L’inutile cultura mafiosa - QdS

L’inutile cultura mafiosa

Antonino Lo Re

L’inutile cultura mafiosa

Giovanni Pizzo  |
mercoledì 18 Settembre 2024

L’ultimo fatto eclatante di mafia nel trapanese, che ha coinciso con l’arresto di un noto politico e di alcuni fiancheggiatori, ha una chiave di lettura ineludibile: l’inutilità

L’ultimo fatto eclatante di mafia nel trapanese, che ha coinciso con l’arresto di un noto politico e di alcuni fiancheggiatori, ha una chiave di lettura ineludibile: l’inutilità. Ci si può fare arrestare per trenta voti, come I famosi trenta denari di Giuda? Oppure ci si può fare sospendere da Vice Presidente della Regione per le dispute di un farmacista di paese?

Da anni, sia per la repressione operata dallo Stato, sia per la perdita, soprattutto, del controllo della gestione apicale del traffico degli stupefacenti, passata ad altre mafie, la mafia siciliana ha perso manovalanza e quindi controllo del territorio. Continua a fare danni sul racket perché le attività commerciali sono focalizzabili e gestibili con una forza ridotta, ma certamente non può gestire migliaia di persone per indurle a votare un candidato rispetto ad un altro. Anche in considerazione dello scarso peso e prestigio, anche militare, degli attuali boss rispetto a quelli del passato. Gli attuali “reggenti” del brand Cosa Nostra trenta e passa anni fa erano considerati quanto il due di coppe con briscola a spade, da cui l’enorme crescita della delinquenza non organizzata, cosiddetta comune, ormai totalmente fuori controllo, soprattutto nelle città metropolitane siciliane.

Rasenta quindi l’assurdo che persone come i politici, alcuni di peso, non abbiano comprensione della realtà, e per quanto spregiudicati considerino il simulacro mafioso ancora in grado di dargli vantaggi competitivi. Ovviamente per l’indagine di Alcamo, terra del più aulico Ciullo d’Alcamo, siamo alle battute iniziali, e lungi da noi esprimere un giudizio di colpevolezza, ma l’intercettazione in cui il politico si riprometteva di scassare di bastonate il presunto mafioso che aveva portato pochi voti è esplicativa. Ai tempi di Riina o Provenzano questa frase non solo non l’avrebbe detta, ma neppure pensata. Tutto questo denota inadeguatezza ed insicurezza, oltre alla spregiudicatezza, nella capacità di operare in politica, per cui ci si rivolge alla mafia come simbologia di un potere che fu, come quando in deficit di denaro si tenta la fortuna al Lotto. Questo lo può fare il pensionato ludopatico, ma lo possono fare i gestori della vita pubblica?

Così è e se vi pare

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