"La colpa è di Conte e del suo Superbonus", ecco come il ministro Giorgetti spiega il deficit italiano illustrando il Nadef.
Giorgetti parla poco, ma quando lo fa è perifrastico. Illustrando il Nadef, premessa alla Finanziaria, davanti a una compiaciuta Giorgia Meloni, spiega il deficit al 5,3 con due frasi. La colpa è di Conte e del suo superbonus, se sforiamo i commissari capiranno. Sono politici.
Il tetto del deficit, ai sensi dei parametri Europei dopo la pandemia era stato sancito, Italia compresa, di farlo tornare verso la soglia del 3%, al 3,7 precisamente. L’Italia si sa, disconosce sempre quello che ha pattuito il Governo precedente, come se la ragione sociale della ditta fosse diversa. Tutto questo dopo la polemica con Gentiloni, commissario europeo accusato di non fare l’italiano.
L’aspettativa di Giorgetti si fonda su un semplice criterio, non oggettivo ma soggettivo. I commissari non sono dei tecnici, pure loro sono politici, e quindi devono capire che gli impegni non sempre si devono o possono rispettare. Fa parte della politica non rispettare gli impegni, altrimenti sarebbe una scienza esatta. È come se dicesse che una moglie si impegna con il marito a essere fedele, ma è inevitabile che un paio di corna ci scappino, sparecchiava ed è successo, come nel film “Amici miei”. Il criterio Giorgetti, simpaticissimo varesotto bocconiano che unico in Italia tifa Southampton, in fondo è di stampo millenario.
Anche Dante riteneva inaffidabili, sul piano della veridicità, i politici del tempo. È dal tempo di Roma imperiale che non rispettiamo più l’onore di Roma. Il teorema Giorgetti si fonda su un presupposto. Tanto a parte qualche strillo non ci possono fare nulla. Mandare la Troika non possono farlo, la tempesta che si generebbe sui mercati sarebbe 10 volte la Grecia, e le economie europee in recessione verrebbero schiantate. E poi ci sarà il compromesso, sempre scongiurato di facciata dal titolare del MEF, ci accolliamo il Mes. Anche perché un po’ di soldi senza vincoli di rendicontazione, ma solo di parametri di restituzione, ci servono come il pane, che oggi è più necessario delle pesche. D’altra parte senza quel deficit la maggioranza, soprattutto il sostegno atlantico, va in default, e anche questo è continentalmente pericoloso, con il nemico alle porte. L’Italia tira la corda, anche se non troppo, se ascoltavano Salvini il deficit sarebbe al 7%, fa capire Giorgetti, quindi cari commissari in scadenza accontentatevi, siate almeno gentili se non Gentiloni.
Così è se vi pare.