque, che il, dato medio europeo è di 161 ore.
è pari a 14 il numero dei versamenti che ciascuna impresa è tenuta ad eseguire ogni anno. La media europea è di quasi undici versamenti all’anno.

Unico dato positivo, è lo sviluppo della tecnologia (principalmente quella legata alla fatturazione elettronica), sia quella dell’Amministrazione finanziaria, sia quella dei contribuenti.

Sotto la lente di ingrandimento anche il tempo di esecuzione dei rimborsi Iva. Il tempo che occorre per chiedere il rimborso è di 42 ore. Quello di attesa del pagamento è di 62 settimane, quasi un anno e mezzo. La media europea è di 14 settimane.

Insomma, il panorama fiscale italiano non è certamente tra i migliori d’Europa e del mondo. Una situazione che certamente nuoce alla tax compliance che, non solo ad avviso di chi scrive, è l’unico strumento valido per diminuire la grossa evasione fiscale esistente.

Non c’è dubbio, infatti, che se per ottenere i rimborsi dallo Stato ci vogliono almeno due anni (questo è il tempo che si avvicina alla realtà), con un interesse che matura a favore del contribuente creditore pari al 2%, quando la percentuale di interesse a favore dell’Erario arriva fino al 4,50% in caso di dilazione delle somme dovute, la situazione per i contribuenti non sembra molto felice.

I dati risultanti da questo rapporto, pertanto, dovranno essere attentamente analizzati da chi ne ha la competenza, affinché alle promesse di semplificazione tributaria, fiducia e compliance seguano veramente i fatti.
Non si dimentichi che la confusione normativa, in ambito fiscale, e non solo, fa proliferare il contenzioso e, cosa più grave, costituisce il terreno fertile per irregolarità di ogni natura, ma principalmente per l’evasione tributaria che, nonostante tutte le norme “anti evasione” emanate negli ultimi anni, non pare sia destinata a diminuire.

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