Lo Statista di frontiera - QdS

Lo Statista di frontiera

Antonino Lo Re

Lo Statista di frontiera

Giovanni Pizzo  |
giovedì 01 Giugno 2023

Siamo a quattro Comuni. Cateno De Luca da Fiumedinisi, il comune da cui è partito e che per primo ha amministrato, ora è arrivato ad una delle rocche predilette della Magna Grecia, Taormina

Siamo a quattro Comuni. Cateno De Luca da Fiumedinisi, il comune da cui è partito e che per primo ha amministrato, ora è arrivato ad una delle rocche predilette della Magna Grecia, Taormina. È lui il protagonista di White Lotus, e su di lui tra qualche anno sarà incentrata una serie Netflix, probabilmente un format alla Trump sugli impiegati fannulloni licenziati, e soprattutto il nuovo programma di Maria De Filippi, “C’è suite per te”.

Lui punta molto sulla sua natura istrionesca e folcloristica, con lacrime autentiche davanti a Santi Patroni, smutandamenti istituzionali, suonate di clarinetto come fosse Renzo Arbore e l’orchestra italiana, auto con il megafono a caccia di trasgressori delle sue ordinanze sindacali. Ma questa è l’immagine popolare, che gli serve per il rapporto con la gente, in cui lui è autentico e questo viene riconosciuto da schiere di fan e elettori.

Ma, come si dice in siciliano, non ve “l’ammuccate”. Poi c’è l’altro Cateno, come un Giano Bifronte, il figlio di umili contadini, che rimboccandosi le maniche ha studiato. Appena entrato all’università è andato a bottega da uno dei migliori studi professionali di diritto amministrativo, dove ha imparato tutto su delibere, impugnative, atti, ricorsi, determine, e via discorrendo. Non c’è politico nell’isola con la sua cultura amministrativa, e i funzionari faticano a metterlo in difficoltà tecnicamente. È lui che insegna a loro. E poi sa fare di conto, parecchio bene. Nessuno conosce i bilanci pubblici come lui, la bestia nera di qualunque presidente di Commissione Bilancio dell’assemblea regionale. E non conosce solo i conti pubblici, ma anche quelli privati, avendo fondato un formidabile patronato a livello nazionale con centinaia di sedi.

Tutto questo a soli cinquant’anni, una carriera fulminante vissuta al massimo come prediceva Vasco. Non è Presidente di Regione solo perché in questo turno non si è voluto alleare con nessuno. Intanto si è fatto le nazionali da solo, ed in Parlamento ci è entrato. Nella Provincia di Messina ha desertificato la politica, dove arriva lui gli altri spariscono.

Ha una visione personale dell’isola, di liberazione di lacci, lacciuoli, cacicchi, rendite di posizione, comitati d’affari, privilegi inconsulti, ed in questo grande parte della popolazione siciliana si riconosce. È più grillino dei grillini, ma anche più democristiano di Di Maio. Ti parla in “missinise”, ma fa eloqui in un ottimo e forbito italiano. È un uomo che vive sempre sull’orlo del burrone di un isola che è un precipizio di coscienze. La allocuzione adatta che gli si attaglia è statista di frontiera. Perché la Sicilia lo è.

Così è se vi pare.

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